Spigolatrice di Sapri, lo scultore:
«Amo le sue forme, la rifarei»

Spigolatrice di Sapri, lo scultore: «Amo le sue forme, la rifarei»
di Antonio Menna
Mercoledì 29 Settembre 2021, 12:00 - Ultimo agg. 30 Settembre, 07:15
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Un risultato lo ha già ottenuto, la polemica sulla statua dedicata, sul lungomare di Sapri, alla Spigolatrice col fondoschiena più palestrato che campagnolo: una straordinaria pubblicità per il luogo, l'opera e l'artista, visto che è già cominciato il pellegrinaggio dei selfie che, ovviamente, puntano l'obiettivo con precisione sul primo piano incriminato. «Le critiche che mi sono state mosse sono occasione per far conoscere la mia ricerca artistica», aggiunge serafico, con un filo di timidezza, lo scultore cilentano Emanuele Stifano, da mesi al lavoro sulla statua di bronzo dell'eroina dei versi di Luigi Mercantini per la spedizione di Carlo Pisacane, e da 48 ore nell'occhio di un ciclone che lo sta sottraendo alla sua vita appartata di artista nell'interno cilentano. «Ho letto di tutto continua - dalle insinuazioni più leggere ad accuse più esplicite. Ma io sono una persona molto riservata, e soprattutto rispettosa di tutti quelli che mi circondano». Intanto, però, la polemica sale e fa a pezzi, blocco per blocco, tutta l'opera, nell'estetica e nella poetica, nelle linee e nel profilo storico, e anche un po' lo scultore, autore poco tempo fa di una statua in bronzo di due metri, altrettanto svestita (ma senza polemiche) del nocchiero (maschio, stavolta) di Enea, Palinuro, collocata proprio all'ingresso della cittadina cilentana con grande soddisfazione da parte di tutti. 

Modelli femminili stereotipati, è l'accusa reiterata anche ieri. Sessismo, velinismo, eccetera. «Uno schiaffo - ha tuonato la senatrice Pd, Monica Cirinnà, che ha chiesto la rimozione dell'opera - Questa statua della Spigolatrice nulla dice dell'autodeterminazione di colei che scelse di non andare a lavoro per schierarsi contro l'oppressore borbonico». Stessa linea anche dall'ex presidente della Camera, Laura Boldrini («Ma come possono perfino le istituzioni accettare la rappresentazione della donna come corpo sessualizzato? Il maschilismo è uno dei mali dell'Italia»), e dalla deputata ambientalista del Gruppo misto, Rossella Muroni («dov'è in quella immagine la donna che lavorava duramente nei campi?»). Più ampio il ragionamento di Chiara Savettieri, ricercatrice in Storia della Critica d'arte all'Università di Pisa. «La Spigolatrice è una donna umile e coraggiosa, che sposa la causa antiborbonica e che sfida anche la consuetudine per cui gli uomini combattono e le donne stanno a casa. Quindi, indipendentemente dal fatto che dal punto di vista storico l'artista non l'ha raffigurata correttamente, non ha centrato il soggetto. Vorremmo vedere una donna coraggiosa, anticonvenzionale, e invece vediamo una pin up simile a quelle di certe trasmissioni Tv». «Non è mai il corpo nudo il problema replica la scrittrice Viola Di Grado -, ma l'usarlo (senza saperlo) per svilire tutto il resto, per metterlo in sottofondo.

Ecco perché qui non si parla certo di arte, ma di glutei impugnati come un'arma impersonale contro le donne». La critica è quella molto corpo, poca storia -, e proviene soprattutto dalle donne. Quella immagine è troppo procace, troppo allusiva, troppo fisica. Ma per alcuni anche troppo banale e di cattivo gusto. Insomma, un disastro. 

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«Il corpo della donna accende il dibattito più facilmente di quello dei maschi - replica lo scultore Stifano, rischiando di accendere un altro fuoco - Ma per me non vi è differenza tra i sessi. Sull'epoca della spigolatrice mi sono documentato; ho fatto ricerche sul tipo di lavoro, sugli abiti, ho consultato altre opere d'arte figurativa. Ma non era mio interesse artistico realizzare un'opera che fosse fedele rappresentazione di un lavoro, di un abito, di una calzatura. L'arte può alludere a un'epoca, a un episodio, a un sentimento e lo può fare in modo libero. Il corpo umano è per me fonte continua di ispirazione. Studio l'anatomia, per osservare il corpo con tutte le sue sfumature». I modelli culturali, per un verso. La libertà di espressione artistica, per un altro verso. In mezzo c'è un dibattito politico acceso da prima che interroga il potere e l'immaginario maschile. «Io non sono né uno storico né un politico ribatte l'artista -, sono uno scultore e in quanto tale amo le forme, le linee, le luci e le ombre. Per me è stato naturale mettere al centro la fisicità, e da quella raccontare la Spigolatrice del Mercantini». Insomma, tomo tomo, con tutta la sua mitezza, lo scultore autodidatta cilentano che lavora soprattutto il marmo con incursioni nel bronzo e nella terracotta difende senza arretrare la sua opera, e soprattutto il diritto a rappresentare liberamente il suo immaginario artistico. Lui, la spigolatrice la vede così, e così la vuole rappresentare. «Io vedo tutto il corpo come veicolo di bellezza e armonia con la natura conclude- È impossibile non cogliere la bellezza del corpo, quando poi si tratta di una donna giovane è ovvio che debba avere le forme di donna giovane. Dovessi scolpirla di nuovo, adesso, dopo le polemiche? La rifarei così, non coprirei neanche un centimetro di pelle. Anzi lascerei intravedere anche più».

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