L'hotel, che peraltro avrebbe dovuto essere chiuso perché già raggiunto da un provvedimento di sospensione dell’autorizzazione disposto dal questore per irregolarità, era pubblicizzato sulle maggiori piattaforme sul web. Ma aveva ricevuto moltissime recensioni negative. Nei siti pubblicitari l’albergo si vantava di avere camere con stile personalizzato ed altri servizi per l’utenza tra cui una piscina mentre in realtà si presentava come una struttura degradata, con camere nel seminterrato, scarsissima igiene e pericoli per la sicurezza.
Il gestore aveva affittato ogni angolo della struttura, adibendo a stanze anche magazzini e locali caldaia con letti fatiscenti, tra sporcizia e materiali infiammabili accatastati, raddoppiando così la capienza massima consentita. Nel cortile era installata, tra assi di legno del pavimento sconnesso e cavi elettrici volanti, una piscina mobile fuori terra di grandi dimensioni, priva di alcun sistema di depurazione dell’acqua.
Inoltre le tasse di soggiorno pagate da ciascun ospite non erano mai state versate al Comune di Roma e nemmeno era stata comunicata alla polizia la presenza di ospiti.
Al gestore sono state quindi contestate, oltre a numerose sanzioni amministrative, anche diverse violazioni penali e, per la sicurezza delle persone, è stato disposto il sequestro preventivo dell’intera struttura.