Giandavide De Pau e i video delle cinesi uccise: «Non voglio sentire le grida», durante l'interrogatorio si copre le orecchie

Non ha voluto risentire le urla strazianti delle due cinesi, che lui stesso ha registrato con il cellulare mentre le uccideva

Giandavide De Pau e i video delle cinesi uccise: «Non voglio sentire le grida», durante l'interrogatorio si copre le orecchie
di Valeria Di Corrado e Valentina Errante
Giovedì 24 Novembre 2022, 06:27 - Ultimo agg. 25 Novembre, 10:56
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Non ha voluto risentire le urla strazianti delle due cinesi, che lui stesso ha registrato con il cellulare mentre le uccideva. Giandavide De Pau si è coperto le orecchie ieri, durante l'interrogatorio di garanzia nel carcere romano di Regina Coeli, mentre il pubblico ministero Antonella Pandolfi gli faceva ascoltare l'audio registrato dal suo telefonino, lasciato sul primo luogo del delitto: l'appartamento di via Riboty, nel quartiere Prati. La prova regina che rende granitico il quadro accusatorio della Procura capitolina, guidata da Francesco Lo Voi.

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CAPACE DI INTENDERE E VOLERE
Per il giudice delle indagini preliminari Mara Mattioli il 51enne romano era capace di intendere e di volere nel momento in cui ha commesso i tre omicidi.

Anche se fosse vero quanto da lui dichiarato, ossia che si trovava sotto effetto di un mix di sostanze stupefacenti, alcoliche e farmaci antipsicotici, «emerge la piena capacità dell'indagato di riorganizzarsi subito dopo il primo duplice omicidio - spiega il gip nell'ordinanza con cui ha disposto per De Pau la custodia cautelare in carcere - premurandosi di uscire dall'appartamento di via Riboty con le mani in tasca e travisato, prendendo poi la macchina e recandosi in via Durazzo (a circa 700 metri di distanza, ndr). Dopo avere commesso anche il terzo omicidio, ha fatto perdere le sue tracce. Infatti, anziché tornare a casa, si è rifugiato a casa di altre prostitute organizzandosi per sottrarsi alle indagini e darsi alla fuga. Tutto ciò, contrariamente a quanto sostenuto circa il suo stato di confusione e di non ricordare nulla, fa presumere che fosse pienamente consapevole» di quanto avesse fatto.

 


UCCISE DURANTE I RAPPORTI
«La estrema gravità dei fatti commessi in un brevissimo arco temporale ai danni di tre donne durante la consumazione di rapporti sessuali, la particolare efferatezza e brutalità dei tre omicidi, due dei quali addirittura ripresi in diretta dall'indagato, unitamente - precisa al gip - ai precedenti da cui lo stesso è gravato, appaiono sintomatici di una personalità particolarmente violenta, aggressiva e priva di freni inibitori e inducono a ritenere elevatissimo, attuale e concreto il pericolo di reiterazione di reati della medesima specie».


«HA NASCOSTO L'ARMA»
Secondo il giudice sussiste sia il pericolo di inquinamento probatorio, considerato che De Pau ha «già occultato l'arma con la quale ha ucciso le vittime», sia il «concreto pericolo di fuga», considerato che l'ex autista del boss Michele Senese aveva chiesto a una escort cubana, Carvajal Rodriguez, di «aiutarlo a prendere il suo passaporto perché voleva andare via». A quest'ultima aveva chiesto anche un posto dove poter dormire, perché «non poteva andare in albergo e mostrare i documenti». Per essere più convincente, l'aveva minacciata dicendole: «Sono uno molto cattivo, ho ucciso molte persone». Ora, infatti, la Procura di Roma, su input della Squadra mobile, ha deciso di riaprire un vecchio delitto irrisolto: si tratta dell'omicidio di una prostituta nigeriana trovata distesa in un anfratto sull'Aurelia il 9 ottobre 2012 con la gola squarciata e il corpo massacrato da 7 coltellate. L'assassino l'ha colpita al petto, alla gola e alle spalle: negli stessi punti delle tre escort uccise il 17 novembre scorso. Accanto al cadavere era stata ritrovata la borsetta con dentro i soldi, quindi gli investigatori della Mobile avevano escluso si trattasse di una rapina.

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