LA RICOSTRUZIONE
Per capire la vicenda, che alimenta polemiche mai spente e riporta sotto i riflettori le recenti elezioni che hanno visto contrapporsi tre liste (quella uscente facente capo all’ex presidente Silverio Sica, quella guidata dall’attuale presidente Paolino e quella di Alternativa forense), occorre dare uno sguardo alle precedenti consiliature. L’avvocato Paolino ha ricoperto, nella consiliatura 2015/2018 e in quella immediatamente precedente, la carica di Consigliere segretario. Il periodo di funzione effettiva è stato esercitato dall’avvocato Paolino ininterrottamente dal 7 febbraio 2015, data della proclamazione, fino al 19 luglio 2019, data di proclamazione del successivo nuovo Consiglio dell’ordine. «Considerato che la scadenza naturale del mandato consiliare è di 4 anni solari – affermano gli avvocati ricorrenti – la consiliatura di fermo cui l’avvocato Paolino era obbligato, al fine della possibilità di ricandidarsi, è di durata inferiore a quella legale e solare, essendo stata ridotta a 3 anni e 5 mesi circa». Nel ricorso si fa riferimento al principio affermato dalla Corte Costituzionale e dalle Sezioni Unite basato sulla necessità che «il termine legale della consiliatura di fermo (pari a 4 anni solari) dopo i due mandati consecutivi, garantisca quel ricambio necessario ad evitare il consolidamento di rapporti con l’elettorato attivo». Il ricorso non è stato certo un fulmine a ciel sereno dopo una campagna elettorale particolarmente tesa e dopo la stoccata del presidente uscente Silverio Sica in riferimento alla lista Paolino – avvocato amministrativista – formata da un’unica penalista: dal verbale di adunanza della commissione elettorale si evince che tre commissari avevano proposto l’esclusione del candidato Paolino per non aver rispettato il periodo di fermo di una consiliatura almeno corrispondente all’ultimo dei due mandati consecutivi espletati. Messa ai voti, la proposta di esclusione della candidatura fu respinta con sette voti favorevoli all’ammissione e cinque voti contrari. A rischio c’è quindi l’intero consiglio insediatosi ufficialmente lo scorso 19 gennaio.
LE NOMINE
Le nomine, avvenute tutte a maggioranza e non all’unanimità, hanno consacrato in veste di presidente l’avvocato Paolino, vicepresidente l’avvocato Alberto Toriello; segretario Giovanni Allegro; tesoriere Brunella De Maio. Al momento nessuna carica è stata conferita alla più eletta Paola Ianni (per lei 1817 voti) che siede in consiglio al fianco degli altri colleghi della lista Paolino e dei sette della lista “Uniti per l’avvocatura” guidata dal presidente uscente Silverio Sica. Il ricorso è stato quindi notificato anche agli avvocati Clara Altieri, Rino D’Alessio, Angelo Dente, Marco Granese, Titti Iorio, Sarel Malan, Stefano Salimbene, Stefania Vecchio, Giuseppe Vitale, Silverio Sica, Valerio Iorio, Ersilia Trotta, Luigi Palmieri, Clementina Tozzi, Carmen Maria Piscitelli e Giovanni Sofia. «Non ritengo sia opportuno commentare il contenuto del ricorso – afferma l’attuale presidente Gaetano Paolino – ma sono estremamente sereno e fiducioso anche perché, da qualche giorno, il Consiglio Nazionale Forense si è pronunciato su questioni analoghe, richiamando i principi generali enunciati nel 2021 dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale».