Quasi due milioni di euro, secondo le prime stime, andati in fumo in meno di un mese: tra rincari sulle materie prime, aumento dei costi di gestione diretta e indiretta, a partire dal settore logistico che annovera anche il trasporto delle merci e il magazzinaggio. Dal 24 febbraio, giorno di inizio del conflitto Russia-Ucraina, gli imprenditori del terziario romano hanno già “perso” tanto e la guerra è appena iniziata. «Probabilmente l’impatto vero della crisi l’avremo a Pasqua - commenta Romolo Guasco, direttore della Confcommercio - perché avremo il problema delle persone che non si sposteranno a causa delle condizioni economiche gravate dai rincari, come quello della benzina e soprattutto sul fronte turistico, essendo Pasqua uno dei periodi di maggior affluenza, si avranno notevoli perdite». Ma intanto proprio l’associazione fa un primo bilancio degli effetti del conflitto. Oltre alle perdite già stimate - ma che potrebbero non essere completamente esaustive - c’è un generale sentimento di preoccupazione che attanaglia la categoria.
I SETTORI
Complessivamente - testimonia l’ultima indagine della Confcommercio - per il 66% degli imprenditori le condizioni della propria azienda tenderanno a peggiorare e il settore che maggiormente risentirà della crisi prodotta dalla guerra sarà quello ricettivo (76%).
I RIALZI
Il 56% degli intervistati ha registrato nelle prime due settimane di marzo un aumento dei prezzi mentre a febbraio a dire che i costi erano lievitati era il 53,7%. A pesare per lo più sono i prezzi legati ai rifornimenti energetici in questo caso il 72% delle imprese ha avuto un rincaro nel mese di marzo mentre a febbraio questo pesava sul 68,6% delle aziende. A crescere inoltre anche il “peso” per garantire la logistica, ovvero il trasporto dei beni, siano le materie prime per lavorare e servire i clienti, sia le merci da vendere. I prezzi soprattutto per il trasporto ed il magazzinaggio nel mese corrente sono aumentati per il 62% degli intervistati mentre nello scorso mese a registrare una crescita era il 54% delle aziende. Infine il 55,4% degli intervistati sta già pagando la difficoltà nel reperire i materiali primi con cui lavorare e alla fine con i rincari a monte, per poter lavorare, sette imprese su 10 sono certe: «A pagare saranno anche i consumatori».