Berlusconi, il ricordo di Memo Remigi: «Quella serata ad Arcore, le crociere e la passione per la canzone francese»

L'85enne cantautore milanese ricorda il fondatore di Forza Italia

Berlusconi, il ricordo di Memo Remigi: «Quella serata ad Arcore, le crociere e la passione per la canzone francese»
Berlusconi, il ricordo di Memo Remigi: «Quella serata ad Arcore, le crociere e la passione per la canzone francese»
di Mattia Marzi
Martedì 13 Giugno 2023, 11:58 - Ultimo agg. 14 Giugno, 09:19
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«L’ultimo ricordo che ho di Silvio Berlusconi? Quella volta che, prima che la mia amata Lucia scomparisse, ci invitò a casa sua ad Arcore. Nel grande salone aveva questo pianoforte a coda meraviglioso, uno Steinway lunghissimo, bellissimo, da grande concerto. Silvio, che era più grande di me di un anno, mi prese sottobraccio, mi portò lì e mi disse: “Memo, ti prego, cantami Innamorati a Milano”. Si commosse. Ci ricordammo entrambi di quella Milano che avevamo vissuto e amato, negli Anni ’60 e ‘70. Quella Milano sparita. Come la nebbia che incontravi quando arrivavi in città percorrendo l’autostrada dei Laghi: era così fitta che puntualmente sbagliavi l’uscita per andare in centro», dice Memo Remigi raccontando l’ultimo incontro con l’amico Silvio Berlusconi.

Che Milano era, la vostra?
«Romantica.

Si correva di meno. Poi è diventata la Milano cantata da me nella mia Innamorati a Milano: così caotica e frenetica che riuscire a innamorarsi di qualcuno era strano. Io venivo da una cittadina di provincia come Como. Lucia abitava a Milano. Naturalmente i cellulari all’epoca non esistevano. Stiamo parlando della fine degli Anni ’60. Ci davamo appuntamento in Galleria Vittorio Emanuele II. Io arrivavo con il trenino della Trenord. Incontrarsi era sempre impossibile, tra le mille persone all’ombra del Duomo. Pensavo: “Ma come ci si può innamorare in questa giungla che è Milano?”. Amici milanesi mi dicevano: “I milanesi non hanno tempo nemmeno per fare l’amore: lo fanno in piedi” (ride)».

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Con Berlusconi quando vi eravate conosciuti?
«All’inizio degli Anni ’60, sulle navi da crociera dove entrambi ci esibivamo. Erano la Michelangelo, la Raffaello e la Leonardo Da Vinci: tre imbarcazioni che componevano una delle flotte da crociera più belle. Io facevo la vedetta».

Cioè?
«Una singola serata per tutta la durata della crociera, che solitamente andava avanti per dieci giorni. Il pubblico aspettava con ansia la sera dell’esibizione a sorpresa: “Ma insomma, Memo, quando suoni?”».

E Berlusconi cosa faceva?
«Silvio suonava tutte le sere. Si cimentava con le canzoni del repertorio francese, accompagnato al pianoforte dall’inseparabile Fedele Confalonieri: amava moltissimo quel repertorio. Quel pomeriggio che andai a trovarlo ad Arcore oltre a chiedermi di suonargli Innamorati a Milano mi pregò di accompagnarlo al piano cantando pezzi di Aznavour».

Ha mai lavorato per lui?
«No. Però all’inizio della sua impresa televisiva scelse Innamorati a Milano come siglia di apertura e di chiusura dei programmi di Canale 58, TeleMilano. E pensi che strani i casi della vita: mia moglie gestì per lui un ufficio di Forza Italia in viale Monza, a titolo gratuito».

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Di cosa si occupava?
«Silvio indirizzava a quell’ufficio tutti i disgraziati che incontrava per strada e che gli chiedevano un aiuto economico. È sempre stato un grande benefattore».

Ne condivideva la visione politica?
«Quando mia moglie lavorava per Forza Italia lo votavo, sì».

Dopo il fattaccio dello scorso ottobre a Oggi è un altro giorno, quando durante l’anteprima di una puntata del programma di Rai1 condotto da Serena Bortone di cui lei era presenza fissa le telecamere inquadrarono la sua mano scivolare sul fondoschiena della collega Jessica Morlacchi causando il suo allontanamento dalla Rai, Berlusconi si è fatto vivo?
«No. E io non l’ho chiamato. Sapevo già cosa avrebbe avuto da dire al riguardo».

 

Cioè?
«Avrebbe sdrammatizzato. Mi avrebbe detto che la cosa aveva preso una piega esagerata e che quella situazione poteva essere risolta in modo diverso, in maniera meno aggressiva»

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