Venezia, Noce primo italiano in gara: «Gli occhi di un bimbo sulla storia d'Italia»

Venezia, Noce primo italiano in gara: «Gli occhi di un bimbo sulla storia d'Italia»
di Titta Fiore
Sabato 5 Settembre 2020, 08:50
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Venezia

Prima Buscetta per Bellocchio, poi Craxi per Amelio, ora Alfonso Noce, il vicequestore sopravvissuto negli anni di piombo a un attentato dei Nap, i Nuclei Armati Proletari, raccontato da suo figlio Claudio in «Padrenostro», il primo dei quattro film italiani in concorso: Pierfrancesco Favino ormai è il narratore della nostra storia più recente. Scelta o caso? «Puro caso, ma è vero che mi colpiscono le storie che raccontano archetipi universali. In questo caso è centrale il mistero del rapporto padre-figlio, un tema che mi tocca nel profondo e per il quale non ho avuto bisogno di ispirarmi a modelli reali. Emotivamente mi apparteneva già».

Reduce dal set del seguito dei «Moschettieri del re» e da una stagione di grandi riconoscimenti, l'attore sfoggia pizzetto e baffi alla D'Artagnan. Nel film ha basette folte come quelle che andavano di moda negli anni Settanta, e i modi ruvidi dei genitori di una volta, abituati a nascondere le emozioni per paura di mostrarsi deboli agli occhi dei figli. Claudio Noce, che da bambino fu testimone dell'attentato, racconta di aver voluto scrivere con le immagini «una lettera aperta» al padre: «Non m'interessava fare un film sul terrorismo, volevo scardinare i meccanismi di rimozione usati in quegli anni dalla mia famiglia per proteggerci. Crescendo, ho capito che la paura si vince solo attraversandola».

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Alla proiezione ufficiale di ieri sera suo padre non c'era: «Però ha visto il film in una visione privata e si è emozionato moltissimo senza darlo a vedere, com'è nel suo carattere». Ancora Favino: «Nel papà di Claudio ho rivisto il mio. Io sono stato uno di quei bambini che andavano a letto dopo Carosello e ascoltavano dietro la porta le chiacchiere dei familiari nei salotti fumosi. Da ragazzo ho cercato di partecipare alle tensioni politiche di quegli anni, portavo le borse di Tolfa e i pantaloni a zampa d'elefante, ma il tratto distintivo della mia generazione di cinquantenne è il laicismo che ci ha permesso di dialogare senza pregiudizi anche con l'altra parte, quella che di solito non viene raccontata». Come si convive con la paura, Noce? «Appunto, si convive. E ogni tanto l'angoscia riaffiora come un fantasma dal passato. Allora temevamo che la morte potesse coglierci all'improvviso, con una sventagliata di mitra, oggi ci confrontiamo con un nemico invisibile, ma non meno allarmante. Io giro con la mascherina da febbraio e la raccomando sempre ai miei figli. La morte che si è riaffacciata nelle nostre vite con la pandemia ha fatto riemergere antichi timori». Nei ricordi della sua gioventù, raccontati molto bene sullo schermo, anche la vita sotto scorta: «Alla fine diventa la normalità, per un bambino la realtà si confonde con il gioco e l'immaginazione, nella mia fantasia quegli agenti erano gli uomini valorosi che difendevano l'eroe ferito, ma vederli arrivare era sempre un segnale di pericolo».
 



«Padrenostro» arriverà nelle sale il 24 settembre, distribuito da Vision, sperando in una lunga tenitura. Favino, che lo ha coprodotto, insiste sulla carica emotiva della storia: «Abbiamo fatto un film sentimentale e molto emozionante. In questi mesi siamo rimasti chiusi in casa frenati dall'angoscia, ora possiamo concederci due ore di emozioni senza rischi».

Per la proiezione ufficiale alla Mostra è arrivato anche Matteo Salvini con la compagna Francesca. Si prevedono polemiche? «Io non l'ho invitato, ma nessuno ha il diritto di impedire la visione di un film. Il nostro, comunque, non è pro o contro i poliziotti, racconta lo sguardo di un bambino sulla storia del Paese e il suo legame con il padre. Conosciamo la capacità di Salvini di essere al centro di un evento e questo è un bel segnale per il nostro lavoro, spero non abbia fatto un viaggio a vuoto. Non credo che, in questo caso, ci sia la possibilità di una manipolazione». Ma, sbarcando al Lido in smoking e papillon, il leader della Lega sgombra subito il campo: «Sono qui per godermi un bel film e una bella serata. È la terza volta che indosso lo smoking in vita mia dopo la Scala e il Quirinale, l'ho fatto per lei». E, su richiesta dei fotografi, a questo punto scatta il bacio.

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