Mezz'ora per la vestizione: il Comune
condannato a risarcire i vigili «geisha»

Mezz'ora per la vestizione: il Comune condannato a risarcire i vigili «geisha»
di Gianluca Sollazzo
Mercoledì 2 Novembre 2022, 08:22 - Ultimo agg. 3 Novembre, 14:56
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Vertenza persa, Comune costretto a risarcire 82 agenti della polizia municipale. Ammonterebbe a circa 713 mila euro l'indennizzo da sborsare per effetto della sentenza definitiva della Corte di Appello di Salerno che, ribaltando una sentenza di primo grado del giudice del lavoro, ha dato ragione a 82 agenti della polizia municipale per il mancato riconoscimento di mezz'ora di tempo retribuita per indossare la divisa a casa. La vestizione non riconosciuta costa cara. La Corte di Appello riconosce un pieno diritto ai vigili urbani per i quali verrà riconosciuta una somma pro capite di 8.700 euro per cinque anni.

Una battaglia condotta dal sindacato Csa della Polizia municipale. «Finalmente la divisa della polizia municipale è pari alle altre forze dell'ordine», commenta Angelo Rispoli, segretario provinciale del Csa.

La vertenza portò ad un'azione giudiziaria nei confronti dell'amministrazione, la quale sosteneva che la retribuzione per la vestizione al di fuori dell'orario di lavoro non rappresentasse un diritto. Rappresentati dagli avvocati Michele De Felice di Salerno e Bruno Cossu di Roma, agenti e sindacato hanno impugnato la sentenza di primo grado del Tribunale del lavoro sfavorevole e vinto il ricorso in Appello, con il riconoscimento di pari dignità alla polizia municipale rispetto alle altre forze dell'ordine. Ora gli interessati avranno diritto ad un rimborso pari a 30 minuti per ogni turno lavorativo nel periodo anteriore la deliberazione di giunta comunale del 2015, con cui la materia veniva regolamentata. «Il mio pensiero non va solo alla vertenza di Salerno ma a tutti i comandi dove i vigili compiono la vestizione a casa sottraendo tempo alla famiglia sottolinea Rispoli, segretario Csa Un segnale importante per la parificazione con le altre forze dell'ordine. Plaudiamo alla Corte d'Appello che ha avuto il coraggio di portare avanti una posizione innovativa e ringraziamo i nostri avvocati che hanno saputo illustrare le nostre ragioni, nonché la tenacia di 80 colleghi della municipale di Salerno che hanno sostenuto i costi di una battaglia per i loro diritti. Questa è una sentenza che farà da apripista: nei prossimi giorni, dopo il dispositivo, attendiamo le motivazioni, dopodiché chiederemo al Comune di risarcire gli agenti conclude Rispoli La nostra battaglia per la dignità continuerà in ogni sede».

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Il risarcimento ai vigili urbani è antecedente al 2015, quando a Salerno scoppiò una dura vertenza sindacale che portò il comando di Polizia municipale a scioperare con blocco dei servizi straordinari. Era il mese di novembre di sei anni fa. Stesso periodo di oggi alla vigilia dell'evento di Luci d'artista. In quel periodo si registrò anche il cambio di comandante, da Anna Bellobuono ad Elvira Cantarella. Il Comune, al termine della vertenza concesse 20 buoni pasto mensili, i 30 minuti per consentire ai vigili le operazioni di vestizione, oltre al via libera per una corsia preferenziale rivolta agli agenti nell'ambito delle procedure di mobilità triennale per i transiti ad altre mansioni comunali. La vertenza tra vigili e Comune, guidato da Vincenzo Napoli, durò 3 mesi, scatenando l'ira del governatore Vincenzo De Luca, che non lesinò strali ai vigili in lotta, etichettandoli come geishe. «Questa vertenza dura da mesi con continui rilanci sbottava nel 2015 De Luca - hanno avuto l'aumento dei buoni mensa, dei tempi di vestizione evidentemente complessa vista la richiesta, sono stati stanziati 300mila euro per gli straordinari per il periodo di Luci d'Artista. Hanno avuto l'aumento dei buoni pasto, passati da tre a cinque. Hanno avuto l'aumento dei tempi di vestizione, mezz'ora ogni turno, 15 quando si va e 15 quando si esce. Evidentemente disse caustico De Luca la vestizione dei nostri vigili è complessa: si vestono come le geisha quando mettono il kimono». Dopo sei anni, la battaglia per la vestizione condanna al Comune un risarcimento di oltre mezzo milione di euro.

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