Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri: «L'Ue faccia chiarezza sui viaggi illegali»

«La nostra posizione è sempre stata al di fuori di ogni ambiguità: più Europa sulle questioni strategiche, meno Europa in burocrazia»

Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri
Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri
di Lorenzo Calò
Domenica 11 Dicembre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 08:35
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Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, la decisione dell'Italia di aprire i porti di Salerno, Bari e Lampedusa alle Ong va letta come un segnale «più morbido» verso l'Ue?
«Chiariamo subito un aspetto: l'arrivo delle Ong non è una marcia indietro del governo italiano rispetto alle posizioni, nette e precise, assunte in tema di immigrazione, accoglienza e gestione dei flussi migratori. È una decisione di buon senso perché consente a navi in difficoltà per le avverse condizioni del mare di trovare un approdo».

Contribuirà alla distensione con la Francia e con Bruxelles?
«Il place of safety concesso alle Ong non modifica la politica di accoglienza dell'Italia.

Spesso le azioni delle Ong favoriscono in molti casi l'ingresso in Italia di migranti economici che non hanno alcun diritto di entrare e rimanervi. Noi siamo contro i viaggi illegali, le rotte degli scafisti e l'ingresso di clandestini».

L'Europa riuscirà mai ad assumere una posizione univoca sulla gestione dei flussi migratori?
«Sul piano giuridico mi auguro si arrivi presto a una condivisione chiara. Bruxelles e Berlino stanno cercando di far ragionare anche la Francia dove Macron ha seri problemi di tenuta politica interna e non intende scoprirsi sul fronte immigrazione. Ma al di là di tutto, credo che i rapporti bilaterali Italia-Francia siano e resteranno saldi perché si tratta di un'amicizia solida che dura da secoli».

Ma sulla politica energetica ognuno sembra fare per sé. E anche il vertice Euromed di Alicante, al quale per altro la premier Meloni non ha partecipato, non sembra essere andato oltre una generica dichiarazione sulla necessità del price cap...
«La nostra posizione è sempre stata al di fuori di ogni ambiguità: più Europa sulle questioni strategiche, meno Europa in burocrazia. L'Italia farà la sua parte e insisteremo perché si arrivi presto a un accordo sul tetto al prezzo del gas».

Come si muoverà il governo sul Mes?
«Noi puntiamo a ridiscutere i termini del meccanismo europeo di stabilità. Abbiamo già un debito pubblico di 2800 miliardi, non possiamo permetterci il rischio di vedere la nostra economia commissariata dall'Europa».

Ma il tempo probabilmente è scaduto: l'Italia è l'unico Paese a non aver ancora ratificato il Mes...
«Il rischio di incorrere in sanzioni pesanti sotto il profilo economico, con queste regole, è altissimo. Cosa direbbero gli italiani se l'Europa ci obbligasse a tagliare le pensioni del 30 per cento o di diminuire i posti letto nei nostri ospedali? Non siamo disposti a tollerare questa macelleria sociale e mi sorprende che, per puro irrigidimento ideologico, la sinistra che a parole si è sempre schierata per le politiche sociali, oggi si dica favorevole all'approvazione del Mes».

Ridiscutere il Mes e ridiscutere anche il Pnrr: il governo non rischia di inoltrarsi in un vicolo cieco?
«Il passaggio è stretto ma occorre attivare clausole di salvaguardia senza innescare alcun braccio di ferro con l'Europa. Ricordiamoci che circa l'80% del Pnrr è costituito da prestiti e i prestiti producono debito. Perché questo debito sia buono e virtuoso per la ripresa della nostra economia occorre tener conto di due aspetti che vanno inderogabilmente aggiornati: l'aumento dei prezzi e delle materie prime, la certezza che le risorse siano spese al meglio».

Sul tetto al contante si aprirà un altro fronte conflittuale con l'Europa?
«Si è creata troppa confusione. Un tema è la lotta all'evasione, altro tema è la circolazione del contante che, a nostro avviso, favorisce il dinamismo dell'economia e interviene positivamente sulla spinta ai consumi». 

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