Pontecagnano Faiano, un centro per uomini maltrattanti: così recuperiamo i violenti

Per accedere al percorso di recupero si deve dimostrare la volontà di cambiare

Da sinistra: Pamela Ursoleo, Carmine Martino, Fabio Martino
Da sinistra: Pamela Ursoleo, Carmine Martino, Fabio Martino
di Monica Trotta
Mercoledì 29 Novembre 2023, 06:40 - Ultimo agg. 12:12
4 Minuti di Lettura

Non è un caso che il nome scelto sia «Time out», un termine usato soprattutto nello sport per indicare la sospensione del gioco e in senso lato la fine del tempo disponibile. Finirà anche il tempo delle violenze da parte degli uomini verso le proprie compagne? A questo obiettivo lavora il centro della Asl, il «Time out» appunto, creato all’interno del dipartimento di salute mentale per la presa in carico degli uomini che hanno comportamenti violenti verso partner o ex partner. Sì, proprio i violenti, soltanto loro, quelli di cui si occupa sempre più frequentemente la cronaca e negli ultimi giorni dopo l’uccisione di Giulia Cecchettin, finiti ancora di più al centro del dibattito per capire cosa muove i loro comportamenti. La prima cosa che si comprende parlando con gli operatori di «Time Out» è che gli uomini violenti possono essere curati, la seconda è che dalla violenza si guarisce. 
LE VOCI
«Dal 2016 anno di fondazione del centro abbiamo trattato 120 casi – spiega il responsabile, lo psichiatra Carmine Martino – Quasi la metà solo negli ultimi due anni dopo l’entrata in vigore del Codice rosso. Al momento ci sono 15 uomini in trattamento. Il nostro percorso dura da sei ad otto mesi e serve ad educare questi uomini a sviluppare comportamenti alternativi a quelli violenti. Chi si rivolge al nostro centro trova professionisti che hanno una formazione specifica perché trattamenti di questo tipo non si improvvisano. Insieme ad Oltre la violenza della Asl Napoli uno, siamo l’unica struttura del Sud che fa questo tipo di attività proponendo un percorso assolutamente gratuito. A venire da noi sono persone adulte responsabili di stalking, maltrattamenti, violenze e lesioni personali». Un percorso che inizia in molti casi volontariamente. «Si accede attraverso una mail o venendo direttamente di persona – spiega Pamela Ursoleo, psicologa e psicoterapeuta di «Time out» – Alcuni seguono un percorso giudiziario perché vengono inviati da noi dal giudice o dai servizi sociali. Facciamo un incontro di valutazione in cui proviamo a cogliere una intenzione di cambiamento reale. Chi arriva qui mostra all’inizio dei forti meccanismi di difesa, minimizza quello che ha fatto o lo nega addirittura. Inizia così il nostro lavoro psicoeducativo che è prevalentemente di gruppo». 
LE STORIE
Le storie sono tutte più o meno uguali. C’è il corriere di 43 anni che ha ripetutamente picchiato e denigrato la compagna. I due figli ne sono usciti molto provati. Lei alla fine lo ha denunciato ed il tribunale dei minori ha disposto il trattamento presso il centro «Time out». C’è l’amministrativo di 40 anni che non ha accettato la fine della relazione. «È uno stereotipo pensare che chi è violento provenga da genitori violenti – spiega Fabio Martino, psicologo e psicoterapeuta di «Time out» – In molti casi viene da genitori iperprotettivi che hanno detto troppi sì e messo pochi confini nella vita del proprio figli. Non ci sono ambienti sociali che influiscono. Il violento fuori casa è una persona assolutamente normale». «Partiamo da un principio di base – aggiunge Carmine Martino – la violenza degli uomini è un modo di controllare il rapporto. È una scelta perché fa ottenere comportamenti vantaggiosi, cioè il controllo. Per entrare nel dibattito di questi giorni, nasce da una cultura maschilista. È un problema culturale». In sette anni di attività il centro ha registrato due abbandoni ed un caso estremo – per fortuna isolato – di un uomo che durante il percorso ha aggredito la compagna che si trovava in una struttura di accoglienza con i due figli, ed è finito in carcere. A questo fa da contraltare il percorso virtuoso di chi alla fine del trattamento ha riconosciuto di aver sbagliato ed ha chiesto scusa alla partner.

«La violenza è sempre il contraltare di un senso di impotenza emotiva che emerge di fronte ad un femminile sempre più marcato ed autonomo – prosegue Fabio Martino – I sentimenti s’imparano sin da piccoli superando gli stereotipi di genere che vedono associare all’uomo la rabbia e alla donna la sopportazione». «Time out» non è solo cura (i centri si trovano presso l’Uosm di Pontecagnano e il poliambulatorio di via Kennedy a Salerno, segnalazioni a: centrotimeout@aslsalerno.it), ma anche prevenzione con convegni, incontri ed una formazione continua.

© RIPRODUZIONE RISERVATA