Mengoni: «Presto la mia voce ai dannati della terra»

Il tour estivo dell'artista fa tappa a Salerno

Marco Mengoni
Marco Mengoni
di Federico Vacalebre
Mercoledì 24 Maggio 2023, 07:55 - Ultimo agg. 25 Maggio, 07:31
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Ha paura di star overdosando la propria esposizione, Marco Mengoni, ma non si tira indietro, anzi, si espone davvero come forse non ha mai fatto: con «Prisma», in uscita venerdì, completa la trilogia di «Materia» iniziata due anni fa, ed apre il disco con quella «Due vite» che ha vinto a Sanremo, ma non all'Eurovision. Poi, passa dal dancefloor alla voce di Nelson Mandela e le idee di Frantz Fanon («The damned of the earth»). Dal duetto con Elodie («Pazza musica») alla denuncia di una piaga apparentemente lontana dalla vita di un trentaquattrenne divo di Ronciglione, in provincia di Viterbo, quella del caporalato.

«Ecco i campi violentati dal sole/ i ghetti baraccopoli del meridione/ Li senti i canti che bruciano tra i filari/ gonfiar lo stomaco dei caporali»: versi lontani dall'hype del momento.

In radio passeranno altri pezzi, più veloci e ballabili, più modernamente e disinibitamente figli della passione per la black music, ma al centro dell'album c'è, di sicuro, il brano sui dannati della terra che tiene insieme, appunto, Fanon e Mandela, ma non evita di fare i conti con il neoschiavismo di «un Meridione che continua a soffrire nei confronti del Nord, anche se non se ne parla più». Fa impressione, alla fine, ascoltare la voce di Madiba scandire, come fece all'uscita della prigione razzista sudafricana: «Our march to freedom is irreversible, we must not allow fear to stand in our way».

«Più che un pezzo politico», mette le mani davanti Marco, che nell'album fa sfoggio di una voce vellutata e sensuale, «è un pezzo sull'uguaglianza e sui diritti per tutti. Ne hanno già scritto tanti, certo, ma se le cose non sono cambiate e non stanno cambiando, bisogna scriverne ancora, urlare ancora». E sventolare l'arcobaleno della bandiera lgbtqi, come fatto a Liverpool: «Sono cresciuto, ho le idee chiare su chi voglio essere e in che società voglio vivere: mi aspetto un mondo più aperto e inclusivo. Una canzone non è una bacchetta magica, ma dentro ci sono i miei occhi, la mia voce, la mia vita. In Italia succedono cose che non sto capendo, che vorrei capire. Sul palco dell'Eurovision avevo la nuova versione del vessillo rainbow, che contiene strisce colorate dedicate alla comunità di colore, a quella transgender, ai malati di Hiv e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti. La posizione del governo italiano su determinati argomenti e diritti non mi rappresenta: penso alla Roccella, al presidente della Camera, a Fontana. Ma vorrei comprendere il loro approccio nei confronti di alcuni temi, magari serve ad aprire un dibattito».
Qualcuno, al lancio del disco, gli chiede se senta aria di fascismo intorno a sé, lui risponde che «persino la parola mi fa paura. Ma, più che essere contro le posizione del governo, vorrei capirle. Come adesso vorrei sentire Laura Pausini per dirle che mi piacerebbe essere con lei al concertone per raccogliere fondi per l'Emilia Romagna martoriata».

«Terra», «Pelle» ed ora «Prisma» mostrano la «Materia» di un Mengoni in fase di maturazione: «Ho scelto l'immagine del prisma che è un oggetto magico: filtra la luce bianca per restituire tutti i colori che la compongono. Io ho cercato di fare la stessa cosa, mettendoci dentro tutte le idee e le riflessioni che mi sono arrivate in 34 anni di vita e in 13 di carriera: gli spunti sulla società, sull'essere umano, sulle relazioni, sulle emozioni».

Emozioni in cui, oltre a Elodie, ha coinvolto Ernia («Fiori d'orgoglio»), il giovane Jeson («Lasciami indietro»), autori come Calcutta («Due nuvole») e Franco 126 («Un'altra storia»), muovendosi tra il nu r'nb, l'elettronica, spruzzi di gospel rinforzato. Emozioni da portare d'estate sui palcoscenici degli stadi, altro che paura di esporsi troppo, è voglia di condivisione: si parte da Bibione (17 giugno) per arrivare al Circo Massimo (15 luglio), passando dallo stadio Arechi di Salerno il 24 giugno.

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«La parola con cui vorrei accompagnare questo album è soddisfazione. Perché nonostante lo stop per Sanremo sono riuscito a mettere in questo disco tutto quello che volevo». Già, perché Marco per andare all'Ariston ha interrotto il lavoro al disco, e tutto quello che è arrivato dopo l'Ariston gli ha ulteriormente complicato le idee, ma doveva avere le idee chiare, perché il lavoro brilla di luce propria.

Con Elodie, annuncia, «andremo contro i tormentoni latini, contro il reggaeton. Con lei ho un rapporto personale profondo. Ci scambiano riflessioni sulle cose più disparate. Ci eravamo ripromessi di fare qualcosa di pazzo e libero insieme. "Pazza musica" è il risultato». Una «Pazza musica» che non dimentica «i dannati della terra».

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