Al Festival di Cannes Emma Stone, altra favola nera: «Tra amore e libertà»

Red carpet stellare con la Stone, ancora protagonista per Lanthimos in «Kinds of Kindness» E con Richard Gere, diretto in «Oh, Canada!» da Paul Schrader, il regista di «American gigolò»

Emma Stone
Emma Stone
di Titta Fiore
Sabato 18 Maggio 2024, 08:22
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Richard Gere torna in gara a Cannes con Paul Schrader, il regista che fece di lui l’irresistibile sex symbol di «American gigolo». Ma ora che entrambi hanno i capelli orgogliosamente bianchi e il tempo fa il suo giro, il maestro della nuova Hollywood lo ha voluto protagonista di una storia crepuscolare, «Oh, Canada», sull’ultima fase della vita di un malato terminale.

Certo, sul tappeto rosso il divo 74enne fa sempre la sua figura accanto alla giovane moglie spagnola Alexandra e alla compagna di set Uma Thurman. E anche se ha venduto per un centinaio di milioni di dollari la mitica collezione di chitarre e medita di trasferirsi a Madrid per buona pace familiare, la sua presenza garantisce un alto tasso di glamour. Così come fanno poco prima di lui Emma Stone e Willem Dafoe, mattatori del bizzarro «Kinds of Kindness» di Yorgos Lanthimos ancora fresco di Oscar: il film, un trittico girato quando il regista greco era al montaggio di «Povere creature!», ha portato a Cannes una vera onda hollywoodiana, con Jeff Plemons, Kirsten Dunst, Demi Moore, Eva Longoria, Selena Gomez e le emergenti Margaret Qualley, figlia di Andie McDowell, e la modella attivista trans Hunter Schafer.

Tratto dal romanzo «Foregone» di Russell Banks, morto pochi mesi prima dell’inizio delle riprese, «Oh, Canada» racconta di un famoso documentarista affetto da un cancro in fase avanzata, Leo Fife, che accetta di fare un’intervista testamento per liberarsi la coscienza. Durante la guerra in Vietnam era fuggito in Canada per evitare l’arruolamento forzato e quel segreto custodito troppo a lungo gli è diventato improvvisamente insopportabile. All’intervista confessione assiste la moglie Emma (Thurman), e l’incontro finisce così per essere un corpo a corpo tra i loro sentimenti. Amore, gelosia, malinconie in bianco e nero si intrecciano senza soluzione di continuità. «Prima o poi tutti abbiamo a che fare con l’idea della fine» dice il regista, «arrivi al punto in cui ti chiedi quanti proiettili ti sono rimasti nella pistola. Leo Fife sta morendo e si rende conto di aver vissuto una vita di bugie. Prima di andarsene cerca di avere un confronto sincero almeno con se stesso». Schrader e Banks erano amici: «Guardandolo girare ho avuto la forte sensazione che per lui la storia fosse qualcosa di molto personale» si è lasciata sfuggire Uma Thurman, «e questo ha reso il nostro lavoro molto dolce, triste e bello».

«Kinds of Kindness» (dal 6 giugno in sala con Searchlight), però le «sfumature di gentilezza» sono davvero poche nel nuovo film di Lanthimos: tre episodi, s’ė detto, con gli stessi protagonisti e un filo unico intinto nel solito umorismo nero. Ma in chiave minore. Willem Dafoe è una sorta di deus ex macchina in tutti e tre i racconti, Plemons un uomo senza scelta che cerca di prendere il controllo della propria vita e un poliziotto preoccupato che la moglie scomparsa in mare sia tornata e sembri un’altra persona, Emma Stone lo affianca da par suo e, nell’ultimo racconto, è un’aspirante leader spirituale a caccia di interventi miracolosi. Dita amputate e fritte, corpi spappolati sotto le ruote di un’auto e citazioni da «Anna Karenina» per una fiaba crudele. Al centro di tutto, il tema del controllo e del libero arbitrio. «I personaggi sono totalmente diversi» dice Emma Stone, sfavillante nell’abito color vino dalla profonda scollatura, «ma il filo conduttore che ho trovato è l’equilibrio tra il voler essere amati, accettati, controllati e la voglia di essere liberi, che porta però alla perdita dell’amore».

Accolto da una standing ovation di sette minuti all’anteprima di «Megalopolis» e da una critica polarizzata tra chi adorato il film e chi lo ha detestato, Francis Ford Coppola tiene banco parlando di etica politica: «L’America è al collasso, rischiamo di perdere la repubblica, proprio come accadde nell’antica Roma». La probabile elezione di Trump che ruolo avrà? «Per ora non è al comando, mi preoccupa di più l’avanzare dell’ultradestra e dei fascismi in tante parti del mondo. Chi ha vissuto la Seconda guerra mondiale non vuole che quegli orrori si ripetano». «Megalopolis» uscirà in Italia e nel resto d’Europa con Eagle Pictures, ma negli Stati Uniti non ha ancora una distribuzione: «L’industria del cinema è dominata dal commercio, gli studios pensano solo a fare soldi per ripianare i loro debiti, oggi impera lo streaming ma io continuo ad amare la sala e sto già pensando a un nuovo film». Ha prodotto «Megalopolis» con 120 milioni di dollari pagati di tasca propria: «Non mi è mai importato dei soldi e per fortuna i miei figli hanno fatto brillanti carriere. Non hanno bisogno di eredità, mi sento libero».

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