Aldo: «Senza il Trio per sondare nuove strade»

Aldo: «Senza il Trio per sondare nuove strade»
di Titta Fiore
Martedì 12 Luglio 2022, 09:35
4 Minuti di Lettura

Un pizzaiolo siciliano emigrato a Milano si barcamena tra una famiglia complicata e la banca che minaccia di portargli via il ristorante. Poi un imprevisto familiare lo richiama dopo anni in Sicilia e da qui la sua vita cambierà per sempre. «Una boccata d'aria», la commedia malincomica diretta da Alessio Lauria e prodotta da Groenlandia e Rai Cinema, in questi giorni nelle sale dopo l'anteprima al Festival di Taormina, racconta una storia che potrebbe far parte del vissuto di molti italiani. Dice infatti Aldo Baglio, protagonista per una volta senza gli amici Giovanni e Giacomo del celebre Trio: «In un universo parallelo poteva riguardare anche me».

In che senso, Aldo?
«Mi riconosco per tante cose: dall'essere andato a Milano da ragazzo all'aver avuto successo in una città diversa dalla mia.

E, come il protagonista del film, mi sembra di aver vissuto tutto intensamente. Però lui, Salvo, partendo dalla sua isola perde l'anima e vorrebbe cancellare la Sicilia anche dai ricordi, perché sono troppo amari».

Ma alla fine...
«Alla fine la Sicilia c'è, esiste, bella e appassionata, e ci sarà un riavvicinamento. Non solo sentimentale».

Per lei com'è andata?
«Io l'ho sempre amata, la Sicilia, e nel mio cuore ho pensato tante volte di tornare a viverci. Poi, quando è scoppiato il Covid, ho deciso di farlo davvero. Con la famiglia mi sono trasferito in provincia di Siracusa e ho scoperto un'altra dimensione della vita, la bellezza della campagna. Sono pure diventato un mezzo contadino».

Il suo lavoro di attore ne ha risentito?
«Ma no, avrò sempre un rapporto privilegiato con Milano, con l'aereo in un'ora e mezza sono lì. Ho solo ridefinito il tempo delle cose. Abbiamo fatto una scelta importante che ci ha portato a conquistare una migliore qualità della vita».

Giacomo e Giovanni, cosa ne dicono?
«In questi giorni stiamo girando insieme un nuovo film, sempre con la regia di Massimo Venier: è ambientato al Nord e uscirà per le feste di Natale, s'intitola Il più bel giorno della nostra vita. Non è cambiato niente».

Dopo la prima esperienza «in solitaria» con «Scappo a casa», ha deciso di rimettersi «in proprio» in questo film di cui è anche cosceneggiatore. Com'è andata?
«Volevo sondare nuove strade, avevo bisogno di capire chi sono, che cosa sono capace di fare, se avevo dentro qualcosa di mio da raccontare. Mi è stato cucito addosso un vestito su misura di alta sartoria e mi sono lanciato. Nella vita non si deve mai lasciare mai nulla d'intentato».

In «Una boccata d'aria» l'affianca un cast di prim'ordine, con Lucia Ocone nel ruolo di sua moglie e Giovanni Calcagno in quello di un fratello con cui Salvo ha molti conti in sospeso.
«È un film corale e tutti hanno dato il meglio per realizzare una commedia capace di divertire e di commuovere. Salvo è un uomo pieno di segreti che vengono fuori piano piano e fanno molto ridere, come il suo passato neomelodico testimoniato da un videoclip nascosto nel comodino».

Qual è la differenza tra comicità e commedia?
«La comicità fa parte della commedia e quest'ultima, se strutturata bene, può attingere alla vette della poesia. Recitiamo per emozionare il pubblico e riuscirci è la ricompensa più bella».

Il sodalizio con Giovanni e Giacomo dura da trent'anni e sempre con successo. Com'è cambiata la comicità in tutto questo tempo?
«La comicità non è cambiata, è diverso il contorno, il mondo in cui i comici si muovono. Rispetto ai miei tempi i giovani hanno meno spazio e meno libertà, noi in televisione potevamo fare quello che volevamo, oggi la comicità è diventata seriale».

Nei suoi progetti c'è anche la regia?
«Non ci penso nemmeno. La scrittura sì, mi piace molto, mi diverte scrivere una sceneggiatura e cambiare le scene in corso d'opera, sul set sono sempre al fianco del regista. Ma mettermi dietro la macchina da presa no, è già troppo gravoso quello che faccio. La regia è un impegno enorme, e poi non è il mio mestiere».

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