Si chiama violenza di genere perché la violenza non fa sconti a nessuno. Neanche agli uomini che sono, quasi sempre, loro ad essere sul banco degli imputati. Eppure, dati delle forze dell’ordine alle mani, il codice rosso scatta anche quando, a chiedere aiuto, è un uomo. «Ho vergogna anche soltanto a dirlo perché da uomo non dovrei avere paura di una donna... invece il terrore che mi ha causato mia moglie con minacce ed appostamenti è veramente inaudito». È l’amara commento di Ciro, anche questo un nome di fantasia, un impiegato della media borghesia dell’hinterland salernitano vittima per anni della assillante gelosia della moglie, convinta che il marito lo tradisse. Tradimento, però, mai avvenuto.
La storia di Ciro e della moglie è una storia come tante.
«Questo caso, nella sua singolarità, attesta un dato incontrovertibile: ossia che la violenza di genere non ha sesso e tanto meno status sociale: è un fenomeno assolutamente trasversale soltanto le dinamiche restano assolutamente identiche a seconda che vittima sia una donna oppure un uomo - commenta l’avvocato Alba De Felice, presidente onorario dell’Associazione nazionale matrimonialisti di Salerno e presidente distrettuale di Nocera Inferiore - È innegabile, e sotto gli occhi di tutti, che nella stragrande maggioranza dei casi la vittima sia una donna ma, quando invece come in questo caso è un uomo, il terrore e la paura che la violenza può ingenerare è perfettamente identica».