Sanremo, ovvero il Festival della terza età

Le gemelle Kessler con Fazio e Littizzetto
Le gemelle Kessler con Fazio e Littizzetto
di Luca Ricci
Giovedì 20 Febbraio 2014, 13:03 - Ultimo agg. 22:45
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La seconda serata del Festival - un Festival che con ogni evidenza stato costruito attorno ai suoi estenuanti intermezzi non musicali - si trasformato in Madame Tussauds, il museo delle cere.

Dev’esserci una misteriosa legge dei vasi comunicanti nella nostra società, se proprio ieri Berlusconi alla fine delle consultazioni dichiarava visibilmente compiaciuto che è iniziato il ringiovanimento del parlamento, che il premier incaricato ha la metà esatta dei suoi anni: l’anzianità fuoriuscita dalla politica è rispuntata a tradimento nel mondo dello spettacolo (per definizione il luogo se non della giovinezza quantomeno della vigoria).

Già Raffaella Carrà in versione Lady Gaga durante la serata d’apertura aveva fatto capire l’andazzo - Tito Stagno e Cat Stevens erano state altre avvisaglie -, ma si trattava pur sempre di una settantenne in splendida forma (nel balletto a due, sembrava più giovane della sua goffa imitatrice Littizzetto).

Ieri sera il prefestival di Pif è stato incentrato sulla storia kafkiana del vecchio inviato Rai Gianfranco Agus, che ha fatto più festival di Pippo Baudo e Mike Bongiorno, ma sempre dal foyer del teatro, non riuscendo mai a spingersi oltre, a entrare in sala. In apertura poi ci hanno pensato le immarcescibili gemelle Kessler a tenere alta l’età anagrafica, interpretando la sigla di Canzonissima “Quelli belli come noi”.

Ma è alle 22 e 15 circa che si è consumata la vera apoteosi della seconda serata, il momento in cui lo show, così com’era stato architettato sul versante “vecchie glorie”, ha raggiunto il suo apice. Franca Valeri, visibilmente malata, ha fatto il celebre sketch della telefonata alla madre. Le reazioni all’evento andato in onda sono state due. La prima: è coraggioso mostrare la malattia in prima serata, non è giusto trattare il Parkinson come la polvere da mettere sotto il tappeto, il Festival ha avuto coraggio. La seconda: è vergognoso usare la malattia per ottenere un po’ di audience, non è dignitoso esibire il Parkinson come fosse uno spettacolo, il Festival è stato irrispettoso e cinico. In ambedue le reazioni, come si può notare, manca l’artista Franca Valeri.

Sì, perché nonostante (o forse proprio per questo) l’Italia sia una società decrepita e a natalità zero, vecchiaia e malattia in televisione sono più forti di tutto. Anzi, la malattia è solo un rafforzamento di un concetto già presente nella vecchiaia: la nostra deperibilità e mortalità. Successe a un certo punto anche con Wojtyla: lo seguivamo qualunque cosa facesse non perché era il Papa, ma perché volevamo vedere fino a che punto stesse male, quali erano le progressioni della sua malattia.

Quanto al Festival, la serata è proseguita con un fiacco medley di Claudio Baglioni, mummificato attraverso i ritrovati dell’estetica moderna nella bellezza che fu, e giustamente sui social qualcuno ha ironizzato: al posto degli accendini, in alto i cateteri. La gara canora dei Giovani? Manco a dirlo è cominciata dopo la mezzanotte.

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