Eurovision Song Contest 2021, dove il pop perde i freni e si gode l'effetto trash

Eurovision Song Contest 2021, dove il pop perde i freni e si gode l'effetto trash
di Andrea Spinelli
Martedì 18 Maggio 2021, 07:00
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Il cuore che s'illumina nel petto del Nord macedone Vasil mentra canta «Here I stand», le tastiere a mezzaluna degli impronunciabili islandesi Daði og Gagnamagnið, le coreografie della greca Stefania con l'uomo invisibile, le gigantesche trombe del britannico James Newman, la russa Mania che esce da un abito formato matrioska, l'angelo pop incarnato dal norvegese TIX con tanto di ali piumate, catene, e demoni che gli si agitano attorno, reclamano un posto di diritto in quella fiera della stravaganza che è l'Eurovision Song Contest 2021, in diretta da Rotterdam oggi e giovedì su Rai4 (e RadioDue) con la cronaca di Saverio Raimondo ed Ema Stockholma nell'attesa di sbarcare sabato su Raiuno alle 20.30 col commento di Gabriele Corsi del Trio Medusa e di Cristiano Malgioglio. Proprio sabato scenderà in campo l'Italia con i Måneskin: assieme a Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, il nostro paese fa parte dei cosiddetti «gig 5» e, in quanto tale, è esentato dalle semifinali. Compresa l'Australia, ospite extraeuropeo della manifestazione dal 2015, le canzoni in competizione quest'anno sono 38 (unico nome noto gli Hooverphonic). Rispetto alle edizioni passate mancano all'appello per motivi vari Lussemburgo, Ungheria, Slovacchia, Montenegro, Bosnia, Turchia e qualche altro. 

Nato nel '56 sull'impronta del Festival di Sanremo, l'ex Eurofestival ha cambiato via via pelle, perdendo sempre più la sacralità della gara per diventare una fiera di varia umanità apprezzata dal web, con un'enorme community attivissima sui social e ascolti televisivi astronomici, come confermano i 182 milioni di telespettatori dell'edizione 2019 (la 2020 è stata cancellata causa Covid).

Qualcosa di molto diverso, insomma, rispetto a quanto visto nel '65 all'auditorium Rai di Napoli quando approdò per la prima volta in Italia con la conduzione Renata Mauro, trasmesso anche dalla tv sovietica, grazie a Gigliola Cinquetti che l'anno precedente aveva sbaragliato tutti a Copenaghen con «Non ho l'età (per amarti»). La prima delle due vittorie tricolori, l'altra sarebbe arrivata nel 90 a Zagabria grazie al Toto Cutugno di «Insieme: 1992». Tre i secondi posti, ancora con la Cinquetti (che nel '74 ebbe la sfortuna di trovarsi difronte gli Abba), con Raphael Gualazzi nel 2011 e con Mahmood a Tel Aviv nel 2019. Ora tocca ai Måneskin, che si giocano le carte della loro «Zitti e buoni» sotto una abbacinante pioggia di fuoco, effetto speciale che porta bene sul palco dell'Esc come ricordano i precedenti degli azeri Ell & Nikki o della austriaca barbuta Conchita Wurst. Oltre che regno del kitsch, infatti, l'Eurovision è un tripudio della tecnologia formato tv, basta vedere come quest'anno l'irlandese Lesley Roy interagisce con lo schermo, schiaffeggiando le grafiche da cui è circondata.

C'è poi il pubblico. Nel cuore d'acciaio e cemento dell'Ahoy di Rotterdam le norme antipandemia ammettono solo 3.500 spettatori, ma il popolo dell'Esc è comunque presente in forze: per ammortizzare i costi come al solito di ogni spettacolo vengono realizzate tre repliche (una per le giurie, una per i fans e una, appunto, per l'Eurovisione), tutte con spettatori in sala. 

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«Il regolamento vieta di votare per il proprio paese e quindi l'Italia, non potendo dare preferenze al bel Damiano, può farlo con me», si lancia Senhit, alla sua seconda esperienza con i colori di San Marino - come certi piloti di Formula Uno che si presentano in scuderia con il casco in una mano e lo sponsor nell'altra - dopo quella a Düsseldorf del 2011. D'intesa con il coreografo Luca Tommassini la cantante bolognese, in scena nella semifinale di giovedì, ha preparato per la sua «Adrenalina» un set-shock, in cui canta sua una piattaforma rotante simile a quella di Killer Queen nel musical «We will rock you»: «Per tutto il 2020 mi hanno chiamato Freaky Queen, dal titolo della canzone (Freaky, appunto) che avrei dovuto presentare lo scorso anno. Così gioco sul concetto regale con un'eccentrica corona su cui, in segno di rinascita, avevo incastonato immagini di donna con bambino. La cosa è stata associata, però, dagli organizzatori alla Madonna. E siccome da quel palco non si possono lanciare messaggi politici né religiosi mi hanno chiesto di cambiare illustrazioni. Quando quattro ballerini incappucciati mi toglieranno la corona uscirà fuori la guerriera che vuol conquistare il palco». Nella versione originale il pezzo è interpretato con Flo Rida, ma, nel caso non arrivasse, a sostituirlo ci penserà Don Jiggy dei Soul System, gruppo rivelazione di «X-Factor» nel 2016. Già arrivato, invece, l'«in bocca al lupo» su Instagram di Laura Pausini.

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