Bonomo, una traduzione di Cohen benedetta dal canadese errante

Alessio Bonomo
Alessio Bonomo
di Federico Vacalebre
Sabato 26 Aprile 2014, 20:05 - Ultimo agg. 20:36
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In copertina veste panni seicenteschi, Alessio Bonomo . Poi apre il suo secondo album, Tra i confini di un’era, con un titolo come Gli uomini camminarono sulla luna, seguito da una versione italiana (perch non proprio di traduzione si tratta) del capolavoro coheniano The famous blues raincoat. Eppure più che delle «ere» passate, compresa quella della canzone d’autore di cui è evidentemente figlio ed erede, guarda all’era che sta per venire: «Che stia cambiando tutto è evidente, come e perché nessuno lo sa. Viviamo tempi ambigui, affascinanti, di confine, da cui è nato tutto questo lavoro», spiega lo chansonnier napoletano, che qualcuno ricorderà tra i Giovani del Sanremo 2000 con «La croce», talkin’ rock violento e visionario.

Da allora, Alessio ha faticato ha ritrovare la sua «chance», anche perché non ha mai voluto prostituire la sua vena, ma ha proseguito nel mestiere di fare musica: dal vivo (con Nada, Bentivoglio, Aires Tango, Avion Travel), come autore (Bocelli, Musica Nuda), per il cinema (nel 2011 ha vinto il Nastro d’argento per «Amami di più» interpretata da Emilio Solfrizzi in «Se sei così ti dico sì» di Eugenio Cappuccio), per il teatro-canzone («Haber bacia tutti»). Ora la Esordisco ce lo consegna al suo secondo album per raccontare «la sensazione di un mondo che sta finendo e di un qualcosa ancora indecifrabile all’orizzonte». Il suo poetar cantando a tratti implode nel sussurro, altre esplode nel clangore di canzoni post-rock. Ai vestiti d’epoca la copertina abbina il simbolo dell’esperimento della doppia fenditura (realizzato per la prima volta con mezzi moderni nel 1961 da Claus Jönsson). Bonomo sa, e cerca di spiegarlo anche a noi, che le particelle quando non sono costrette a rivelarsi, si comportano come onde e possono trovarsi in più posti contemporaneamente. Le sue dieci canzoni, allora, sono particelle che conoscono il dono dell’ubiquità: «Le gabbie di Venere» nasce dall’esperienza in un carcere femminile, ma finisce per parlare delle sbarre dietro cui viviamo tutti; «L’impermeabile blu» ha avuto l’approvazione di Cohen e si misura con «La famosa volpe azzurra», voce di Ornella Vanoni, traduzione di Fabrizio De André; «Le parole degli occhi» è una canzone d’amore d’altri tempi; «Apocallise - Incontro con la verità» mantiene le cupe premonizioni del titolo, ma trova redenzione nella successiva e conclusiva e giocosa «La ragazza delle verità». Tra prosa ritmica figlia di Piero Ciampi e melodie che non trovano nel canto all’italiana la loro logica espressione, Bonomo è alieno, scomodo, fuori dal tempo, atemporale, sospeso «Tra i confini di un’era».

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