Pino Daniele, nuove generazioni per il Nero a Metà

I classici affidati ai giovani dei Conservatori

Pino Daniele, nuove generazioni per il Nero a Metà
di Federico Vacalebre
Giovedì 29 Dicembre 2022, 10:07 - Ultimo agg. 30 Dicembre, 09:06
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Il Capodanno a Napoli inizia questa sera, alle 19, nella Galleria Umberto I, con «Qualcosa arriverà», ovvero «New generation play in memory of Pino Daniele». Mentre si moltiplicano gli omaggi-vuoto a perdere, tra cover band e ricordi inventati all'ultimo minuto, tocca alla Fondazione Pino Daniele rimettere il Lazzaro Felice dove è sempre stato, al centro della musica, della scena creativa. Alessandro Daniele, degno erede di cotanto padre, è partito dalle note, per chiedere ai giovani allievi dei conservatori di Napoli, Salerno, Avellino, Milano e Frosinone di rileggere alla loro maniera successi e non del Nero a Metà, per duettare virtualmente con la sua voce e/o la sua chitarra, con licenza - «anzi con richiesta» - di sconvolgere la sua grammatica sonora per farla propria. «Terra mia» si vestirà d'elettronica, la sicula Anna Castiglia farà davvero sue «Je so pazzo» e «'Na tazzulella e cafè», gli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Napoli aggiungeranno stimolazioni video, mentre l'Uomo in Blues spunterà da tutte le parti: in voce e in chitarra lo abbiamo già detto, sul maxischermo e sulle pareti e le volte della galleria, con Massimo Troisi (immancabile l'omaggio, sin dal titolo della serata), al servizio del ricordo di Eduardo (un quintetto d'archi di San Pietro a Majella accompagnerà la sua sei corde in «'O presepe», uno dei brani del disco dedicato a De Filippo mai pubblicato)...

Un lavorone, Alex, un cambio di passo rispetto a tutti i tributi visti finora, spesso stucchevoli e banalmente nostalgici, se non mere speculazioni. Un esperimento emozionante, perdipiù in ordine cronologico.
«Era da tempo che non mi misuravo direttamente con un palco, con la costruzione di uno show, ma sono contento di quanto messo in piedi, della fiducia che il sindaco Manfredi ha riposto in me. È un grande laboratorio, è un modo di consegnare mio padre e le sue canzoni ai giovani, credo che sia la cosa più importante da fare.

Non scimmiottarne la voce o lo stile chitarristico, non clonarne il sound, ma trattarlo come i classici, che possono essere riletti in chiave jazz, pop, rock, classica, elettronica... Ci saranno cose più vicine agli originali, penso a Valentina Brozzu che interpreta Voglio di più e Resta resta cu''mme, ed altre molto meno, come gli esperimenti delle classi elettroniche».

La voce di papà entra ed esce, come nel finale di «Quando», altrimenti affidata a Rosita Brucoli.
«È una traccia vocale inedita quella, avevamo registrato una versione con orchestra, mai pubblicata, ho isolato la pista del canto...».
«Chi tene o mare» e «Terra mia» sono sorprendenti, proiettano O Jammone al tempo del suono digitale.

«Non lo snaturano però, lo portano nei computer di una generazione che non c'era ai tempi del neapolitan power, che filtra, elabora, scompone, ma rispetta profondamente le radici da cui parte».

Ho una foto del maggio 2000 con tuo padre, scattata in questa galleria: contento di passeggiare un po' per Napoli andava al San Carlo a provare l'omaggio che Luca De Filippo aveva approntato per il centenario del padre. È un'emozione rivedere, proprio qui, la sua immagine, anche solo la sua ombra.
«Di padri si parla, reali, ma anche putativi, se pensi ai giovani musicisti a cui affido un compito non semplice. Mi sento come Pino quando, in piazza del Plebiscito, dopo i suoi cavalli di battaglia, decise di far sentire i suoi madrigali. È una bella responsabilità, ma non ha senso lavorare diversamente su un repertorio, se non vivificandolo, consegnandolo a chi potrà farlo risuonare ancora. Vorrei nominarli tutti, saranno quasi un'ottantina i ragazzi coinvolti, fammi almeno fare anche il nome di Rossana De Pace, Alfredo Veltri, Greta Bragoni, Alessandra Chichi, Simone Matteuzzi, Giorgia Risso, Alessandra Tumolillo».

L'ultima la conosco, intonerà «Un angelo vero». Trentacinque i pezzi in programma, due ore e un quarto di spettacolo. Dopo il libro «Pino Daniele - Tutto quello che mi ha dato emozione viene alla luce», destinato a diventare film o serie tv, continui a lavorare sulle memorie paterne. Prossimo step?
«Pensiamo a stasera, papà cercava il suono del futuro, entriamo nel 2023 con la sua musica. Un video animato accompagnerà le note di Quanno chiove, c'è un palazzo del centro storico che si accende piano piano di luci, da una finestra si vede la sua sagoma e la sua chitarra...».
Pino c'è. Ci vediamo sotto il palco, l'ingresso è libero sino ad esaurimento dei posti.
 

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