Geolier: «Bocciato a Sanremo perché canto in dialetto»

Il racconto del rapper di Secondigliano

Geolier
Geolier
di Giovanni Chianelli
Domenica 16 Aprile 2023, 10:22 - Ultimo agg. 17 Aprile, 07:21
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È appena tornato primo in classifica con «Il coraggio dei bambini - Atto II», rilanciando l'album che potrebbe risultare il più venduto dell'anno, forte anche del primo posto tra i singoli di «Il male che mi fai», con Marracash. E si gode l'invito del San Carlo, e di Federico Vacalebre, caposervizio Cultura e Spettacoli de «Il Mattino», che lo hanno voluto alle Officine di Vigliena per il corso sulla lingua della canzone napoletana: «Da Di Giacomo a Geolier», dice il titolo e lui si schermisce: «Già è un onore aver messo il mio nome nella stessa frase con quello di don Salvatore», dice Emanuele Palumbo, 23 anni.

E, alla fine della chiacchierata che si avvale anche dell'illuminante contributo di Nicola de Blasi, prof di Storia della lingua italiana alla Federico II, si lascia scappare anche la notizia, anzi lo scoop: «"Dovevo cantare a Sanremo "Chiagne" con Lazza, ma mi hanno detto che un minuto e 15 secondi di napoletano erano troppi, dovevano ascoltarci anche a Milano, a Bergamo.

Ho risposto che la prossima volta torno con un brano solo in napoletano». Intanto «Chiagne» brilla nel suo disco, con Lazza, che pure a Sanremo non se l'è cavata male, figurarsi a vederli insieme i due!

A San Giovanni a Teduccio, nell'ex fabbrica Cirio, tra le scenografie e i progetti a venire del San Carlo, il rapper di «P' Secondigliano» racconta com'è iniziata la sua vita da rapper: «Avevo 10 anni, ho messo su carta il mio primo pezzo, "Secondino", ma mi vergognavo, non l'ho fatto sentire a nessuno». Ne ricorda ancora i versi, fotografie crudissime e più che mature dal suo rione, a cui a 18 anni dedicherà l'hit «P' Secondigliano». Su quella «P'» al posto di «Pe'», sulle vocali che cadono, sui segni di elisione scomparsi, sul napoletano parlato, scritto e cantato Geolier, Vacalebre e Di Blasi discutono davanti a una platea con molti giovanissimi, che si godono anche le esibizioni di Sara Tramma, accompagnata alla chitarra da Edoardo Puccini. Il seminario di Vacalebre, infatti, usa la musica dal vivo, oltre ai video, a cui questa volta rinuncia, lasciando spazio al racconto-voce di dentro del rapper. A cui la Tramma dedica una sensuale versione della sua «Come mi vuoi»: applausi dal pubblico, ma non solo, visto che Enzo Chiummariello, manager di Geolier e di tanta scena hip hop newpolitana, li invita ad esibirsi in uno dei quattro sold out in programma al Palapartenope (19, 20, 22 e 23 aprile).

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«Il dialetto all'inizio era un muro, ora è così bello quando vado a Milano e cantano in napoletano, è una vittoria», racconta lui, che poi regala un'anteprima di quel suo primo pezzo, «Secondino». Intuizione bruciante, quella di ridurre nel nome di un custode carcerario l'abitante del quartiere equiparato a Gomorra, condannato ad essere Gomorra, mentre il suo percorso indica una possibilità di riscatto. Era ancora un bambino quando scriveva di «criminali ca se vasan'a stampo/ se fanno a bamba/ fann' omicidi e poi pregano e santi».

Quando De Blasi torna sull'elisione delle vocali nel dialetto Geolier spiega che sono proprio quelle parole tronche che fanno del napoletano la lingua dei rapper: «I colleghi italiani ce le invidiano, sono quello che avvicina il rap napoletano a quello statunitense».

Poi gli abbracci e i selfie con i fan, che hanno ascoltato i tre in cattedra parlare anche di Bovio e Galdieri, che hanno applaudito Tramma e Puccini anche alle prese con «Serenata napulitana» e «Donna Cuncetta». Prossimamente sulle piattaforme del San Carlo.

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