Mena, due figli e amori sbagliati: sotto casa la scritta «Ti amo»

Mena, due figli e amori sbagliati: sotto casa la scritta «Ti amo»
di Nello Ferrigno
Lunedì 9 Aprile 2018, 10:05 - Ultimo agg. 16:00
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NOCERA INFERIORE - Filomena, Mena come la chiamano tutti, ieri mattina era seduta in una stanza del commissariato di polizia in via Giovanni Falcone a Nocera Inferiore. Capo chino, volto seminascosto dal cappuccio di un piumino, aspettava di essere sentita dagli investigatori. È entrata nella stanza in silenzio, accompagnata da un agente. Ha raccontato la sua verità finita in un verbale che è ora nelle mani del sostituto procuratore Roberto Lenza. Prima di lasciare il commissariato, quasi a schernirsi, avrebbe detto a chi l'accompagnava perché tutto questo?. Poi è andata via coprendosi interamente il capo con quel cappuccio di piumino rosso in una macchina civetta della polizia. Ha cercato di nascondere il suo dolore e il suo sconforto di un destino che le è contro e che la perseguita da sempre nelle relazioni sentimentali. Ha 37 anni, un bel viso da ragazzina raccolto in una chioma di capelli lisci e scuri, un neo sull'angolo sinistro della bocca. «Sulla sua strada racconta un amico che è stata con lei dalle scuole elementari alle medie ha sempre trovato uomini sbagliati».

Ha alle spalle un matrimonio fallito, unione che le ha dato però la gioia di una figlia che oggi ha 16 anni. Poi una relazione con il titolare di un istituto di vigilanza, altra coincidenza in una storia davvero complicata. Sono rimasti insieme un paio di anni. È arrivato un altro bambino. Sembrava la volta buona. Ma anche questa relazione è naufragata. Si chiude in se stessa. Torna a vivere in via Fiuminale, luogo della tragedia, accolta dalla sua famiglia fatta da persone che da sempre lavorano la terra.
 
Siamo al quartiere Cicalesi, una volta periferia agricola di Nocera Inferiore. È una zona cresciuta a dismisura con villette a schiera, scuole e uffici pubblici. Al civico 23 c'è la casa dove la famiglia la sta proteggendo anche in queste ore di gran trambusto. Di fronte, su un muro grigio la scritta Mena ti amo con le iniziali FS, quelle della vittima. Al di là di un cancello bianco semi scrostato c'è un'abitazione su due livelli. È fatta con mattoni di tufo, senza intonaco. Ad affacciarsi al balcone è la figlia della donna. Sono passate 12 ore dal dramma. Come sta la mamma?, le chiediamo. Non risponde rifugiandosi all'interno. Dopo pochi secondi esce un uomo anziano. È il nonno di Filomena. «Mia nipote è sotto choc. Non vuole parlare. Siamo tutti addolorati per quanto accaduto. Non meritava tutto questo». La relazione con Fabrizio Senatore è certamente quella più dolorosa. «Era molto geloso ma anche violento», aveva detto alla polizia quando decise di denunciarlo per stalking. L'uomo, che non accettava il suo diniego, l'avrebbe minacciata. «Non vedrai più nemmeno i tuoi amici», le avrebbe detto. All'inizio sembrò accettare quei modi rudi dell'uomo. Poi, stanca, dopo essere stata picchiata un paio di volte, decise di farlo allontanare dalla sua vita. Per questo motivo Fabrizio Senatore era agli arresti domiciliari.

Ma non è servito. Filomena nell'ultimo periodo aveva iniziato a lavorare in un ristorante della città. «È una grande lavoratrice ha precisato il suo datore di lavoro educata, rispettosa, allegra, mai una parola di troppo». «L'ho incontrata recentemente ha raccontato un suo amico mentre andava a lavorare. Era serena. L'ho invitata a prendere un caffè in un bar del corso. Mi ha detto che voleva rifarsi una vita dopo tre cocenti delusioni. È una ragazza educata, senza grilli per la testa. Mai nessuna illazione su di lei. Il tempo libero lo trascorre con i figli a cui è molto legata. È stata anche guardia ambientale volontaria. Mena è stata davvero sfortunata». Recentemente aveva conosciuto Domenico Senatore, la guardia giurata, anche lui con alle spalle un matrimonio fallito, una separazione in corso, sembra, alquanto turbolenta. Si sarebbero visti un paio di volte. «Erano soltanto amici, si sono incontrati per un caffè due volte. Tra di loro non c'era alcuna relazione», ha precisato l'avvocato Armando Lanzione che difende l'uomo accusato di omicidio.

L'altra notte è stata lei a chiamare per prima la polizia.

Ha raccontato di un incidente stradale sotto casa sua. La seconda telefonata arrivata in commissariato è stata fatta da Domenico, parlava di un tentativo di rapina. Forse tra i due stava nascendo qualcosa. Ma il destino, ancora una volta, le si è messo contro. Sfortunata. Nonostante quel neo nell'angolo della bocca, molti simile a quello dell'attrice Cindy Crawford. Per i cinesi è segno di generosità e di fortuna. Per Filomena non è stato così.

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