Angelo Vassallo si confidò:
«So cose che non dovevo conoscere»

Angelo Vassallo si confidò: «So cose che non dovevo conoscere»
di Petronilla Carillo
Lunedì 5 Settembre 2022, 23:55 - Ultimo agg. 7 Settembre, 07:25
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«Angelo Vassallo mi confidò di avere delle grosse preoccupazioni e mi disse testualmente: “ho visto e sono venuto a conoscenza di cose che sarebbe stato meglio non sapere e non vedere. Vogliono portare la camorra nel Cilento ed io farò di tutto perché ciò non avvenga, ho paura che mi fanno fuori, tengo paura che mi fanno fuori. Torno a casa sempre prima di mezzanotte, non faccio mai le stesse strade e non mi fermo con chiunque incontro per strada, anche se è un amico”. In effetti, conoscendo bene Vassallo, caratterialmente molto forte rimasi molto colpito dall’espressione dei suoi occhi che trasmettevano paura e timore. Era molto scosso e mi sembrava avesse perso tutta la sua sicurezza In definitiva mi parve indifeso e spaventato». È quanto ha raccontato agli inquirenti della procura di Salerno, oggi diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli che ha dato nuovo sprint all’inchiesta sull’omicidio del sindaco di Pollica, Domenico Vaccaro, all’epoca consigliere comunale di Lustra un piccolo paesino cilentano e in passato anche consigliere presso la comunità montana Alento-Monte Stella insieme ad Angelo Vassallo. 

I due si erano incontrati, secondo il racconto di Vaccaro, il 22 agosto del 2010, poche settimane prima del suo assassinio. Del timore di essere ucciso, il primo cittadino non faceva mistero con le persone a lui vicine. Al procuratore Alfredo Greco, suo amico, aveva confidato di aver scoperto il traffico di droga sul porto di Acciaroli e, soprattutto, di non avere molta fiducia nei carabinieri di Pollica e di Vallo della Lucania tanto da chiedere una sua intercessione per avere un contatto con il comandante della compagnia di Agropoli Raffaele Annicchiarico. La sera prima del loro appuntamento ad Agropoli, però, il sindaco fu ucciso. Tra le persone di fiducia a cui Vassallo aveva confidato le sue paure, e anche lui teste chiave delle indagini, Pierluca Cillo, il quale, poche ore dopo l’omicidio confidò ai familiari del sindaco i sospetti dello stesso sul traffico di droga e sui rapporti con la camorra del tenente colonnello Fabio Cagnazzo e degli imprenditori locali, i fratelli Palladino.

Ricordiamo che al momento sono nove le persone iscritte sul registro degli indagati a vario titolo. Cillo, che fu anche picchiato dall’ufficiale dei carabinieri, nel corso delle indagini, però, iniziò - così come raccontato da alcuni testimoni - a «raffreddarsi» un po’ ritenendo che, durante l’escussione da parte degli investigatori, non sarebbe stato trattato bene. Anzi, subito dopo subì anche una perquisizione. 

Ci sarebbe anche un’altra persona, sentita dall’allora capo della Squadra mobile di Salerno, Claudio De Salvo, a stringere il cerchio intorno a Fabio Cagnazzo, ai militari dell’Arma Luigi Molaro e Lazzaro Cioffi e ai fratelli Palladino. Un professionista il quale, dopo aver ascoltato una conversazione tra di loro, non avrebbe più avuto dubbi ed avrebbe detto ad un amico che lo aveva visto molto agitato «sono stati loro, sono stati loro...». Una persona che, come si legge nell’informativa dei Ris, sarebbe stata definita dal dirigente della polizia «degna della massima fede, tra l’altro evidentemente affezionato a Vassallo». «A casa di uno dei fratelli Palladino - si legge nella carte dell’inchiesta dalla verbalizzazione del poliziotto - quello sposato, mi sembra che sia Domenico, si parlava dell’omicidio Vassallo. Ad un certo punto la moglie di Palladino è intervenuta nella discussione ed ha contestato al marito il fatto che aveva accompagnato il colonnello Cagnazzo e il carabiniere Molaro a casa di una persona che abitava in prossimità del luogo dove è avvenuto l’omicidio e che poteva aver visto qualcosa. A tale conversazione il marito della donna (Palladino, ndr) era intervenuto e, piuttosto adirato, l’aveva invitata a stare zitta». Questa circostanza - a detta sempre del dirigente della polizia - aveva particolarmente colpito il super testimone e «da essa aveva poi tutta una serie di deduzioni che lo avevano fatto estremamente preoccupare». Titubante nell’esporre quanto accaduto alla Squadra mobile sia pure in forma riservata, il professionista avrebbe poi riferito che «il colonnello Cagnazzo poteva aver esercitato pressioni sui fratelli Palladino affinché confermassero che il carabiniere Molaro quella sera non si era mai allontanato dal gruppo».

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Intanto, per la commemorazione dei dodici anni dalla morte, ieri Acciaroli ha ospitato sindaci ed Istituzioni. Il Premio Angelo Vassallo (promosso da Comune e Legambiente), dedicato al sindaco pescatore, è andato al primo cittadino di Bacoli, Josi Gerardo Della Ragione. Prima ancora, nel pomeriggio, una messa in memoria di Vassallo all’interno della chiesa nel cuore del porto turistico di Acciaroli, e la deposizione in mare di una corona di alloro sulle note de “Il Silenzio” con la moglie Angelina e i figli. Mentre il sindaco, Stefano Pisani, nel ricordare il suo predecessore, sottolinea: «Speriamo che si arrivi presto ad un processo e ad una verità giudiziaria». In serata arriva anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. 

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