Professione comparse, cinquemila figuranti a Napoli: «Bello, ma non ci campi»

Professione comparse, cinquemila figuranti a Napoli: «Bello, ma non ci campi»
di Alessandra Farro
Sabato 30 Gennaio 2021, 12:00
5 Minuti di Lettura

Nel 2020 in Campania hanno lavorato, secondo la Film Commission presieduta da Titta Fiore e diretta da Maurizio Gemma, circa 5.000 comparse: un bel numero, ma più o meno la metà del 2019, quando il Covid-19 non c'era ancora e la pandemia non aveva dimezzato le produzioni, circa 124 tra film, documentari e serie tv, a dichiarare la nostra regione set ideale per l'industria dell'audiovisivo.

C'è chi la comparsa la fa per vedere da vicino il meccanismo di un set o il suo attore preferito, chi per arrotondare, chi perché spera di avvicinarsi così al mestiere di attore. Qualche, rara, volta è successo: Sophia Loren ha iniziato così, a 15 anni, accompagnata ai provini dalla madre. Poi è riuscita a farsi notare e, in un solo anno, a farsi scritturare per quindici film.

In linea di massima, però, non funziona così e una comparsa resterà tale, o smetterà di essere chiamata come «figurazione», come si chiama in gergo. «È rarissimo quello che è successo alla Loren», spiega Gianmaria Fiorillo, ex organizzatore delle comparse di «L'amica geniale», la serie tratta dalla Ferrante, «anche se molte sono le comparse che vorrebbero farsi notare sul set o pensano di riuscire a imparare a recitare così.

Non ci riescono, ovviamente, sono figure di contorno, sullo sfondo, a volte non si riconoscono nemmeno loro, ma queste esperienze servono comunque da lezione: capiscono come si muove un set, quali sono le figure professionali alle spalle della realizzazione di un film e i tempi di lavorazione».

In media, per una giornata di lavoro, che può durare anche 12 ore, cominciare alle 5 del mattino o finire alle 4 di notte, una comparsa viene pagata 80 euro lordi, che, netti, quindi, diventano pressappoco 60. Sull'ordine del giorno, l'elenco dettagliato del programma di lavoro giornaliero su un set, quando bisogna girare una scena con delle comparse, queste vengono definite una «massa».

Non tutte le comparse, però, guadagnano, però, allo stesso modo: «Dipende dal ruolo che devi interpretare, se un ruolo ce l'hai. Io ero sul set di L'ombra di Caravaggio di Michele Placido e mi è stato chiesto di interpretare Giovanni Battista senza parlare mai e rimanendo sullo sfondo, ho guadagnato come una comparsa semplice, ma, allo stesso tempo, mi hanno fatto fare da controfigura a Ranuccio Tommassoni, interpretato da Brenno Placido, figlio del regista Michele che ci dirigeva, e lì ho guadagnato di più», spiega Pietro Scarpato, classe '88.

Esiste poi una specifica categoria, chiamata, «figurazione speciale», che si candida per determinati ruoli, ad esempio perché abile a danzare, a sfilare, a disegnare e, magari, fa da controfigura a un attore principale, com'è successo a Nicola Piscopo, pittore, che ha prestato le sue mani per «L'ombra di Caravaggio», nelle scene in cui il protagonista, Riccardo Scamarcio, avrebbe dovuto cimentarsi nel disegno, riuscendo a guadagnare da una singola giornata di pose anche 150 euro lordi. Figurazione speciale è anche chi ricopre sempre lo stesso ruolo, ad esempio l'autista del protagonista del film o della serie, o chi deve prestarsi nudo/nuda.

Ma anche qui c'è chi, pur chiamato in serie, ha la paga «normale», servendo a ricoprire lo stesso ruolo marginale varie volte. In «L'amica geniale», ad esempio, il negoziante, oppure il vicino di casa dei personaggi principali è stato chiamato anche per una settimana di riprese, per mantenere la coerenza visiva della storia (il cosiddetto raccordo in gergo tecnico).

«Per potersi far scritturare come comparsa esistono due modi», spiega ancora Fiorillo, «tramite un'agenzia di casting, che chiede i dati anagrafici, un primo piano di lato, uno frontale e una fotografia intera, di specificare i segni particolari, ad esempio tatuaggi o nei o altre imperfezioni della pelle. A quel punto carica la scheda sul proprio database e chiamerà la comparsa nel momento in cui un film o una serie necessiti di qualcuno con le sue specifiche. Altrimenti può succedere che sia il casting director di una produzione a indire una selezione per un film e/o una serie, com'è successo recentemente per È stata la mano di Dio di Sorrentino sia a palazzo Fondi che al salone Margherita».

A Napoli l'agenzia più affermata di casting è la Rapa Production, che non si occupa soltanto di reclutare le figurazioni richieste dalle produzioni cinematografiche e televisive, ma anche di fornire catering e trasporti. Poi c'è Klab4, che «non è un'agenzia, le persone proposte e selezionate dai registi sono retribuite dalle produzioni, mentre questi non pagano alcuna quota d'iscrizione a noi, che svolgiamo solo il lavoro di scouting e selezione», come spiega Adele Gallo, a capo, insieme a Massimiliano Pacifico, dell'impresa.

Per molti giovani questa esperienza «è uno sfizio, più che un lavoro», come ripetono in molti. Ma le comparse non hanno età, così come dimostra Paolo Toti, ultrasettantenne che ha partecipato, tra gli altri, a «L'amica geniale» e «Hammamet» di Gianni Amelio: «Io sono pensionato e faccio la comparsa da anni. Mi annoio e arrotondo la pensione così». Arrotondare si può, magari da studente, camparci è più difficile. «Impossibile», dicono tutti gli intervistati. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA