Santamaria e Barra al Campus:
«Il nostro romanzo a quattro mani»

Santamaria e Barra al Campus: «Il nostro romanzo a quattro mani»
di Barbara Landi
Martedì 22 Ottobre 2019, 14:59
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Due sguardi differenti, due identità artistiche e professionali, due scritture complementari. «Ci siamo incontrati in questa ricerca di verità», sottolineano la giornalista Francesca Barra e l’attore Claudio Santamaria. Ospiti dell’università di Salerno nell’ambito della rassegna DLiveMedia, si confrontano con i giovani durante la presentazione del volume «La giostra delle anime». «Un libro onesto, che fa pensare, che spinge a guardare nel profondo di se stessi – spiega Barra - È un primo esperimento dichiarato di scrittura a 4 mani di un uomo e di una donna. Parte da un grande lavoro di ricerca sulla magia, si parla di Basilicata, orfanotrofi, riscatto, per cui è una storia che appartiene a tutti noi».

«Amore, sopruso, voglia di riscatto, di ricerca di identità e di ritrovare le proprie origini e di affrontare i propri mostri. Temi universali che conquistano e toccano lo spettatore facendogli scoprire qualcosa di nuovo», insiste Claudio. E dal libro in futuro anche un movie, come anticipa l’attore: «Deve diventare un lungometraggio, assolutamente. Per me è un’opera prima, Francesca è al suo nono libro. Un’esperienza meravigliosa con un ottimo maestro. Nasce dallo studio sulla magia, dalla nostra passione per il mondo dell’occulto e per il thriller è nato un romanzo potente grazie proprio a queste diversità. Le suggestioni della nostra infanzia, le storie delle nostre nonne sulla “masciara lucana” intrise di racconti magici. La Basilicata è sempre stata considerata terra di maghi, per cui siamo andati a ricercare diversi testi antropologici e delle tradizioni culturali». Confessa il suo amore per l’horror “Profondo Rosso”, tra i 5 film della sua vita per fotografia, scenografia, tecnica attoriale e aggiunge: «Il nome non vale per niente. Devi guadagnarti la fiducia del lettore, del pubblico. In Italia non si perdona mai il passaggio da una disciplina artistica all’altra, al contrario di altri paesi come l’America».

Dal 24 ottobre, Santamaria sarà anche al cinema con il film di Gabriele Salvatores «Il mio folle amore»: un viaggio a ritroso nella filmografia del cineasta on the road. «Un viaggio tra padre e figlio, emotivo e toccante, con la lacrima dietro l’angolo, ma anche tante risate e uno strepitoso Diego Abatantuono», racconta. È un feeling fortissimo, quello che emerge tra i due autori, coppia anche nella vita. Un dialogo intenso, costante, condotto dal direttore artistico Roberto Vargiu e dal presidente dell’Adisurc Domenico Apicella. Raccontano la genesi del romanzo, l’ispirazione, gli aneddoti, curiosità. «No comment», invece, alle domande di politica. Due sguardi, soprattutto: la cronista diffidente e l’attore incuriosito. E ancora reti di protezione che rassicurano fin quando non vengono svelate, deboli sotterrati sotto la macchina del fango, bullismo e conflitti interiori, divinazione e salti temporali. Stimolante il metodo di scrittura, secondo Francesca: «Io la pancia, lui la mente. Possiamo essere un “noi” perché abbiamo due forti identità. Fin da piccola, dalle elementari, sognavo di fare la scrittrice. Aprire questo spazio a Claudio è stato un atto di fiducia, non solo per amore, ma perché ero convinta che avesse un talento inespresso. Essere due teste pensanti: è questo il punto di partenza», avverte Barra».
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