Prostata, troppe vittime:
basta tabù ed equivoci

Prostata, troppe vittime: basta tabù ed equivoci
Mercoledì 31 Marzo 2021, 00:00
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«Il tumore della prostata rappresenta il 3 per cento della causa di morte in Campania, valore più alto di tutte le altre regioni. A differenza del resto d'Italia, dove si osservano circa 30,1 decessi su 100.000 abitanti, in Campania i decessi sono 35 ogni 100.000 abitanti». Giovanni Di Lauro, direttore di Urologia all'ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, traccia la mappa delle neoplasie: «Una maggiore incidenza, il 9 per cento in più, si nota nell'aerea casertana, rispetto alla media regionale. Viceversa, il numero più basso di decessi per il cancro alla prostata si registra nell'Asl di Salerno, ma in generale l'età di insorgenza della malattia si è abbassata di molto, in alcuni casi anche sotto i 40 45 anni». Che fare? «Tutto questo non significa che si debba avere paura - aggiunge Di Lauro - perché la prevenzione può fare moltissimo. Oggi le nuove tecnologie di analisi e di cura, le nuove tecniche chirurgiche con l'ausilio della robotica danno ottimi risultati quasi nel 100 per cento dei casi, in tempi veloci, se la malattia è diagnosticata per tempo».

Testimonial d'eccezione è Francesco Paolantoni, che afferma: «Mi raccomando niente QuiProQuo sulla prostataè un fatto c'a s'adda capì bbuon». L'attore e comico partenopeo anche quest'anno è in prima linea nella campagna «QuiProQuo salute della prostata: stop agli equivoci, sì alla prevenzione», promossa da Europa Uomo Italia onlus e Fondazione Onda.

Paolantoni, già lo scorso anno, è stato protagonista di una serie web incentrata sull'importanza di affrontare insieme con il proprio partner l'argomento. Anche quest'anno, l'artista ha voluto offrire il suo volto e la sua arte a un webspot, ironico già dal nome: «Paolantoni and Friends», nel quale compare in veste di «saggio» e, nel corso di un brindisi augurale di compleanno, invita alcuni suoi amici a superare paure e reticenze e a farsi controllare la prostata. E così, il regalo per il festeggiato è un controllo per il dosaggio del Psa (antigene prostatico specifico).

«QuiProQuo è una campagna che sosteniamo dal 2019 per ragioni che si possono riassumere in due parole: responsabilità e sensibilità sottolinea Giuseppe Maduri, amministratore delegato Astellas Pharma . Una diagnosi di cancro cambia la vita e le prospettive per il paziente: è fondamentale aiutare gli uomini adulti a superare barriere, tabù e resistenze su un tema che ci mette in forte imbarazzo e migliorare la bassa predisposizione a fare diagnosi precoce».

Purtroppo, ancora oggi sono troppi i tabù e troppo pochi gli uomini che dopo i 40 anni si sottopongono a visita urologica (appena il 25 per cento). Il dato emerge da un'indagine di Elma Research. «Abbiamo deciso di promuovere la campagna - spiega Maria Laura De Cristofaro, presidente Europa Uomo Italia Onlus - per sensibilizzare tutta la popolazione, uomini e donne, sull'importanza della diagnosi precoce. È importante che l'iniziativa sia ripartita in un periodo così difficile». Convinta dell'importanza della prevenzione è anche Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda: «Anche in questa seconda edizione uno degli obiettivi di Qui pro Quo è coinvolgere e sensibilizzare la popolazione femminile, perché la salute della prostata dovrebbe essere considerata una questione che investe globalmente la coppia».

Giova ricordare che il cancro della prostata è la neoplasia più diagnosticata tra gli uomini sopra i 50 anni, con oltre 36.000 nuovi casi nel 2020. «Un tumore che, all'esordio, non presenta sintomi spiega Bernardo Maria Cesare Rocco, professore ordinario di Urologia all'Università di Modena e Reggio Emilia quindi attenzione alla dinamica minzionale, che non ci sia sangue nelle urine oppure nel liquido seminale, che non ci si alzi troppo spesso di notte e che l'attività sessuale sia nella norma». Fortunatamente, negli ultimi anni sono stati compiuti importanti progressi nel trattamento farmacologico del tumore della prostata, che è una malattia «ormono-sensibile». «Sono stati messi a punto farmaci ormonali di nuova generazione - dice Massimo Di Maio, professore associato di Oncologia medica all'Università di Torino che riescono controllare anche per lunghi anni la malattia in caso di precedente resistenza alla terapia ormonale di prima linea. Ai progressi farmacologici si è accompagnato un miglioramento della sopravvivenza e della qualità della vita».

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