«Ciascuno presbitero, nell'ambito del mistero sacerdotale, è chiamato a rispondere nella dimensione dell'obbedienza e del servizio. È stata una delle caratteristiche principali del ministero di don Comincio. Obbedienza e servizio alla diocesi, passando dal rapporto e dal servizio ai miei predecessori, da monsignor Guerino Grimaldi a monsignor Luigi Moretti». Lo ricorda ieri mattina l'arcivescovo Andrea Bellandi nel presiedere, in cattedrale, i funerali di monsignor Comincio Lanzara, scomparso nella notte tra mercoledì e giovedì all'età di 81 anni dopo una vita da collaboratore stretto e silenzioso di cinque vescovi. Una vita di totale dedizione alla Chiesa: curato della parrocchia di Santa Maria della Consolazione, vicario al Santissimo Crocifisso e in Cattedrale, curato nella parrocchia di Calvanico, assistente diocesano di Azione Cattolica juniores e del Movimento studenti, direttore della Colonia San Giuseppe, direttore della sede salernitana della scuola e poi dell'università Suor Orsola Benincasa, cappellano della Polizia di Stato, direttore editoriale del settimanale diocesano Agire, economo del Seminario arcivescovile, rettore di San Benedetto e, dal 2009, della chiesa di San Giorgio.
E poi la cura dei poveri, nel ruolo di fondatore e primo direttore della Caritas diocesana, in prima linea nei mesi e negli anni durissimi del post terremoto, e quel ruolo di cancelliere, che nella sua austerità e nell'amore per la liturgia che diventava cura di ogni dettaglio, sembrava essere il suo abito perfetto. «Sono passati soltanto due giorni dai funerali di don Alfonso Rinaldi - continua l'arcivescovo - e in questo 2021 avevamo già accompagnato don Alfonso Santamaria, nella preghiera, all'abbraccio con il padre. Tre sacerdoti con temperamenti diversi, tragitti diversi, doni diversi, ma che hanno espresso la carità pastorale in modo convergente. Se ci sono alcune caratteristiche comuni sono quelle che esprimono la carità pastorale, espressa in situazioni e con responsabilità differenti: chi più sull'ambito della carità, chi più sull'ambito dei giovani, chi come parroco, chi a servizio della Chiesa diocesana, come don Comincio, ma tutti espressione dell'unica carità pastorale che il sacerdote è chiamato a esercitare in nome di Cristo». Nel corso della celebrazione, anche l'arcivescovo emerito Gerardo Pierro prende la parola per ricordare don Comincio, suo fedele e prezioso collaboratore in tutti e diciotto gli anni di episcopato alla guida della diocesi di San Matteo. I toni sono commossi. «Quando l'arcivescovo Demetrio Moscato era in fin di vita - racconta monsignor Pierro - a don Comincio, che era lì ad assisterlo, disse: ti raccomando la colonia San Giuseppe.