Revenge porn, i minori dal gip
sì al piano di recupero sociale

Revenge porn, i minori dal gip sì al piano di recupero sociale
di Petronilla Carillo
Venerdì 17 Settembre 2021, 06:40 - Ultimo agg. 20:21
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Mood adolescenziale. Nessuna finalità commerciale. Lo hanno precisato bene ieri mattina, dinanzi al gip del tribunale dei Minori Piero Avallone, i due ragazzini collocati in comunità per revenge porn aggravato da condotte di detenzione, diffusione e commercializzazione di materiale pedopornografico. I due, un sedicenne e un diciottenne, entrambi difesi dall’avvocato Cecchino Cacciatore, hanno dimostrato grande disponibilità nell’affrontare l’interrogatorio e saranno presto inseriti in un programma di recupero sociale. Tutto ciò mentre proseguono le indagini degli uomini della polizia postale e della polizia giudiziaria presso la procura dei Minori di Salerno per individuare tutti i componenti dei gruppi chat e dei canali telegram dove vengono condivisi i file pedopornografici tra giovanissimi. I fatti contestati ai due ragazzi risalgono a due anni fa, quando entrambi erano più piccoli. E coinvolgono una serie di altri minori, soprattutto ragazzine che si erano prestate a girare video e scattare foto per uso personale con i loro fidanzatini e che, invece, sono finite in una lista-book pronte ad essere immesse in rete in base anche alla loro età e alle richieste della piattaforma. 

Video

Le indagini sono partite proprio dalla denuncia di una di queste vittima, all’epoca dei fatti 14enne e fidanzata con il ragazzo più grande.

Entrambi erano amici dell’altro indagato. È stato proprio quest’ultimo a comunicare alla stessa che c’era un suo video che circolava su telegram e whatsapp. Un video, a detta sua, diffuso dal suo ex fidanzato. A prova di ciò, il 14enne le mostrò anche il messaggio. Ma quel video, in cui lei è ripresa mentre svolge attività di autoerotismo, era stato pubblicato sulle piattaforme della messaggistica istantanea proprio da lui, dall’allora quattordicenne che le aveva fatto la soffiata. Anzi, era stato barattato con altri video pedopornografici su alcuni canali dedicati, come «stupro tua sorella». È iniziato allora l’inferno per la giovane: quel video è arrivato anche sul cellulare del suo attuale fidanzato mentre sui suoi contatti social in tanti inveivano contro di lei appellandola come una poco di buono. Tutto è andato avanti per due anni fino a quando la ragazza ha trovato il coraggio di denunciare il suo ex fidanzato. Step dopo step i poliziotti informatici sono riusciti a ricostruire una vasta rete di collegamenti chat tra ragazzi dove avvenivano scambi di mail. Alcuni gruppi erano stato creati proprio dagli indagati, altri comprendevano anche quasi quattromila utenti. Tutti i protagonisti di questa vicemda, altro dettaglio importante, appartengono a famiglie della Salerno bene. Contestualmente all’attività giudiziaria si sta anche cercando di bloccare la diffusione del video messo in rete per garantire il diritto all’oblio della vittima. Procedura molto complessa dal momento che non tutte le piattaforme social sono collaborative e, soprattutto, le norme diverse da Paese in Paese e le piattaforme hanno sede furi dall’Italia.

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