Sanremo, Berté sugli scudi: «Vinco anche per Mimì»

Sanremo, Berté sugli scudi: «Vinco anche per Mimì»
di Federico Vacalebre
Venerdì 8 Febbraio 2019, 08:40
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E l'Italia riscoprì Loredana Bertè, al suo undicesimo Sanremo: miglior piazzamento finora un quarto posto, nel 2004, diviso con il Gigi D'Alessio di «Respirare», peggiore un diciannovesimo nel 1995, nel 91 fu diciottesima con «In questa città», scritta per lei da Pino Daniele, due anni dopo si piazzò al n. 14, in coppia con Mia Martini.

Ora è standing ovation, Loredana.
«Mi sono portata il fonico da Milano, sono salita sul palco e ho fatto quello che faccio da sempre, che so fare, che voglio fare: cantare. Ed è arrivato quell'applausone, per me improvviso ed emozionante. Sono tanti anni che vengo all'Ariston ma non avevo mai avuto una standing ovation. È stata un'esperienza nuova, vedere questo teatro in piedi credo sia il sogno di qualsiasi artista».

Canti «Cosa ti aspetti da me» come se fosse un pezzo della tua vita, come se portassi quell'interrogativo scolpito nella voce, nel corpo.
«Le aspettative sono alte, nel mio rapporto con il pubblico come nel rapporto a due, quello amoroso. È un bellissimo pezzo che Gaetano Curreri mi ha cucito addosso».

Stasera lo duetterai con Irene Grandi.
«L'abbiamo già provato, funziona alla grande: Irene è perfetta per questo sound, l'ha frequentato spesso, tra Vasco Rossi e Curreri».

Il popolo social è impazzito anche per le tue gambe da ragazza, non certo da sessantottenne.
«Sapessi quanti sacrifici: dieta ferrea e cyclette ogni giorno».

Più contenta del tuo Festival o della fiction su Mimì? Con l'arrivo stasera di Serena Rossi, e poi la serie tv, la canzone italiana riuscirà a farsi perdonare quello che ha fatto a tua sorella Mia Martini?
«Sono contenta del mio Festival proprio nell'anno in cui arriva questo film su mia sorella con una Serena Rossi, fatemelo dire, strepitosa. Con la standing ovation di mercoledì è come se avessi già vinto, anche per Mimì».
Un pensierino a una tua vittoria iniziano a farla anche i bookmaker, visto che sia la giuria demoscopica che la sala stampa ti hanno piazzato nella zona alta della classifica: Sisal Matchpoint ti dà ora a 4.50, subito dietro a Ultimo (ancora favorito, a 2.75) e Irama (3.50). La Snai ti dà a 2,25 sulla lavagna del premio della critica, intitolato a Mimì, che lo vinse tre volte, compresa quella di trent'anni fa, con «Almeno tu nell'universo».

 

Vedremo come andrà, ma cosa farai da lunedì in poi?
«Ho un tour sold out che riprenderà a fine marzo da Firenze, l'abbiamo dovuto interrompere per Sanremo, ma posso dire che ne valeva la pena».

Sei in gara con i BoomDaBash, che con «Non ti dico no» ti hanno aiutata a tornare sulla cresta dell'onda, a risalire la china.
«È vero, ma devo loro anche e soprattutto tanto divertimento e amicizia. Se non avessi cantato il brano di Curreri, mi sarebbe piaciuto portare in gara il loro».

Ancora qualche sogno nel cassetto?
«Un doppiaggio, magari di un film di Tim Burton: è l'unica cosa che non ho ancora mai fatto nella mia carriera».

La canzone della tua vita?
«A getto direi sempre Non sono una signora».

Il look stavolta non è stato determinante per la tua esibizione.
«Per la prima volta sono venuta Sanremo senza dare importanza all'immagine, la priorità è la canzone: vestiti sempre uguali, disegnati da me, ogni sera di un colore diverso. A Giovanni Ciacci il mio look è piaciuto, mi ha dato dieci, non gli piace il Festival in nero, monocromatico».
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