Napoli, i Coldplay nell'azzurro del Maradona

Top secret l'eventuale ospite italiano

Coldplay in concerto
Coldplay in concerto
di Federico Vacalebre
Mercoledì 21 Giugno 2023, 08:44 - Ultimo agg. 16:53
5 Minuti di Lettura

I Coldplay non vedevano «l'ora di esibirsi nella città dei campioni»? E, allora, benvenuti nella città dei campioni, nello stadio dei campioni d'Italia: il Diego Armando Maradona si è vestito a festa, come per una finale di coppa, per il debutto italiano di Chris Martin & company, stasera e domani, prime tappe italiane di un tour che proseguirà a San Siro il 25, 26, 28 e 29 giugno. Tutto sold out, qui come lì, i pochi biglietti vendita on line o costano quanto un monolocale o sono frutto dell'impossibilità di qualcuno di essere presente al concerto tanto agognato.

La città dei campioni si è già mostrata con la sua faccia migliore: Martin, con il figlio Moses e l'amata Dakota Johnson hanno fatto i turisti assaggiando pizza e fritture, passeggiando sul lungomare e tra le rovine di Pompei. Però il lavoro chiama: ieri Chris ha fatto il primo salto allo stadio, poi, con i compagni si è concesso alle telecamere che stanno raccontando il tour, avventura partenopea compresa, naturalmente. A proposito: resta l'incognita ospite. Di solito in questo «Music of the spheres world tour» c'è spazio per l'interazione con un «local hero»: a Barcellona c'erano i Gipsy Kings («Bamboleo» e «Volare»), a Manchester Tim Booth dei James, a Cardiff Kelly Jones degli Stereophonics («Dakota»).

E a Napoli? L'invito ad Enzo Avitabile è partito troppo tardi, quando il sassofonista era già volato per due concerti in Algeria. Sulle chat dei fans si era fatto il nome di Nino D'Angelo, magari per colorare d'azzurro - cosa prevista comunque - lo stadio sulle note dell'inno del Napoli e dei ragazzi della curva. E quello di Edoardo Bennato.

Ma l'uomo senza giacca e cravatta dice di non sapere niente e il rocker dei Campi Flegrei è atteso in concerto stasera dalle parti di Gallipoli. Il resto della scaletta è noto, si ripete praticamente identico dall'inizio del tour.

Video

Chris Martin, Jonny Buckland (chitarra elettrica), Guy Berryman (basso) e Will Champion (batteria) hanno messo in piedi un concerto che è una fantasmagoria, uno spettacolo di «son et lumiere» che usa pubblico e stadio come complice. I laser, le luci, le palle colorate da far rimbalzare tra la folla, le proiezioni, i «wristband», braccialetti luminosi controllati a distanza che permettono di arruolare anche i fan nelle scenografie approntate. Il suono è magniloquente, pop figlio di una stagione di rock moderato, ma di questi tempi è grasso che colora, soprattutto se la confezione è un sogno di tecnologia psichedelica ed ecosostenibile. Album come «Parachute», debutto del 2000, «A rush of blood to the head» (2002), «X&Y» (2005), «Viva la vida or death and all his friends» (2008), «Mylo Xyloto» (2011), «Ghost storie» (2014), «A head full of dream» (2015), «Everyday life» (2019) e «Music of the spheres» (2021) hanno permesso al gruppo di costruirsi un culto planetario di devoti non integralisti.

Il divertimento allo show è assicurato, in fondo anche l'emozione, perché brani come «Paradise», «The scientist», «Viva la vida», «Higher power» esplodono ogni notte come dei cori collettivi pari solo a quelli che accolgono i gol di Osimhen e Kvaratskhelia. Qui non si fa la storia del rock, ma le canzoni sono solide, il gusto del pop sbrilluccicoso è in sintonia con la narrazione spaziale del disco che dà il titolo al tour ma anche con la battaglia ecologista intrapresa dal vivo. A tratti sembra una lotta contro i mulini a vento, solo a pensare ai voli del gruppo, ai 90.000 attesi stasera e domani al Maradona con i loro inevitabili spostamenti, all'energia che serve per montare un palco ed uno spettacolo così kolossal ed hi tech ci si chiede se gli «eroi verdi» non facciano tutto questo solo per lavarsi le coscienze. Ma poi, poi... vedi il palco in bambù e acciaio riciclato, i pedali per produrre energia, i veicoli elettrici, i mezzi di trasporto alimentati da biocombustibili, l'elettricità necessaria per led e amplificazione arrivare da pannelli solari e turbine eoliche, coriandoli biodegradabili che richiedono meno gas compresso per esplodere, fuochi d'artificio che fanno a meno di sostanze chimiche nocive anche a costo di perdere qualcosa in carica, i braccialetti del pubblico realizzati in materiali vegetali e, a fine show, raccolti, sterilizzati e ricaricati.

Forse un altro mondo non è possibile, forse un altro showbusiness non è possibile, forse a conti fatti anche i Coldplay stanno dando il loro bel contributo ad inquinare il pianeta. O, forse, stanno sperimentando i modi per salvarlo che presto adotteremo tutti.

Certo è che stasera, 21 giugno, è la Festa della musica, e non potevano scegliere data migliore per una città che non ha nessuna intenzione di smettere di festeggiare lo scudetto, che ha voglia di volare nell'azzurro dipinto di azzurro. Si comincia verso le 19, anche se i ragazzi sono fuori lo stadio da stamattina, con calma arriveranno anche i vip, pochi quelli previsti, dal sindaco Manfredi ad Alessia Marcuzzi e Gigi D'Alessio.

I due supporter, gli scozzesi Chvrches e la palestinese di Roma Laila Al Habash, cercheranno di farsi notare, sperando che il calore a quell'ora si sia fatto più sopportabile. Poi due intro strumentali - «Light through the veins» di Jon Hopkins e «Flying theme» di John Williams - prepareranno la platea all'esplosione: Chris Martin & Co si materializzeranno tra palco e passerella centrale per una festa dei sensi aperta proprio da «High power» e pronta a chiudersi con «Fix you» e «Biutyful».

© RIPRODUZIONE RISERVATA