Aniello Salzano nel Cda della Scabec:
«Ma non mi sono venduto a De Luca»

Aniello Salzano nel Cda della Scabec: «Ma non mi sono venduto a De Luca»
di Adolfo Pappalardo
Mercoledì 24 Novembre 2021, 11:00
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«Non mi sono certo venduto, io non ho chiesto niente: dicessero quello che vogliono», sospira Aniello Salzano, ex sindaco dc di Salerno, poi Fi e Udc prima di schierarsi alle ultime comunali con il blocco deluchiano. Il riferimento è all'incarico in Scabec formalizzato appena ieri pomeriggio. Accanto a lui, Rosalia Santoro, attuale presidente del Museo Campano che, alle regionali del 2015, last minute, dal gruppo cosentiniano approdò, come candidata ma senza essere eletta, nelle fila del governatore. Naturale, quindi, che ieri si materializzino mugugni e veleni sul nuovo assetto della partecipata che vede al vertice l'ex deputata democrat Susy Tartaglione. E nel cda proprio il salernitano Salzano e la casertana Santoro: entrambi provenienti dal centrodestra ma folgorati dal deluchismo. Chi prima, chi dopo.

A Salerno, proprio nella roccaforte deluchiana, la nomina di Salzano fa naturalmente più rumore. Perché a fine primavera da ex commissario cittadino dei centristi sceglie, in controtendenza con il dato nazionale, di sostenere la maggioranza uscente a guida Vincenzo Napoli (fedelissimo del governatore) con la lista «Popolari e Moderati».

Staccandosi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra che stava organizzando con lui una candidatura alternativa di stampo civico. Per questo ieri, qualcuno non è tenero, non appena viene ufficializzata la nomina che era nell'aria da qualche giorno.

«Non mi sono venduto o chiesto qualcosa», chiosa lui quando gli viene fatto notare l'incarico ricevuto a comunali appena concluse.

«Sono stato sempre demitiano e in quegli anni - racconta - avrei potuto chiedere e ottenere tranquillamente un posto da sottogoverno. Ma io amo la politica pura non gli incarichi». E ora nella Scabec: «Darò il mio modesto contributo», spiega Salzano che è docente di Letteratura cristiana all'università di Salerno ed è stato sindaco Dc per un anno ed un mese dal 1984 al 1985. Ma si converrà che la salernitanità e il passaggio last minute con i deluchiani adombri il sospetto di un contentino. «Credevo in quel progetto che ho portato avanti, nessuna revisione improvvisa ma il frutto di un ragionamento lungo. Ormai mi ero accorto che non si poteva stare in un centrodestra sotto lo schiaffo della Meloni. Comunque sino ad oggi non sapevo nulla: è stata una decisione di De Luca, tutta sua: ha creduto che possa dare un contributo».

D'altronde i due si conoscono da una vita: dalla fine degli anni 70 quando uno era dirigente del Pci, l'altro della Dc. «Abbiamo avuto sempre un rapporto civile in quegli anni, di stima reciproca». Poi di nuovo sullo stesso lato della barricata alle ultime comunali in cui il sindaco uscente, turbodeluchiano, era dato in affanno. «Ognuno la può pensare come crede ma io - conclude - ho sempre detto pubblicamente che molte cose buone De Luca le ha fatte. Non tutte ma almeno le ha fatte e con un'idea in testa, ciò che è mancato al centrodestra». 

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Accanto a Salzano in Scabec altra folgorazione sulla via di Damasco, ma avvenuta qualche tempo fa. Alla vigilia delle regionali 2015 quando fu candidata con «Campania in Rete», una lista di ex consentiniani saliti all'ultimo momento sul carro (dato per vincitore) di De Luca. Nomi in lista su cui l'allora segretario del Pd Matteo Renzi disse di provare un certo «imbarazzo». «Nel 2009 e 2010 abbiamo guardato alla figura di Cosentino e abbiamo sostenuto Cesaro e Caldoro per Provincia e Regione. Ma ora sosteniamo Renzi e De Luca», argomentava senza fare un plissè Rosalia Santoro che però non riuscì ad agguantare il sogno di uno scranno in consiglio regionale. Ma ormai tutto sembra archiviato: e la Santoro conquista il posto in Regione. Anche se con sei anni di ritardo.

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