Diabolik ucciso per 50 milioni di euro: «Crediti di droga con i killer»

Diabolik ucciso per 50 milioni di euro: «Crediti di droga con i killer»
di Michela Allegri
Martedì 4 Febbraio 2020, 08:36 - Ultimo agg. 19:24
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«Una società del crimine», organizzata nei dettagli, con una struttura precisa e due boss del narcotraffico ai vertici: Fabrizio Fabietti e il socio Fabrizio Piscitelli. Così il Tribunale del Riesame ha definito la holding della droga che importava quintali di hashish e cocaina al Sud America, bocciando le richieste di 7 dei 51 indagati in carcere dallo scorso novembre che chiedevano l'annullamento dell'ordinanza cautelare.

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Un'organizzazione capillare, con una «capacità operativa» che non viene scalfita nemmeno dalle indagini e con un giro di affari da 120 milioni di euro. E, soprattutto, con crediti per 50 milioni, riscossi con metodi violenti da una batteria di picchiatori «spregiudicati», che incontrano Fabietti a casa sua - quartier generale della banda - mentre lui è ai domiciliari, dimostrando «spregio verso la legge e l'autorità». Fabietti, Diabolik e i loro soci, si legge nelle motivazioni del Riesame, erano «impermeabili ai moniti della legge», per loro «le norme sono da considerare al pari di orpelli inutili e fastidiosi».

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I MESSAGGI CRIPTATI
Le forniture dovevano essere pagate, perché la squadra della morte assoldata dall'organizzazione era pronta a intervenire chi non saldasse i debiti. Ed è seguendo quei conti sospesi che gli inquirenti potrebbero presto arrivare ai mandanti dell'omicidio di Piscitelli, più noto come Diabolik, capo ultrà della Lazio freddato lo scorso agosto al parco degli Acquedotti con un colpo di pistola alla testa.

Dagli atti depositati dalla pm Nadia Plastina, emergono altri dettagli sugli affari dell'organizzazione, che riforniva tutti i quartieri, da Roma Nord a Ostia. Centrale il ruolo di Alessandro Telich, genio informatico che gestiva la comunicazione del gruppo e che era riuscito a rendere impossibili le intercettazioni, grazie a un'app criptata che consentiva di cancellare tutti i messaggi da remoto in caso di arrivo della polizia. Le parole del Riesame sono pesanti: ha agito con «spregiudicatezza e professionalità», anche quando, nel 2013, ha aiutato Diabolik nel suo periodo di latitanza.

Cinquanta milioni, appunto. A tanto, secondo alcuni affiliati dell'organizzazione, ammontavano i crediti da riscuotere. Partite di droga consegnate e non pagate. Soldi che dovevano essere recuperati a tutti i costi e con ogni strumento. Per questo era stata incaricata una squadra del terrore, che si presentava da chi non avesse saldato nei tempi previsti. Quella dei soldi è la pista che gli inquirenti seguono per identificare i mandanti dell'omicidio. Mentre dei killer è già stato individuato il profilo. Ad aprile 2018 Fabietti e Piscitelli parlano della squadra di picchiatori, composta da Andrea Ben Maatoug e Kevin Di Napoli, dei crediti da recuperare, con «scosse elettriche» e botte. È quello che i giudici del Riesame definiscono «un manifesto programmatico delle intenzioni violente dell'organizzazione, da utilizzare nella generalità dei casi per la riscossione».

Le intercettazioni forniscono i dettagli: «Oh - dice Fabietti - gli ho preparato una macchina, li massacriamo tutti. Sono quattro persone che vanno in giro da tutti». E ancora: «So' 37, questi mo li sterminano tutti, con la scossa elettrica sdraiano la gente». Ad aprile della squadra di picchiatori faceva parte anche Leandro Bennato, gambizzato a Boccea lo scorso novembre. Un delitto che, secondo chi indaga, è collegato all'omicidio del Diablo.

LE APP
È il 23 maggio 2018, quando una microspia nell'appartamento di Fabietti, all'epoca ai domiciliari, capta Piscitelli, Telich e un altro soggetto mentre organizzano uno scambio di droga. Piscitelli chiede a Telich come gestire le comunicazioni e come garantire il contatto costante con alcuni corrieri nel corso di un viaggio in mare: «Allora che facciamo con questi telefoni? Mi deve partire la gente, io non posso rischiare così.
Fabio deve partire, se poi mi si stacca, dove vado a sbattere la testa? Se vanno in Marocco, se vanno in Francia, se vanno a coso, giustamente io per primo voglio essere sicuro di non perderli».

E Telich: «Quello che ti va per mare, fallo stare con me un'ora e intanto gli spiego come funziona tutto quanto e gli faccio fare un'ora di applicazione».

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