Il pm e lo striscione anti-Salvini:
«Non ha impedito il comizio»

Il pm e lo striscione anti-Salvini: «Non ha impedito il comizio»
di Petronilla Carillo
Venerdì 5 Luglio 2019, 06:10 - Ultimo agg. 06:19
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«La semplice esposizione di uno striscione non può essere considerato un episodio di turbativa elettorale ed infatti tale condotta non ostacola ne impedisce in alcun modo lo svolgimento del comizio». Lo scrive il sostituto procuratore Maurizio Cardea nella sua richiesta di archiviazione per gli indagati accusati di aver esposto uno striscione anti Lega fatto poi rimuovere dagli uomini della Digos presso l’abitazione di una signora nei pressi di piazza Portanova, nel giorno del comizio elettorale del ministro degli Interni Matteo Salvini lo scorso maggio. Una posizione fatta propria, ricordiamo, anche dal gip Marilena Albarano che lo scorso 24 giugno ha accolto la richiesta del pm. Ora, a distanza di qualche giorno, escono fuori gli atti e le motivazioni di quella decisione.

I magistrati sono entrambi concordi nel ritenere che «la polizia giudiziaria era preoccupata per eventuali reazioni di sostenitori della Lega - si legge nelle carte - ma occorre rilevare che l’articolo 21 della Costituzione garantisce la libera manifestazione del pensiero e anche il dissenso rientra tra le forme di manifestazione del pensiero mentre invece reazioni scomposte a tale manifestazione avrebbero queste si costituito reato». E non solo. Se quindi «La Digos evidenziava la presenza di facinorosi che in precedenza avevano cercato di portarsi sulla piazza per manifestare contro Salvini» è anche vero, si sottolinea nelle carte che «non risulta assolutamente che tra costoro vi fosse il Riviello il Perrusso e la Gobbato».

In realtà, ma questo si è appreso dalla richiesta di archiviaizone, gli indagati non erano soltanto Ennio Riviello e Giampietro Perruso, i due giovani uomini che avevano chiesto ad una signora residente nei pressi di piazza Portanova, di poter esporre lo striscione «Questa Lega è una vergogna», ma anche Silvana Gobbato, la proprietaria di casa la quale, in un video poi diffuso su internet, compare mentre reagisce con gli agenti della Digos. «In sostanza - scrivono i magistrati - agli indagati è ascrivibile la sola esposizione dello striscione. Tuttavia è da ritenere che il reato si consuma non per mezzo di una qualsiasi manifestazione del pensiero ma per il tramite di una condotta che di fatto impedisce il regolare svolgimento del comizio».
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