Da Vasco a Ligabue, chi sale e chi scende sul fronte del palco

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di Andrea Spinelli
Giovedì 20 Giugno 2019, 12:00
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Salvate il soldato Liga. Partito venerdì scorso col piede sbagliato dall'immenso San Nicola di Bari, il tour negli stadi di «Start» sembra indicare come, in questa estate di mezze delusioni, anche un rocker senza macchia e senza paura come quello di Correggio si trovi costretto a fare i conti con l'instabilità del mercato della musica dal vivo. Sedici-diciottomila spettatori in una struttura da 50.000 hanno posto gli organizzatori (quella Friends & Partner da mesi nel mirino di «Striscia la notizia») davanti ad una dolente alternativa: far suonare l'artista di punta della loro scuderia in uno stadio semivuoto o spostare il palco verso la curva per consentirgli di esibirsi davanti a spalti traboccanti passando però sopra i diritti di quanti avevano acquistato il biglietto per altri settori dello stadio. Alla fine s'è scelta la seconda opzione, la più rispettosa per la star, un po' meno per il suo pubblico. L'accaduto non sembra destinato a rimanere senza conseguenze, vista la mobilitazione scattata sul web in vista delle altre repliche in affanno, la seconda a Messina non è andata meglio: 15.000 al San Filippo. E, eccetto la Milano (dove però erano state opzionate inizialmente due date) faticano tutte le altre sei date previste.
 
Difficile capire esattamente cosa sia accaduto ad un artista che da vent'anni in Italia è considerata a suon di sold out la seconda forza del campionato, una sorta di Napoli che si scontra con l'inarrivabile Juventus/Vasco Rossi. Certo è che un album così così come «Made in Italy», i problemi alla gola, l'interruzione forzata del tour, un film da dimenticare, il ritorno ai concerti con uno spettacolo fortemente appesantito dal concept di quell'album, nonostante i 52 esauriti abbia finito per indebolire l'allure dell'artista e dell'uomo. E non è certo servito alla causa il passaggio (con gag) sul palco di Sanremo deciso proprio per spingere le prevendite.

Siccome l'appeal di uno disco o di uno show, a prescindere dal suo peso specifico, sta nella percezione che il pubblico ha del protagonista probabilmente lo scotto pagato da Luciano sta qui. Pure la bulimia artistica che lo caratterizza da sempre il personaggio (dopo l'estate debutta il musical con le sue canzoni e per il prossimo anno già si pensa al Campovolo celebrativo dei trent'anni di carriera) in un frangente delicato come questo può rivelarsi controproducente. Luciano, comunque, non ha fatto lo struzzo ed ha ammesso: «Allora: il tour è cominciato e se da un lato è vero che in alcuni stadi, a questo giro, l'affluenza di pubblico è inferiore alle previsioni dell'agenzia, dall'altro è anche vero che è stato meraviglioso ritrovarvi con tutta quella energia e passione e bellezza che solo voi sapete sprigionare. Ne avevo bisogno visto che da un anno e mezzo non vi avevo davanti». È evidente anche la scelta di non ricorrere ad additivi, ovvero ad iniezioni di biglietti omaggio.

Persino un semidio come Vasco, vuoi per la liturgia immutabile vuoi per album non esattamente indimenticabili, quanto a numeri nei «Live Kom» del 2015» e 2016 una piccola flessione l'aveva riscontrata, poi è arrivata però l'autocelebrazione kolossal del Modena Park e da quel momento il rocker di Zocca è tornato ad essere imperatore assoluto del botteghino,;con i recentissimi 6 sold out a San Siro e i due show cagliaritani arriva a 900.000 biglietti venduti dal 2018 ad oggi.

I fattori destabilizzanti sono diversi, e investono tutta la filiera della musica. Un mondo che ha patito pesantemente i contraccolpi del crollo del mercato del disco, ma in cui permane chi, poco disposto a rivedere il proprio stile di vita, pretende di avere dai concerti quello che la musica registrata non può più dargli inflazionando il mercato di tournée. Così artisti da club tentano i teatri, quelli da teatro tentano i palasport e quelli da palasport lo stadio. Un surplus d'offerta che, anche in un mercato florido come quello del live, non può non comportare conseguenze. Il tour nei palasport di Raf e Umberto Tozzi ha avuto problemi, le prevendite di Renga faticano, quelle di Nek pure, e fatica anche la supercoppia da stadio Pausini-Antonacci, che prova ad invogliare i fans con un accordo con Trenitalia che offre sconti fino al 50% sul biglietto per viaggi di andata e ritorno (Frecce e Intercity) per le città toccate dalla carovana pop.

Nonostante tutto questo, Ultimo per l'estate prossima carezza l'idea di esibirsi in dieci stadi, mentre Cremonini ne prenota sette più l'autodromo di Imola. In quest'ottica gli undici di Tiziano Ferro sembrano un colpo di realismo, forte anche dei 75.000 biglietti venduti nelle prime 24 ore di prevendita per gli show che nel 2020 lo porteranno anche a Napoli, San Paolo, il 24 giugno. Jovanotti dopo aver fiutato l'aria di questo intasato 2019 ha disdetto gli stadi (già prenotati) per cambiare completamente le regole del gioco e inventarsi i party sulle spiagge. È sicuramente un azzardo, ma potrebbe rivelarsi colpo di genio. Al pubblico il verdetto.
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