Aeroporto di Pontecagnano,
al palo anche ferrovie e strade

Aeroporto di Pontecagnano, al palo anche ferrovie e strade
di Rosa Palomba
Domenica 10 Febbraio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 14:00
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L'arrivo dei Vip illumina l'aeroporto Salerno-Costa d'Amalfi. Atterra il jet di Bono Vox, leader degli U2; quello di Lebron James, il king del basket. In forma più anonima decine di elicotteri e piccoli velivoli privati animano specialmente la stagione estiva del secondo scalo campano. Qui, per poi salire a bordo di qualche altro mezzo e raggiungere in assoluta comodità le spiagge delle vicine costiere, della Basilicata, della Calabria. Magari passando da uno dei 107 siti storici che nella classifica delle ricchezze archeologiche proiettano la provincia salernitana al secondo posto in Italia. Un privilegio per pochi, ma soltanto perché la pista non consente arrivi e partenze dei voli di linea. Tutto bloccato dai 400 metri di cemento che mancano agli attuali mille e 600 per permettere alle compagnie aeree di lavorare anche qui, ad appena 50 chilometri da Napoli. Meglio, tutti i gate negati per una firma. Varchi chiusi, soldi e posti di lavoro bloccati. E non soltanto quelli legati all'aeroporto. Finanziati, disponibili, approvati come i relativi progetti di esecuzione, anche centinaia di milioni per le infrastrutture: stazione ferroviaria e strade. Il grande progetto di sviluppo del territorio che attraversa diversi Comuni e porta dritti in altre due regioni del Meridione, rischia di restare un eterno incompiuto. Per un totale, di 400 e più milioni.
 
Aerei all'hangar, ma ai primi di febbraio in direzione Roma sono però partite due lettere tanto brevi quanto pesanti. Una diffida e un «sollecito». La prima, ai ministeri Infrastrutture ed Economia e Finanza di Danilo Toninelli e Giovanni Tria. «Decidete se il Sud può intraprendere il processo di sviluppo dell'intero Sud e superare antichi gap»: società aeroportuale, consorzio di gestione, Provincia e Camera di Commercio di Salerno, Regioni Basilicata e Campania, hanno chiesto al governo di «uscire finalmente allo scoperto», come dice il presidente di Confindustria Salerno, Andrea Prete. La seconda richiesta, è poi partita dalla Regione Campania. Ancora verso il ministero delle Infrastrutture, ancora al vice capo di Gabinetto Maria Teresa Di Matteo. «Abbiamo chiesto una nuova riunione con tutti i soggetti pubblici e privati impegnati a trasformare lo scalo di Salerno in un vero aeroporto e l'ampia area in cui ricade in una rete stradale funzionale e sicura dice Luca Cascone, presidente della commissione Trasporti della Regione Campania Abbiamo seguito tutte le indicazioni ministeriali. Adesso il governo faccia una scelta, non ha più scuse e sono ormai in via di esaurimento le condizioni per investire altri soldi in un progetto incerto, sottoposto a una burocrazia incomprensibile. Questa vicenda sta diventando kafkiana».

Comuni, Provincia e Camera di Commercio di Salerno, Regioni, hanno messo sul tavolo soldi e progetti: 250 milioni di euro di fondi pubblici e privati per realizzare i 400 metri di pista che mancano al decollo dello sviluppo di un'ampia parte del Sud. Non solo: altri 200 sono pronti per le infrastrutture. Alla Provincia di Salerno la Regione Campania ne ha già consegnati cinque sui quaranta impegnati per l'adeguamento dell'asse viario. La gara d'appalto per il primo lotto di lavori e la realizzazione della bretella di collegamento all'aeroporto, sarà bandita a metà della prossima settimana. Altri 35 milioni per la rete stradale fino ad Agropoli sono pronti a Palazzo Santa Lucia a Napoli. In più, sempre la Regione, finanzierà 100 milioni, di cui 40 potrebbero arrivare dallo Sblocca Italia, per quattro nuove stazioni ferroviarie: zona industriale di Salerno, nei pressi del nuovo ospedale; due a Pontecagnano; una a Bellizzi, a poche centinaia di metri dallo scalo a eroportuale. E ancora: altri 120 milioni sono la «quota» Gesac. La società di gestione che gestisce Capodichino a Napoli, che con i suoi circa 10milioni di passeggeri all'anno si è affermato come il secondo aeroporto in Europa nella categoria. Una fusione Napoli-Salerno che consentirebbe a entrambi gli aeroporti campani di crescere ancora.

Cosa blocca opere infrastrutturali e occasione di lavoro per migliaia di persone? «Davvero non riusciamo più a comprendere dice ancora il presidente della commissione Trasporti della Campania Ma una nuova ricapitalizzazione della società Salerno-Costa d'Amalfi è ormai imminente. Ci sono due milioni di perdite da coprire anche per il 2018. Comincia a diventare pesante immaginare di investire altri soldi in una situazione che a queste condizioni non può continuare. Il secondo scalo campano rischia di chiudere anche per i charter, i jet e gli elicotteri privati». Trentacinque dipendenti temono adesso la scure dei licenziamenti. Quelli che con il decollo dello scalo aspettano la chance occupazionale cominciano a temere il peggio. Così come i tanti operatori del grande attrattore turistico che è la Campania, da Napoli alla Basilicata e non solo. «Tutto e tutti bloccati proprio dai ministeri che dovrebbero sostenere la crescita dei territori: Infrastrutture, Sviluppo e Finanze. Eppure ricorda Cascone - il sottosegretario Andrea Cioffi, che vive a Salerno da sempre, esponente del Movimento Cinque Stelle in carica al governo dal 13 giungo 2018, tra le prime cose affermò con fierezza che la priorità era appunto, lo scalo salernitano: adesso ci siamo noi, disse Cioffi e ogni progetto partirà rapidamente».
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