Gilliam a Capri Hollywood: «Solo l'umorismo può salvarci da questi tempi»

Il regista inglese premia Barbareschi

Gilliam a Capri Hollywood: «Solo l'umorismo può salvarci da questi tempi»
di Alessandra Farro
Venerdì 30 Dicembre 2022, 09:58
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Ha 82 anni ma scherza ancora come se fosse un ragazzino, Terry Gilliam, statunitense naturalizzato inglese, leggendario fondatore dei leggendari Monty Python, da 30 anni residente a Montone in Umbria, regista, tra gli altri, di «L'uomo che uccise Don Chisciotte», «Parnassus» e «I fratelli Grimm e l'incantevole strega». Presidente onorario della ventisettesima edizione di «Capri, Hollywood», brandisce il premio da consegnare a Luca Barbareschi come un tesoro da cui vorrebbe separarsi, finendo per mimare una rissa con il collega, divertito quanto lui, oltre che onorato per il riconoscimento ricevuto (alla fine), dalle sue mani.

Gilliam, lei è di casa ai festival di Vicedomini: siamo alla sesta presenza.
«Sono prigioniero di Pascal», ride e poi torna serio: «Credo di aver conosciuto più persone del mondo di Hollywood ai suoi festival che mentre ero davvero ad Hollywood.

Capri, Hollywood e Ischia global fest sono vere occasioni di incontro con chi lavora nel settore. Oltre a portarti su isole stupende».

A cui lei però preferisce l'Umbria.
«Amo il fatto che Montone sia poco turistica e tranquilla, ma amo anche Napoli. Mi affascinano il suo caos e il modo di guidare dei napoletani, che non hanno bisogno di nascondersi dietro le ipocrisie della burocrazia. A Montone, per esempio, c'è meno coerenza, forse perché c'è meno caos: erano tutti di sinistra, finché non hanno cominciato ad arricchirsi. Ormai sono diventati tutti borghesi e votano la destra. Questo è il problema del socialismo, crea troppi borghesi di successo».

E come differisce la società inglese da quella italiana?
«Gli inglesi si credono migliori perché si vantano del loro rigore, in realtà è tutta una copertura: sono ipocriti, si vantano di rispettare le regole, ma in realtà non fanno altro che nascondersi dietro una facciata perbenista. Gli italiani sono più diretti, non sono incastrati in schemi mentali fittizi, si mostrano realmente per quello che sono. L'unico aspetto positivo che conservano gli inglesi è il senso dell'umorismo: il loro humour è il migliore al mondo ed è logico che sia così: è lo strumento che usano per sfogare le loro frustrazioni. In tempi difficili l'umorismo è la difesa migliore, serve a sopravvivere. Infatti, credo che in questi tempi in Ucraina ci sia più comicità del solito».

La comicità ci salverà tutti?
«Credo che se sei abbastanza intelligente, ti rendi conto che il mondo è un posto assurdo e che c'è bisogno di ridere della società. Il lavoro degli comici è offendere gli altri per portarli a riflettere. Non bisogna prendersi troppo sul serio per vivere bene».

Progetti?
«Sono impegnato nella scrittura di una sceneggiatura cinematografica e sto ragionando con un produttore hollywoodiano sulla possibilità di produrla. Ho immaginato che Dio abbia deciso di distruggere l'umanità, perché gli esseri umani stanno annientando il suo giardino terrestre. L'unico che cerca di salvare l'umanità è Satana, non vuole perdere il suo lavoro. Così il diavolo cerca di trovare due nuovi Adamo ed Eva per convincere Dio a ricominciare tutto daccapo. Ho già in mente l'attore perfetto per interpretare Satana, ma non voglio svelarlo perché se poi non riesco a farmi dire di sì sembro un cretino. Di solito, giro film per il grande schermo, ma adesso i tempi sono cambiati: bisogna lavorare pensando alle piattaforme, il grande schermo è quello domestico. Anche Martin Scorsese ha girato una serie per Netflix. Il vero talento è rimanere vergini pur diventando delle puttane del business».

È impegnato anche in un'altra produzione seriale: l'adattamento del romanzo «Vorrh» di Brian Castling, da poco scomparso.
«Brian era un grande amico. Ricordo quando mi inviò il libro chiedendomi di scrivere una citazione per la copertina. Lessi il romanzo e rimasi impressionato: era una delle storie più straordinarie che avessi mai letto. Così lo aiutai a trovare una casa editrice più grande con cui pubblicare. Il libro poi è stato editato in America ed è arrivato anche in Italia. Ne consiglio la lettura. Per quanto riguarda la trasposizione per il piccolo schermo, c'è da aspettare. Sono ancora in fase di progettazione».

Su internet circola anche una notizia che la vedrebbe coinvolta nella serie di Taika Waiti per Apple Tv tratta dal suo film «Time bandit» («I banditi del tempo», conferma?
«Non c'entro niente con la serie, anzi credo che Waiti abbia fatto strane scelte registiche: ha tolto molte scene importanti del film e ne ha tenute altre secondarie. La serie mostrerà la sua visione del mio lavoro, la mia è già stata raccontata nel film».

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