Abatantuono: «Io, tre figli bamboccioni e Belli di papà»

Abatantuono: «Io, tre figli bamboccioni e Belli di papà»
di Fabrizio Corallo
Lunedì 26 Ottobre 2015, 18:06 - Ultimo agg. 18:13
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Un Diego Abatantuono in gran forma è il protagonista di «Belli di papà», commedia nelle sale da giovedì. Diretto da Guido Chiesa, anche sceneggiatore con Giovanni Bognetti di una vicenda ispirata a quella del film messicano campione d'incassi «Nosotros Los Nobles», il film è la cronaca di una messinscena a fin di bene.



Ad architettarla è Vincenzo Liuzzi (Abatantuono), un ricco industriale, vedovo, tre figli in età tra i 20 e i 25 anni, Chiara (Matilde Gioli), Matteo (Andrea Pisani) e Andrea (Francesco Di Raimondo) che sono la quintessenza di quello che certi stereotipi descrivono come i giovani d'oggi: non hanno voglia di far niente e sono dei parassiti un po' idioti che sprecano soldi e vivono alle spalle del padre. Il socio di Liuzzi, Giovanni Guida (Antonio Catania) lo ammonisce spesso sul pericolo di ragazzi simili. Fino a quando il padre fa credere d'essere fallito e ai tre bamboccioni non resta che rimboccasi le maniche. «Quello che mi ha convinto a fare questo film è stato il poter affrontare con leggerezza il conflitto generazionale, ma non ho mai avuto avversione per la commedia», ha detto Guido Chiesa che da titoli di forte impegno quali «Il partigiano Johnny» e «Lavorare con lentezza» è approdato alla commedia.



«Ma una commedia», spiega, «capace di far divertire, ma anche riflettere, emozionare e persino commuovere».
Gli fa eco Abatantuono: «Sono convinto che se c'è una colpa dei figli, inevitabilmente nasce dai genitori. Il mestiere del genitore è difficile, è un'avventura da vivere con caparbietà e entusiasmo», dice l'attore per il quale «una certa cialtroneria dei personaggi estroversi e sopra le righe dei primi film si è modificata nel tempo, ma mi è rimasta la voglia di raccontare un tipo di italiano che esiste davvero, storie che affondano nella realtà». Nel cast del film anche Francesco Facchinetti, l'ex dj Francesco, al suo esordio nel cinema nel ruolo di Loris, promesso sposo di Chiara, un pr di 40 anni che ha costruito il suo lavoro «raccontando un mare di sciocchezze». «Il cinema? Conserva ancora un grande spazio per la parola e la poesia, si condivide il lavoro con attenzione e spirito di squadra mentre la tv è piena di mestieranti».
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