Aborto, l'attacco della Spagna: «Pressioni dell'Italia contro il diritto». Meloni: «Niente lezioni». Ecco cosa sta succedendo

Aborto, l'attacco della Spagna: «Pressioni dell'Italia contro il diritto». Meloni: «Niente lezioni». Ecco cosa sta succedendo
Mercoledì 17 Aprile 2024, 19:50 - Ultimo agg. 18 Aprile, 08:27
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Scontro tra Spagna e Italia sull'aborto. Un emendamento al decreto legge sul Pnrr prevede il coinvolgimento nei consultori di quelle realtà del terzo settore che sostengono la maternità.

Le critiche dalla Spagna

«Consentire pressioni organizzate contro le donne che vogliono interrompere una gravidanza significa minare un diritto riconosciuto dalla legge. È la strategia dell'estrema destra: minacciare per togliere diritti, per frenare la parità tra donne e uomini». Lo ha scritto su X Ana Redondo, ministra per l'Uguaglianza spagnola, come commento a una notizia sui piani del governo italiano riguardanti il coinvolgimento nei consultori di realtà del terzo settore che sostengono la maternità.

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La Meloni: «Madrid non dia lezioni»

«Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti.

Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni all'ANSA, prima di recarsi al ricevimento del re Filippo dei Belgi a Bruxelles, rispondendo a una domanda sulle parole della ministra spagnola per l'Uguaglianza, Ana Redondo, che su X criticava la possibile presenza delle associazioni pro-vita nei consultori.

I motivi dello scontro

L'associazione Pro Vita & Famiglia si tira fuori. «Non abbiamo nessuna intenzione di entrare nei consultori - dice il portavoce Jacopo Coghe -. Ciò non toglie l'urgenza di riportare i consultori al ruolo per cui furono pensati dalla legge 194, cioè luoghi dove le donne possano essere aiutate a trovare alternative concrete all'aborto». Una precisazione che non rassicura affatto le attiviste dei centri e degli ambulatori: «Non c'è solo il movimento Pro Vita & famiglia. I movimenti anti-scelta sono una galassia diffusa e articolata. E hanno una forza economica» tale da poter entrare nei consultori anche «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica», spiega Barbara Piccininni, tra le animatrici del presidio di fronte alla Camera. «Questa proposta è inascoltabile, irricevibile e fuori dalla storia», afferma anche Antonella Veltri, presidente D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza. Al coro si uniscono, con parole nette, numerosi esponenti del Pd, Avs, M5s.

«L'emendamento sui consultori? E' una proposta, la valuteremo - risponde il vicepremier Antonio Tajani -. C'è una legge in Italia che non può certamente essere cambiata» e «non c'è nessuna intenzione» di farlo. Nel partito azzurro, dove lo stesso Tajani ricorda esserci sempre stata «libertà di coscienza» su questi temi, sono molti a non essere entusiasti dell'operazione consultori, ma la linea è di non fare strappi. FdI, che ha presentato l'emendamento, invece, difende l'iniziativa a spada tratta. In Aula il deputato Manlio Messina in Aula chiarisce che «la 194 non si tocca», l'obiettivo è dare alle donne «la possibilità di scegliere tra la morte e la vita. Capisco che alla sinistra, nelle loro sinistre politiche di morte, dà fastidio», l'affondo. Fabio Rampelli ricorda che è proprio la 194 a prevedere che i consultori possano assistere la donna in gravidanza «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all'interruzione della gravidanza. Colpo di scena - la provocazione - il Pd vuole abolire la legge 194»

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