Jan, a 99 anni guarito dal Gemelli: «I medici erano molto pessimisti, ma ce l’ho fatta»

Jan, a 99 anni guarito dal Gemelli: «I medici erano molto pessimisti, ma ce l’ho fatta»
Jan, a 99 anni guarito dal Gemelli: «I medici erano molto pessimisti, ma ce l’ho fatta»
di Raffaella Troili​
Sabato 21 Novembre 2020, 00:33
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«Ik voel mij een stuck beter», ovvero “mi sento decisamente meglio”. Novantanove anni il 12 novembre, secondo tampone negativo e ancora tanta voglia di vivere. Arie Jan Bronsema dato un po’ per spacciato viste le condizioni di salute e l’età è fuori pericolo invece, ha vinto il Covid. Oggi lascerà la struttura Columbus del Gemelli per una degenza alla Quisisana. Tutto era iniziato nella casa di riposo Villa Maria di Rocca di Papa dove si verificò un focolaio a fine settembre. «Siamo molto orgogliosi di lui - racconta il nipote Jan Claus Di Blasio - abbiamo visto mio nonno l’ultima volta il 26 settembre, due giorni dopo ci hanno comunicato che era positivo asintomatico in isolamento. Il primo ottobre è stato portato a nostra insaputa a Villa Flaminia a Morlupo, dove non è stato mai possibile avere alcun tipo di informazione fino a quando le sue condizioni sono peggiorate. “Mi sento abbandonato, ho freddo”, ci disse una volta che riuscimmo a contattarlo».

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La vicenda

L’8 ottobre il ricovero d’urgenza al Gemelli, assistito con ossigeno al 90%. «I medici ci aggiornavano costantemente, ma erano molto pessimisti specie per l’età.

Invece piano piano gli aggiornamenti sono diventati positivi, con l’ossigeno è sceso al 24%, ha compiuto 99 anni e medici e infermieri lo hanno festeggiato, ci hanno permesso di parlargli con una videochiamata: ha detto che quando ci vedeva, rinasceva». Anche il secondo tampone giovedì scorso è risultato negativo.

Olandese de L’Aia, in fuga dai nazisti nascosto dentro l’attico di una banca, ex funzionario delle Nazioni unite, ha lavorato alla Fao a Roma come direttore delle finanze dal ‘63 al ‘79. Una volta in pensione, amante della montagna è andato in Svizzera con la moglie per poi tornare nel 2015 in Italia vicino ai familiari che vivono ad Ariccia. «Mi hanno detto che mio nonno a un certo punto ha detto a un medico, era il 7 ottobre “sono tranquillo e sereno non ho paura della morte”. Poi gli è tornato il buonumore ma ha ammesso “ho avuto una vita piena di gioia”. Missioni in Norvegia, Londra, Parigi, Ginevra, Gaza, Congo, Papua Nuova Guinea, New York. Lo scorso 20 febbraio ha presentato la sua biografia “Vagabondo” davanti al pubblico del Praatkafé un club olandese che si riunisce al ristorante La Moretta. Ora avrà un nuovo capitolo da raccontare. 

 

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