Appio, presa la serial killer dei gatti: viveva tra rifiuti e carcasse di animali

Appio, presa la serial killer dei gatti: viveva tra rifiuti e carcasse di animali
di Elena Panarella
Domenica 18 Giugno 2017, 09:39 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 12:09
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Viveva nella spazzatura e con lei, in condizioni igieniche disastrose, abitavano anche alcuni gatti. O almeno, così hanno raccontato i vicini, anche se parecchi felini giacevano già morti tra i cumuli di rifiuti. L'orrore è stato scoperto in via Lavinio, tra via Appia e San Giovanni. «Una situazione di barbonismo domestico, accumulo seriale di cose fra cui malcapitati animali», hanno raccontato alcuni operatori intervenuti nell'abitazione. È così che viveva una donna di 57 anni: dal 2002 i vicini segnalavano e lamentavano odori nauseabondi e tentativi di incendio, mentre volontari animalisti richiedevano l'intervento istituzionale per salvare i gatti imprigionati nell'abitazione.

LE DENUNCE
Alcuni mici, nel tempo, hanno tentato la sorte lanciandosi dalla finestra e parte di essi è stata raccolta e salvata, mentre gli altri, con ogni probabilità numerosissimi, sono andati incontro a una sorte terribile. Grazie all'intervento di Antonio Colonna, esperto di tutela degli animali che ha risposto alle annose segnalazioni del regista e drammaturgo Luca De Bei e della volontaria Veronica Innominati, si è arrivati a tre accessi delegati dalla Procura della Repubblica di Roma che hanno permesso di rimuovere 16 tonnellate di rifiuti e salvare tre gatti ancora in vita, rinvenendo poi fra i cumuli di immondizia i corpi di altri quattro felini subito consegnati all'Istituto Zooprofilattico del Lazio, per accertare se le cause della morte dipendano da inedia e mancanza di acqua o da atti violenti.

L'INTERVENTO
«L'appartamento, dove sembra che nessun assistente sociale avesse mai messo piede - dice Colonna (dell'Ente Italiano per la Tutela degli Animali), che nell'operazione ha coordinato le guardie zoofile di Fare Ambiente con funzioni di polizia giudiziaria - ci si è presentato come una vera e propria bomba sanitaria, stracolmo di rifiuti, feci, insetti infestanti, oltre alle carcasse dei gatti». «Il reato di maltrattamento e uccisione di animali è penale, e in questo contesto si configura oltretutto come spia di un disagio pericoloso e verosimilmente sottovalutato dalle istituzioni competenti - prosegue Colonna - E' ora necessario accertare le responsabilità. Per parte nostra seguiremo il caso finché non si siano assunti provvedimenti in grado di impedire in via definitiva che la situazione si ripeta». La donna intanto è rientrata nel proprio appartamento, il cui sgombero è stato reso possibile anche grazie all'intervento dell'avvocato del condominio, il quale ne ha anticipato le spese. «I cittadini non possono sostituirsi alle istituzioni - aggiunge l'esperto - e ci auguriamo che il VII Municipio provveda prontamente a rimborsarlo».

L'ESASPERAZIONE
Più cittadini segnalavano dal 2007 una situazione che solo l'accesso all'appartamento ha rivelato in tutto il suo orrore, ma fino adesso ne erano scaturiti una quarantina di sopralluoghi, due ordinanze di sgombero e nessun risultato concreto. «I fatti purtroppo hanno dimostrato che avevamo ragione», commenta Luca De Bei. «Chiediamo dunque che si agisca immediatamente e con competenza per aiutare questa persona gravemente malata e per scongiurare qualsiasi ulteriore violenza su animali o persone».

elena.panarella@ilmessaggero.it

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