Mostra del cinema di Venezia 2020, oltre il muro il Festival che resiste

Mostra del cinema di Venezia 2020, oltre il muro il Festival che resiste
di Titta Fiore
Mercoledì 2 Settembre 2020, 14:00
4 Minuti di Lettura

Un muro separa il Palazzo del cinema dal resto del Lido. Di qua la passerella, un tempo terreno di caccia di star e paparazzi, di là la strada dove fino all'anno scorso si assiepavano i fan aspettando di strappare un autografo, un selfie, uno sguardo al divo di turno. La Mostra che si apre stasera tra eccezionali misure di sicurezza è una sfida. Una scommessa da vincere ad ogni costo. A Venezia va in scena il cinema che resiste. E comunque vada, sarà un primato. Tra l'Excelsior e il Casinò, mai così disadorni, apre i battenti il primo grande festival internazionale che riporta il pubblico in sala dopo lo tsunami della pandemia.

Una ripartenza che regala alla nuova stagione una promessa di futuro. Ecco perché, immaginando le inevitabili polemiche, il direttore Alberto Barbera ha tagliato corto su Instagram: «Si poteva non fare la Mostra? Sì. Si doveva evitare di farla? Forse sì... Per noi la risposta giusta è: non si poteva non farla. Seguiteci con affetto e sosteneteci con generosità. Fa bene far bene al cinema».
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Aspettando #Venezia77. "Si poteva non fare la Mostra? Si. Si doveva evitare di farla? Forse si..." Per noi, la risposta giusta è: non si poteva non farla. Fra tre giorni si parte. Seguiteci con affetto e sosteneteci con generosità. Fa bene far bene al cinema.

Un post condiviso da Alberto Barbera (@alberto.barbera1) in data:


Dunque, stasera si parte. Con le note struggenti della colonna sonora di «C'era una volta in America» eseguite dalla Roma Sinfonietta di Ennio Morricone diretta da suo figlio Andrea, con una platea più che dimezzata dalle regole del distanziamento sociale, con otto direttori di festival tra gli ospiti vip, guidati dal delegato di Cannes, Thierry Frémaux, con il ministro dei Beni Culturali Franceschini che, nel pomeriggio, è intervenuto alla cerimonia per il conferimento dei Leoni d'oro speciali attribuiti a Calvesi, Celant, Enzewor e Gregotti, quattro grandi dell'arte contemporanea e dell'architettura scomparsi nel corso dell'anno. «Anche nei periodi più complicati e duri del lockdown la cultura ha costituito un elemento fondamentale nella vita di tante persone» ha detto il ministro, «e questo è servito a far capire quanto faccia parte del nostro Dna di italiani. È importante, quindi, che la rinascita della cultura, nonostante le misure ancora in essere, riparta da qui, dalla Biennale e da Venezia».

Assenti i blockbuster americani che dal Lido cominciavano la corsa all'Oscar (a proposito, spostati anche quelli, causa Covid, al 25 aprile, per ora), latitano i divi che danno una spolverata di glamour a ogni rassegna. In compenso, tra film azeri, turchi, georgiani e orientali, gli italiani calano un poker di tutto rispetto, con Gianfranco Rosi («Notturno»), Emma Dante («Le sorelle Macaluso»), Claudio Noce («Padre nostro») e Susanna Nicchiarelli («Miss Marx»). Italiane, si sa, anche l'apertura, con «Lacci» che Daniele Luchetti ha tratto dal romanzo di Starnone, protagonisti Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio, e la chiusura con «Lasciami andare» di Stefano Mordini (nel cast con Stefano Accorsi, Valeria Golino e Serena Rossi).
 

Banditi gli assembramenti, la Mostra rinuncia alle occasioni glamour e cancella anche la cena di gala inaugurale organizzata tradizionalmente sulla spiaggia dell'Excelsior per la gioia di decine di imbucati.
E se negli anni scorsi ci si doveva fermare ai varchi per i controlli antiterrorismo, ora a ogni incrocio bisognerà farsi misurare la temperatura, mentre alle proiezioni si accederà solo con prenotazione on line. Insomma, l'effetto Covid ridisegna la Mostra all'insegna della massima prudenza e di un rigido cerimoniale che ha tagliato gli accrediti e asciugato la folla dei cinefili. Però la cerimonia di gala si potrà seguire in diretta su Rai Movie e in un centinaio di sale in tutt'Italia, e Tilda Swinton riceverà il primo Leone d'oro alla carriera di un'edizione molto al femminile (l'altra Leonessa premiata sarà la regista cinese Ann Hui), più degli altri anni all'insegna della parità di genere. È già qualcosa.

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