Bailo Modesti, l'archeologo ambientalista:
ricordi e donazione del Fondo a Pontecagnano

Bailo Modesti, l'archeologo ambientalista: ricordi e donazione del Fondo a Pontecagnano
di Carla Errico
Sabato 12 Maggio 2018, 22:50
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«E mi perdo nel vuoto di un sogno/dolce e sereno/ridendo di chi/non conosce la forza/dell’anima strana/che porto con me».
Un’anima strana è la storia, e la rivoluzione gentile, dell’archeologo/ambientalista Giancarlo Bailo Modesti. Gianni - così per chiunque abbia condiviso pezzi di vita con lui - non potrebbe raccontarsi meglio di come fa nei suoi versi: “anima strana” impegnata a far combaciare frammenti di passato e sogni di futuro, con la disciplina della ricerca, la pacatezza dell’intelligenza, il guizzo dell’ironia.
A Pontecagnano Faiano, il luogo in cui scelse di vivere, hanno molti motivi per ricordarlo. Qui, semplicemente, Bailo Modesti ha (ri)scoperto la storia dell’archeologia locale e ha fondato Legambiente. Passioni gemelle, come dirimpettai sono oggi il Museo ed il Parco eco-archeologico, entrambi simboli e sintesi dell’ingegno del docente dell’università Orientale di Napoli approdato da Milano, dopo gli studi e il ‘68, tra «gli Etruschi di frontiera» che abbandonò soltanto per andare a chiudere gli occhi in terra madre, nel 2008. Sicchè è qui, nei luoghi cui Bailo Modesti ha dato vita e senso di memoria storica, che l’architetto ambientalista sarà ricordato a dieci anni dalla scomparsa. L’appuntamento è per domenica 13 maggio, e non ha la ritualità dell’omaggio a chi non c’è più. Semmai, il contrario. Non gli altri a ricordarlo, bensì egli stesso a rammentare, con le opere e i giorni della sua attività di intellettuale completo, il segno vivo e vitale del suo lavoro per la storia di Pontecagnano. 
L’idea è frutto dell’intelligenza creativa di Daniela Sibilio, moglie e compagna d’avventure culturali di Gianni, e di Gina Tomay, la direttrice che sta trasformando il Museo archeologico in fucina pulsante di attività. Dunque, un percorso «sulla ricerca di Gianni Bailo Modesti». Si comincia alle 10, con una «visita esperenziale» condotta da Valeria Valerio col metodo del “visual thinking strategies”: una sorta di lezione interattiva in cui il pubblico viene chiamato a percepire, esprimersi ed interagire prima di ascoltare l’interpretazione dello specialista. Si parte dalla cultura del Gaudo: la preistoria di Paestum e di Pontecagnano, su cui, sottolinea con orgoglio Sibilio, «Gianni ha scritto un testo imprescindibile, punto di riferimento per gli studiosi». In vetrina i reperti di età eneolitica (3.500-2.800 avanti Cristo) e la ricostruzione della “tomba a corticella” che fu l’ultimo lavoro di Bailo Modesti per il museo. «Un Museo aperto, a disposizione degli studiosi, dove si espone e si fa ricerca - rimarca la direttrice Tomay - Bailo Modesti partecipò alla progettazione e all’allestimento, coordinati da Giuliana Tocco. Un museo che oggi raccoglie testimonianze di qualcosa come 10mila tombe scavate: pochi siti hanno tanta ricchezza». E di ricchezza parla la vetrina successiva, quella della “principessa di Pontecagnano” vestita come una dea e piena di analogie con le sepolture nobiliari in Etruria: un corredo di monili di stupefacente pregio, gioielli, oggetti in bronzo per il sacrificio, addirittura un carro smontato e deposto nella tomba. Qui il richiamo a Bailo Modesti porta in Irpinia, dove l’archeologo documentò nel ‘76 la «donna di Bisaccia» in abbigliamento da parata. Donne celebrate con lo stesso rituale degli uomini, «donne che hanno un ruolo nella società di riferimento - Sibilio e Tomay lo affermano con forza - e capaci di cambiare l’economia delle loro comunità, come testimoniano gli uncini per la lana presenti nei corredi». Un salto nel tempo e nello spazio per arrivare al santuario scavato a Pontecagnano a sud dell’autostrada: qui, tra VI e IV secolo a.C., la cultura etrusco-sannitica rivela vasi per libagioni dedicate a Demetra. Poi appare la coppa di bucchero con la scritta Amina, e il tempo si ferma a cercare in quelle cinque lettere il nome possibile della città degli Etruschi di frontiera. «Anche se oggi prevale l’interpretazione che con Aminea s’indicasse l’intera zona», avverte Tomay. La ricerca continua, mentre il viaggio con l’archeologo ambientalista approda alla biblioteca del museo. Qui, alle 12, è prevista l’inaugurazione del «Fondo Giancarlo Bailo Modesti»: i testi donati dalla famiglia - i figli Alessandra, Roberta e Valerio, la nipotina Danielle oltre alla moglie Daniela Sibilio - diventano patrimonio collettivo e caposaldo di una ricerca in progress, aperta a studiosi e studenti (che già arrivano da molti atenei) ed alla raccolta di nuove pubblicazioni. Infine, a chiudere la mattinata e il percorso «con» Gianni, il passaggio al parco eco-archeologico, dove verrà ricordata l’esperienza pionieristica di Legambiente a Pontecagnano. Paladini del territorio sì, ma non arroccati a guardia del passato, piuttosto artefici e custodi di un laboratorio di storia e natura che continua a parlare di futuro. Con l’impronta di un’”anima strana” felicemente divisa tra archeologia e ambientalismo.
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