«Una gran festa di piazza
per unire le due Napoli»

«Una gran festa di piazza per unire le due Napoli»
di Federico Vacalebre
Sabato 13 Maggio 2017, 08:46 - Ultimo agg. 16:17
5 Minuti di Lettura
Produttore di se stesso anche sul fronte del palco, Nino D’Angelo ha messo mano al suo «Concerto 6.0», l’evento con cui il 24 giugno, in ritardo di tre giorni, festeggerà al San Paolo il suo sessantesimo compleanno.

Una festa tra i ragazzi della curva B, insomma.

«Proprio così: una cornice simbolica per me e per la città. Per paradosso, io “Napoli, Napoli, Napoli” nella curva B non l’ho mai cantata davvero, nemmeno al tempo del film».

Quale Nino vedremo? Lo scugnizzo con il caschetto o «l’ignorante intelligente» sdoganato dagli intellettuali?

«Gaetano D’Angelo deve moltissimo a quel ragazzino in jeans e maglietta e lo ringrazierà. Senza di lui sarei rimasto tra gli scamazzati, tra gli sconfitti. Grazie a lui, invece, ho pareggiato se non vinto, sono cresciuto, e non solo in senso economico, ho tirato su due figli che sono il mio orgoglio. Le canzoni popolari ci saranno tutte, voglio che sia una grande festa di piazza, luminarie comprese, dove la mia gente possa cantare con me dall’inizio alla fine. Ma non mancheranno i brani più recenti, quelli che portano dentro un’altra consapevolezza, sociale, politica, di classe, ma sempre verace. Con Raiz, ad esempio, voglio cantare “Nu napulitano”».

Siamo agli ospiti. Chi ci sarà?

«Rino l’ho già chiamato, subito dopo aver letto su queste pagine che aveva fatto con gli Almamegretta anche una versione dub della mia “Ciucculatina d’’a Ferrovia”. Ha risposto al mio appello, ci sarà, ne sono felice».

E poi?

«E poi non ho ancora fatto altri inviti, anche se qualche pensiero ce l’ho. Vorrei avere le donne con cui ho duettato, da Maria Nazionale a Brunella Selo, per dedicare un momento alle femmine veraci, magari anche al dramma femminicidio. E poi... vediamo, Edoardo Bennato e Massimo Ranieri quel giorno sono impegnati, potrebbe scapparci qualche ospitatata a sorpresa, ma non sarà un Nino & Friends, protagoniste saranno le canzoni, le melodie, le facce pulite dei guaglioni che le intoneranno con me, e di quelli che erano guaglioni quando ho lanciato quelle canzoni. Non voglio nutrire il mio ego, già è molto pensare a questo show: chi lo avrebbe mai previsto quando ho iniziato?».

Soddisfatto della carriera?

«Come potrei mai dire il contrario? Ho ancora un solo sogno, dopo questo show: girare un film sulla mia vita, raccontare l’uomo prima che l’artista. Non dovevo farcela, visto che vengo dalla parte sbagliata della città, quella più povera, ma ce l’ho fatta. Il talento e la passione sono stati premiati, la fortuna mi è stata amica: non è una favoletta, ma un segnale che non bisogna lasciare l’altra metà di Napoli nella disperazione. Ecco, mi piacerebbe che allo stadio venissero la città da cui provengo e quella che, seppur in ritardo, mi ha sdoganato. Vorrei che quelli che mi applaudono per “Senza giacca e cravatta” e “’O pate” capissero dove sono le mie radici, dove ho preso l’amore che ho restituito. La serie tv tratta da “Gomorra” mi piace, ma non mi piace che Napoli sia Gomorra: vorrei duettare “’A storia ‘e nisciuno” con Fortunato Cerlino. Io me ne sono andato da Casoria, sia pur senza mai rinunciare a tornarci, ad avere casa, quando la camorra mi aveva minacciato, quando temevo per la vita dei miei figli. Se il ragazzo con il caschetto non mi avesse salvato non so se avrei potuto fare questa scelta, crescere la mia famiglia nel rispetto dell’onestà. Mi piacerebbe, con ironia, scrivere uno spettacolo intitolato “Pregiudizio nazionale”: il caso Napoli, il razzismo verso il Sud, l’autorazzismo di una parte della città verso un’altra parte».

Sembra di sentire «Bella», in cui Napoli è descritta come una donna privata delle braccia, ma che egualmente regala abbracci emoziananti.

«È così: non possiamo mangiare la bellezza e la cultura, ma di bellezza e cultura possiamo vivere. Ero già stato all’Olympia di Parigi e al Madison Square Garden di New York, quando chiesi a Bassolino di potermi finalmente esibire in un vero teatro della mia città: ero stato solo al Palapartenope. Mi diede il Mercadante, il caschetto non impediva più di vedere che cosa ci fosse sotto. Io ero cresciuto, ma anche chi si avvicinava a me, alle mie canzoni. Una sera entrando in un ristorante mentre suonavano una cover di “Chesta sera”, ho sentito una conversazione: c’era un uomo che mi indicava a un commensale e diceva: “Ti piace questa canzone? Sì? Bene, l’ha scritta lui, Nino D’Angelo”». E l’altro: “Allora non mi piace più”. Vorrei che cose simili non accadessero più».

Ci sarà un album live?

«Ci sarà un triplo con il dvd del “Concerto 6.0”, ripreso da mio figlio Toni, più un disco di inediti e una raccolta dei miei maggiori... insuccessi».

Al San Paolo, tra i ragazzi della curva B, nel trentennale dello scudetto: nessun invito per Maradona?


«Sarebbe il massimo cantare “Napoli Napoli Napoli” con lui, ma è davvero difficile programmare che cosa farà Diego.
Mai dire mai, comunque».
© RIPRODUZIONE RISERVATA