Alessandro Siani: «Ritorno alla commedia, è un affare di famiglia»

Al cinema «Succede anche nelle migliori famiglie»

Alessandro Siani
Alessandro Siani
di Titta Fiore
Giovedì 21 Dicembre 2023, 12:17 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 07:39
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Tra cinema e teatro, è un momento d'oro per Alessandro Siani: da una parte la regia del musical «Mare fuori» e il ritorno con «Fiesta» nel ventennale dello storico spettacolo; dall'altra il nuovo film, «Succede anche nelle migliori famiglie», nelle sale dall'1 gennaio, che riporta il mattatore uno e trino sulle strade della comicità pura (mentre nel suo futuro c'è il progetto di una serie per una piattaforma e un film «per andare alla radice dei sentimenti»).
Nella storia di «Succede anche nelle migliori famiglie», una scoppiettante commedia degli equivoci, Siani è Davide Di Rienzo, la pecora nera di una famiglia da Mulino Bianco: padre luminare, madre amorevole, un figlio avvocato e una figlia psicologa perfetti in ogni dettaglio. Lui, Davide, si è laureato in medicina con il minimo dei voti, è finito a fare il volontario alla Caritas e, tra una delusione d'amore e l'altra, cerca di condurre una vita tendenzialmente normale. Ma un giorno l'equilibrio della famiglia viene sconvolto dalla morte improvvisa del celebre papà. E dalla reazione imprevedibile della mamma che, tra funerali, matrimoni e colpi di scena, rimescolerà la vita di tutti. Nel cast del film, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano con Rai Cinema, distribuito da 01 in 400 copie, ci sono Cristiana Capotondi, Dino Abbrescia, Anna Galiena, Antonio Catania, Euridice Axen, Sergio Friscia e Sebastiano Somma. Dice Siani: «Voglio far ridere, sono in controtendenza».

In che senso?
«Nel senso che oggi la comicità non va per la maggiore, presenze e incassi segnalano che la curiosità del pubblico si orienta su altri generi.

Io stesso, in passato, ho puntato più volte sulla favola e nell'ultimo film, "Tramite amicizia", anche su un approccio più realistico. Questa volta, invece, ho immaginato una storia familiare piena di colpi di scena, amore e sorprese in un'atmosfera tragicomica e irriverente. Abbiamo lanciato un segnale, magari sarà un segnale di fumo, per ricordarci che la commedia per tanto tempo ha costituito l'ossatura del nostro cinema e ha saputo raccontare il Paese».

La commedia continua ad andare forte sulle piattaforme.
«Vero, magari alla fine di una giornata faticosa la gente vuole sorridere, distrarsi e la commedia è il genere che si presta di più. Noi giochiamo su gag, equivoci, situazioni slapstick che ormai anche gli americani non fanno più dai tempi di "Una notte da leoni", toni più delicati. E abbiamo puntato su un ritmo serrato, di soli 77 minuti, che impedisse al pubblico di distrarsi con le notifiche social».

Il tema della famiglia torna centrale.
«Molti di noi hanno sentito il bisogno di parlare di famiglia, e lo vedremo anche nei film di De Luigi e Pieraccioni. È come se si fosse acceso un faro su questa istituzione che viene vista come un baluardo e di cui si sente sempre più bisogno. Io l'ho raccontata in maniera dissacrante e spero divertente. All'anteprima delle Giornate di Sorrento il pubblico ha riso molto, mi ha fatto piacere. C'è bisogno di ridere. Anche nel dramma provo ad alleggerire con qualche battuta».

Accade così nel musical «Mare fuori», accolto trionfalmente all'Augusteo.
«Le battute di un personaggio sono un meccanismo di autodifesa. "Mare fuori" resta un dramma, con scene molto struggenti, ma è illuminato dalla speranza».

Il suo personaggio in «Succede anche nelle migliori famiglie» non è propriamente un vincente.
«Però da pecora nera diventa un risolutore. Nei miei film inserisco sempre il tema del riscatto. Di solito, seguendo la strada del riscatto e della speranza, il personaggio cambia la propria condizione. Qui, al contrario, resta uguale a se stesso e intorno a lui gli altri cambiano. Ecco la novità».

Nella sua famiglia era considerato una pecora nera?
«La vera pecora nera era mia sorella. Una persona seria. Voleva laurearsi, ci mise in difficoltà. Noi sguazzavamo beatamente nell'ignoranza, lei ci costrinse a una seria riflessione. Mi iscrissi perfino a Scienze Politiche... Mai laureato».

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Sta per festeggiare i vent'anni di uno spettacolo storico, «Fiesta», e quasi trenta di carriera. Com'è cambiata la sua comicità?
«Prima il comico aveva una totale libertà di espressione, ora il politically correct impone dei paletti, mentre le persone sono senza freni sui social. Io amo sperimentare, mi piace osare. Ho voluto riprendere "Fiesta" per nostalgia, volevo riprovare quelle emozioni, ritrovare le radici».

Le musiche dello spettacolo in scena al Diana sono di Geolier, già previsto il sold out.
«Debuttiamo il giorno di Natale, il 26 dicembre faremo tre repliche e altrettante il 6 gennaio. Confesso, sono sorpreso e sento ancora più forti la responsabilità e la devozione verso il pubblico».

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