Capossela: «Sponz come resistenza se non può essere festa»

Capossela: «Sponz come resistenza se non può essere festa»
di Federico Vacalebre
Mercoledì 18 Agosto 2021, 11:59
4 Minuti di Lettura

L'anno scorso aveva scelto un'edizione itinerante, sull'acqua, fisicamente e come tema. Quest'anno, siamo alla nona, la seconda in pandemia, sarà uno «Sponz all'Osso», centrato su Calitri e l'alta Irpinia, per parlare di «zone interne» e di geografia verticale, rifuggendo il disegno di un'Italia fatta solo di metropoli e coste. Scelta obbligata, «perché con il distanziamento imposto dal Covid non c'è festa e lo Sponz è fest, festa, e non festival: non ha un palco principale, non ha una sede, non ha nemmeno uno statuto, la sua unica certezza era l'invito a sponzarsi, a sudare sino a perdere la ratio, al ballo, all'abbraccio, all'ebbrezza, all'elogio del perder tempo, anzi del perdere proprio la nozione del tempo. Tutte cose che ci sono vietate dal periodo che viviamo: i protocolli sono rigidissimi e noi li rispetteremo, senza poter neanche discuterli. Ma meglio esserci, come forma di r/esistenza, di persistenza, che rinunciare a tutto».

Vinicio Capossela, l'inventore dello «Sponz», spiega così il mucchio selvaggio invitato, sopra e sotto i palchi, nel Calitrishire dal 25 al 29 agosto. Musica, tanta, e non omologata, ma anche pensieri, tanti, e non omologati: «La riflessione di Generoso Picone sui 40 anni passati dal terremoto in Irpinia, sui risultati di com'è stata ripensata una terra ridotta all'osso dal sisma, e poi dalle politiche venute dopo, ci spinge a chiederci come potremmo ripensarlo adesso, questo territorio/amico fragile, non tra 40 anni, ma tra 10, ad esempio». Ecco, allora, che, con Picone, ci saranno a raccontare «un'altra Italia interna possibile» Giuseppe Catozzella, Alessandro Portelli, Carlo Ginzburg, Enzo Bianchi, Donatella Di Pietrantonio, Raffaele Nigro, Vito Teti... La Libera Università per Ripetenti proporrà corsi «per l'ossatura di un manifesto delle aree interne», il recente exploit di Cairano, lanciatosi sulle scene del wedding alternativo, è una piccola pista da seguire: «Lo Sponz è nato con la volontà di riprendersi la ritualità dei matrimoni irpini, festa comunitaria e gioia dei sensi. La Banda della Posta anche quest'anno sarà con noi a ricordarci quei momenti liberi, se non libertari, e l'idea di Cairano è bella, possiamo sfidare la Paestum, la costiera e il salernitano che monopolizzano il mercato delle cerimonie.

A patto, però, di renderle diverse, festa vera, quella che il momento non permette, ma che torneremo presto, spero, a... festeggiare», incalza Vinicio.

Intanto il cast, che non è male comunque, nonostante qualche defezione dovuta a problemi di visti e di viaggi, soprattutto in un momento in cui la Campania vive, su questo fronte, un vero e proprio imbarbarimento autarchico. Ecco, allora, la chitarra nuda di Marc Ribot, che parteciperà anche al concertone del sabato sera, quella in cui il cantautore a manovella terrà insieme tutti gli aspetti di un discorso complesso, incerto, importante, declinando in una musica, ridotta all'osso, qualche volta anche suonata con strumenti fatti d'ossa. A seguire, all'alba, una fanfara di zampogne, strumento figlio di quello che i romani chiamavano «tibia» ed è facile capire perché. Martirio, una star in Spagna, renderà omaggio in chiave flamenco a sua immensità Chavela Vargas, Iosonuncane porterà le canzoni del suo album «Ira», Dome La Muerte - una vita davvero punk con i Not Moving - giocherà con le canzoni di confine, così care da queste parti dove Flaco Jimenez è venerato come un dio laico, ispiratore del Calitri Mex, del Calitri mix, in salsa spaghetti western, si intende. A far loro compagnia Alice Rohrwacher (con un'«Omelia contadina», azione cinematografica con l'artista francese JR che celebra, come un esorcismo, il funerale dell'agricoltura contadina), lo scompaginatore artistico Jacopo Leone, le sperimentazioni sonore di Daniel Blumberg, il folk di Matt Elliott...

«Dalle crisi possono nascere opportunità. Dallo spopolamento, dal sacco delle Terre dell'Osso, la definizione è di Manlio Rossi Doria, a contrasto con la polpa delle coste e delle pianure urbanizzate, potrebbe nascere un modello alternativo, ecocompatibile, capace di tenere insieme le ragioni del lavoro e dello sviluppo con quelle del rispetto della natura e della dignità umana».
Capossela, comunque, è pronto. La Regione tramite la Scabec ha scommesso saggiamente ancora sul suo «fest», sicuramente il più originale e il meno globalizzato degli eventi estivi in Campania. L'accesso agli eventi è possibile solo su prenotazione o prevendita su www.postoriservato.it e con green pass.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA