Annamaria, la “signora dei fiori”: «E sono buoni anche da mangiare»

Tra le specie edibili ci sono le violette, le bocche di leone, le calendule, i garofani

Annamaria Cascone nella sua serra
Annamaria Cascone nella sua serra
di Antonio Corbisiero
Lunedì 9 Gennaio 2023, 07:41 - Ultimo agg. 07:43
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La chiamano «La Signora dei fiori». Il suo vero nome è Annamaria Cascone ed è un'imprenditrice che coltiva fiori eduli nella piana del Sele. «Ho iniziato quattro anni fa - spiega - e mi sono appassionata». L'azienda è stata scelta tra le start up più innovative in agricoltura per rappresentare l'Italia in Europa. «Purtroppo, il settore manca di una normativa - prosegue - non ha un suo disciplinare di produzione, tanto che noi coltivatrici ci dobbiamo arrangiare da soli per tutelare il consumatore».

Tantissimi sono i benefici sulla salute che spinto anche ola Fondazione Veronesi a promuovere i fiori. Secondo uno studio del progetto Antea del Crea-Of di Sanremo, per lo sviluppo della filiera dei fiori edibili, il valore nutritivo è alto con minerali, proteine, vitamine A e C. Soprattutto sono pieni di antiossidanti che prevengono molte patologie, fisiche e psichiche. Lo sapevano bene gli antichi se persino Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historiae, racconta che i petali di borragine messi nel vino rendono gli uomini e le donne felici e contenti, allontanano la tristezza, apatia e malinconia.

Una storia cominciata nel dopoguerra quando la famiglia Cascone, che aveva già la sua attività nella Piana del Sele dove produceva pesche, fragole e fiori da recisione quali rose, gladioli, lilium, bocche di leone, gerbere. Tra la fine degli anni 90 e gli inizi dei 2000, il mercato si orienta verso la richiesta di quarta gamma e l'azienda investe su rucola, insalatine da taglio ed erbe orientali destinate ai mercati internazionali attraverso progetti di rete e di filiera.

Nel segno della sostenibilità l'azienda ha sposato una scelta radicale: «Abbiamo rinunciato ad utilizzare oltre 110mila vasetti di plastica all'anno e non sprechiamo il prodotto in eccedenza - racconta Annamaria - le parti dei fiori che non vengono utilizzate per il food, non sono considerate scarto, ma materia prima per nuove lavorazioni di pregio che vanno ad accrescere la nostra offerta. Proprio il desiderio di lavorare con l'obiettivo della circolarità ci ha portato a creare Anima, un progetto olfattivo realizzato in collaborazione con il laboratorio Sirenae , situato a pochi chilometri dall'azienda dal quale nascono profumi per il corpo, fragranze per la casa, essenze, tisane, elementi per composizioni».

Il gruppo Cascone è un mondo unico non solo per tipologia di prodotto ma anche per l'atmosfera che si respira tra le serre dove è possibile godere della filodiffusione durante la raccolta. «Sono sempre stata parte di quel magico rituale che è la logica semplice della natura. Coltivo, ma con la cura e il garbo che meritano tutte le cose preziose - dice Annamaria - e ogni fiore mi ha insegnato che raccogliere è un dono che svela sempre altri tesori. Da qui il mio amore spirituale per la terra, sbocciato nelle distese immense della Piana del Sele dove la mia famiglia, contadina da cinque generazioni, non ha sfruttato, ma investito nel valore della delicatezza. Con questo sentimento abbiamo guardato lontano ma con gentilezza, sperimentando coltivazioni all'avanguardia, credendo in un'agricoltura sempre sostenibile e rispettosa dei tempi della terra e di chi la lavora. Ricordo quando costretti dalla crisi a diversificare le coltivazioni, passammo dai fiori recisi alle baby leaf, mio padre fra i denti ripeteva che i fiori non si mangiano».

Non avrebbe mai creduto che un giorno sarebbero diventati uno dei nostri prodotti di punta e li avremmo distribuiti tra bar, pasticcerie e ristoranti di mezza Europa. «Ho cominciato postando foto dei fiori e dei piatti arricchiti con decorazioni coloratissime, raccontavo le varietà e le proprietà nutrizionali e quasi per gioco, ho attivato un meccanismo social che in poco tempo si è trasformato in un lavoro. Mi sono ritrovata a fare le prime consegne personalmente. L'hashtag #labellezzacisalverà che accompagnava i miei racconti dal campo è rimbalzato tra le pagine degli amici e al passaparola sono seguite visite e telefonate di persone curiose di vedere i fiori che si mangiano. Quando la mia passione è diventata un lavoro, la mia premura è stata da subito che il progetto non perdesse il suo incanto al crescere della domanda».

E continua: «Sentivo infatti di dover rispondere a un'ispirazione più ampia, a quel principio di armonia che regola l'equilibrio di tutte le cose, in cui ognuna si fa complementare e indispensabile per l'altra. Ogni filare ha dentro di sé un universo, brulica di vita, di odori e anche di suoni e non mi è sembrato strano, per quanto insolito qui in agricoltura, che durante la raccolta e il trapianto ci fosse musica all'interno delle serre. La musicoterapia si unisce quindi all'aromaterapia, alla cromoterapia e all'ortoterapia e posso dire guardandomi intorno di aver creato un contesto unico, fuori dal tempo».

I fiori edibili sono le violette, le bocche di leone, le calendule, i garofani ed altri ancora. Su 15mila ettari coltivati, uno è dedicato ai fiori. Gli effetti di questo business non hanno tardato a farsi sentire sul mercato del food, che ha incontrato una risposta sorprendente. Annamaria Cascone, anima del progetto nell'azienda di famiglia, dopo aver a lungo inseguito il suo sogno, oggi lo ha realizzato e ha un suo e-commerce dal quale è possibile acquistare. Principali consumatori i Paesi nordici, Danimarca, Norvegia e Olanda. «Mi sono sempre sentita in un legame speciale con la natura: più che considerare i fiori semplici elementi decorativi, ho sempre avuto l'istinto di sapere che sapore avessero, ma le persone guardavano con diffidenza alla mia idea di portarli in cucina. Oggi i miei fiori sono apprezzati dagli chef per realizzare piatti gourmet, bevande, acque aromatizzate, tisane, dessert ma sono anche impiegati per la produzione di saponi e sali da bagno e più ci rifletto più mi accorgo che hanno mille possibilità di impiego».

Oggi l'azienda si divide in due rami e si estende su 15 ettari nel territorio di Eboli: il primo integralmente biologico sotto la guida di Ciro Cascone, l'altro a lotta integrata di cui si occupa Annamaria con i fratelli Francesco e Carlo. «Camminare tra le viole è come passeggiare su un manto di bellezza e di profumi dove si rifugiano le api che qui ritrovano un corridoio ecologico salvifico per espletare il loro compito di sentinelle della biodiversità» aggiunge Annamaria. Per il resto l'azienda si dedica alla coltivazione di verdure: rucola destinata a diventare un prodotto di quarta gamma o un pregiato pesto Igp della Piana del Sele, insalatine da taglio, in particolare lattughino biondo e lattughino rosso, per 12 mesi con la rotazione delle colture. L'intera produzione va sui mercati internazionali. «Quello che ho creato mi ha permesso di girare mezzo mondo - conclude Annamaria - ma le mie radici restano qui, nella Piana del Sele».
 

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