Marco Bellocchio e Laura Samani: l'Italia dell'innovazione ai premi del cinema europeo in Islanda

Gli Efa hanno celebrato, come sempre, l'idea di un cinema europeo unito da comuni radici culturali

Laura Samani migliore rivelazione d'Europa
Laura Samani migliore rivelazione d'Europa
di Titta Fiore
Domenica 11 Dicembre 2022, 10:00
4 Minuti di Lettura

La satira sul declino della società occidentale di «Triangle of Sadness», il film di Rubén Ostlund che aveva già trionfato a Cannes, fa il pieno agli Efa, i premi del cinema europeo che quest'anno, per la 35esima edizione, si sono tenuti a Reykjavik, in Islanda: miglior film, regia, sceneggiatura e miglior attore, Zlakho Buric. Non ce l'ha fatta Pierfrancesco Favino, bravissimo protagonista di «Nostalgia», il film di Mario Martone che l'Italia ha candidato all'Oscar. Ma l'attore ha brillato comunque, sul palco dell'Efa, festeggiando in un fluente inglese Marco Bellocchio, «un maestro, un gigante, una fonte di ispirazione per tutti noi».

E in effetti il più giovane di tutti, in una serata fluiviale e parolaia finita quasi a mezzanotte, è stato proprio Bellocchio, 83 anni, applauditisimo. Premiato per la narrazione più innovativa, l'Award for Innovative Storytelling alla serie sul caso Moro «Esterno Notte», appena passato su Raiuno, il regista ne ha annunciata subito un'altra dietro le quinte del galà: «Preparo un progetto sulla storia di Enzo Tortora, voglio raccontare l'enorme ingiustizia che ha subito quando era all'apice del successo con Portobello, seguito da venti milioni di spettatori a puntata. Dall'oggi al domani lo hanno arrestato e sbattuto a Regina Coeli con accuse infamanti. Poi, assolto e riabilitato, è tornato in trasmissione, ma non era più lo stesso uomo. Quei giudici che lo condannarono a dispetto di ogni evidenza a dieci anni di carcere, per il loro errore non si sono dimessi. Nessuno ha pagato. Tranne Tortora». Il titolo, continua Bellocchio, potrebbe essere «La colonna infame»: «Era il libro che voleva sulla sua bara».
Intanto, il regista sta completando il nuovo film «La conversione», sulla storia del bambino ebreo Edgardo Mortara che nel 1858 fu sottratto alla famiglia per essere battezzato e cresciuto cattolico, sotto la custodia di Pio IX.

Un soggetto che aveva affascinato anche Spielberg. «Oggi il Papa entra in Sinagoga, ma allora gli ebrei erano considerati quelli che avevano ucciso Gesù e il pontefice decise un atto estremamente violento nei confronti del bambino. In seguito Edgardo rimase fedele ai suoi rapitori e divenne anche prete, cercando di diventare un bravo missionario. Morì in Belgio a novant'anni, spero che la sua storia possa parlare al presente». Oggi l'Europa è di nuovo sconvolta dalla guerra: «Una tragedia immensa, il mondo sta andando inerme verso la catastrofe, l'unica speranza sono i giovani». 

Molti giovani hanno seguito in tv «Esterno notte»: «Andavamo contro Il grande fratello ma gli ascolti sono stati buoni, con una media di circa tre milioni a puntata e con meno pubblicità delle reti private. Per me è stata un'esperienza emotiva. Mentre la serie andava in onda, pensavo che in quello stesso momento qualcuno la stava guardando». Bellocchio, che ha voluto parlare in italiano («è una lingua bellissima, dovreste impararla»), è in piena attività e non sembra risentire del tempo che passa: «A una certa età c'è chi si ritira e chi va avanti fino alla fine. Il segreto? Bisogna difendere le proprie idee. È vero, ci sono grandi registi che a un certo punto si sono bloccati, a me non è ancora capitato, forse perché questo lavoro mi piace troppo».

Video

Il cinema italiano non esce comunque a mani vuote da questa edizione: Laura Samani con «Piccolo corpo» ha vinto il Fipresci per la migliore rivelazione («è un film molto duro, ma ci insegna il valore della sorellanza»), «Il buco» di Michelangelo Frammartino per il suono. Nell'omaggio agli artisti scomparsi durante l'anno, anche il ricordo di Lina Wertmüller, Monica Vitti e Renato Scarpa.

Sostenibili, inclusivi, ambientalisti, nel palazzo di vetro e roccia basaltica di Reykjavik gli Efa hanno celebrato, come sempre, l'idea di un cinema europeo unito da comuni radici culturali, se non nell'industria, con i riconoscimenti speciali a Margarethe con Trotta e a Elia Suleiman. Per le attrici si è imposta Vicky Krieps in «Il corsetto dell'imperatrice», la miglior commedia è «The Good Boss», il documentario «Mariupolis 2» del lituano Kvedaravicius, morto in Ucraina, due i premi tecnici a «Belfast» di Branagh. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA