Sparatoria al Garden Bar di Nocera,
la Cassazione annulla la sentenza

Sparatoria al Garden Bar di Nocera, la Cassazione annulla la sentenza
di Nicola Sorrentino
Venerdì 28 Maggio 2021, 06:25 - Ultimo agg. 19:40
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Sparatoria nei pressi di un bar del centro di Nocera Inferiore, la Cassazione ha annullato la condanna ad 8 anni e 6 mesi di carcere per un 36enne ucraino. Una delle persone che lo accusò - secondo la difesa - avrebbe dovuto essere imputato e non sentito come testimone. Una tesi accolta dalla Suprema Corte, che ha dunque ravvisato dei vizi nella sentenza d’appello, fissando così un nuovo processo dinanzi ai giudici presso il tribunale di Napoli. I fatti risalgono al 7 maggio 2018, a Nocera Inferiore, a seguito di una rissa tra diverse persone di nazionalità ucraina. La stessa ipotesi di rissa, avrebbe fatto venire meno lo status di testimone di una delle persone che aveva testimoniato contro l’imputato, rendendo così nulla la sua testimonianza e di conseguenza l’assunzione della prova.

Per comprendere la genesi di quella rissa, durante la quale I.P.

sparò diversi colpi di pistola nei pressi di un bar affollato di Nocera, il «Garden Bar», bisogna tornare al giorno prima, al 6 maggio, quando a Scafati due ragazzi minorenni, di nazionalità romena, furono coinvolti in una rissa con un gruppo di ucraini nei pressi di un bar. Secondo le indagini della Procura, uno dei due ragazzi sarebbe stato schiaffeggiato dall’imputato. In una fase successiva, il gruppo di minori riferì la circostanza ai propri familiari, che fissarono un incontro a Nocera Inferiore, nei pressi del Garden Bar, per «chiarire la vicenda». Quando le due parti si incrociarono nei pressi del locale, in quel momento affollato di persone, fu il caos. L’imputato fu accusato di aver sparato almeno tre volte contro lo zio dei due minori. I proiettili lo raggiunsero all’area sottombelicale e vicino al pube. Per lui fu necessario l’intervento di un’ambulanza. Quella sparatoria sarebbe stata appunto il risultato di una seconda rissa, scoppiata a Nocera Inferiore. La vittima ferita dai colpi d’arma da fuoco fu trasferita all’ospedale di Castellammare di Stabia, mentre i carabinieri diedero inizio ad una caccia all’uomo. Giunti al domicilio dell’imputato, i militari trovarono una pistola semiautomatica modello Browining, calibro 7.65, riposta nella parte retrostante del bidet del bagno dell’appartamento, in un’intercapedine ricavata nelle parete. A seguire, una carta d’identità falsa, con altre generalità che non rispondevano a quelle dell’imputato e 48 banconote dal valore di 4.800 euro, false. Tutte circostanze che valsero l’accusa a I.P. di detenzione illegale di arma da fuoco, ricettazione, porto di arma in luogo pubblico, possesso di documenti falsi e banconote e tentato omicidio, riqualificata poi in lesioni. La difesa è rappresentata dall’avvocato Vincenzo Calabrese. Grazie alla sua istanza, i giudici di Cassazione hanno annullato la condanna in appello e disposto un nuovo processo presso la Corte d’Appello di Napoli.

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