Ale e Franz al teatro Acacia di Napoli: «Totò e Peppino i nostri maestri per la comicità»

«La nostra comicità nasce dalla vita: qualunque spunto possa far ridere, lo condividiamo e lo esasperiamo»

Ale e Franz tornano a Napoli
Ale e Franz tornano a Napoli
di Luciano Giannini
Giovedì 16 Marzo 2023, 11:00
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«Per fortuna il debutto è di giovedì. Fosse stato un giorno prima, con Napoli-Eintracht al Maradona, non avremmo trovato... non dico lo spettacolo, ma il teatro stesso, la sala fisica!». Alessandro Besentini tifosissimo dell'Inter; Francesco Villa altrettanto del Milan; uno da Rho, l'altro da Milano (siamo là): inossidabile coppia comica, insieme dal 1995, Ale e Franz tornano a Napoli e, facendolo, evocano, ma al contrario, un'altra formidabile coppia che eternamente approda in pelliccia e colbacco all'ombra della Madunina in «Totò, Peppino e la malafemmina».

I due saranno da stasera a domenica all'Acacia con l'ultimo loro spettacolo, «Comincium - La commedia»; una evoluzione della specie, vero, Ale e Franz?
«È così.

Comincium prevedeva anche canzoni suonate e cantate dal vivo, ed era diviso in tre lunghi sketch. Uno, in particolare, ci piaceva molto; e abbiamo pensato di ampliarlo, fino a trasformarlo in una pièce autosufficiente, una commedia degli equivoci nel segno della leggerezza e del divertimento. Con noi, in scena, saranno Rossana Carretto e Raffaella Spina».

La regia è di Alberto Ferrari. Trama?
«Due uomini di mezza età, proprio come noi, si incrociano in un parco pubblico, si scambiano banalità e luoghi comuni, parlano dell'amore, ma quando ognuno riferisce l'argomento a se stesso, le dinamiche cambiano... Poi si scoprirà che l'incontro non è fortuito. Era stato organizzato dalla figlia di uno dei due. Seguono fraintendimenti e colpi di scena».

Morale della favola?
«Qualsiasi questione ha due facce: quella... diciamo generalista, dove difendiamo i nostri convincimenti; e un'altra personale, dove siamo pronti a confutarli, perché toccano le nostre cose; e posizioni un attimo prima libertarie e d'avanguardia diventano improvvisamente di chiusura. Insomma, tutto va bene finché si parla degli altri. Alla fine, però, vincono l'amicizia, i buoni sentimenti; e un messaggio ecologista, che vogliamo lanciare senza essere retorici: quale futuro intendiamo lasciare ai nostri figli? Ovviamente, tutto questo si fa, soprattutto, per ridere insieme».

Perché «Comincium»?
«Un motto beneaugurante, per dire: passata la pandemia, torniamo da voi. Ci siete mancati molto».

È stata dura...
«Sì, e non soltanto per noi. Pensi ai tecnici, all'indotto che ci gira intorno, alla responsabilità che sentivamo; un disagio collettivo. In certi periodi non sapevamo nemmeno quale futuro ci aspettasse. Insomma, la voglia di comincium era tanta».

Ale e Franz come Totò e Peppino, ma in direzione opposta.
«Vero! Bella quella scena. La comicità di quei mostri sacri, così garbata, signorile, ha segnato anche la nostra. Ed erano talmente bravi quei due da far sembrare facili cose che tecnicamente non lo sono. Come Maradona, lo vedi palleggiare e pensi: so farlo anch'io. Ma non è così».

Dunque, Totò e Peppino sono tra i vostri maestri. Altri?
«Gassman, Sordi; apparteniamo alla generazione che è riuscita a conoscere Stanlio & Ollio e Chaplin. Quanto a Peppino, aveva la genialità per riuscire a essere spalla del Principe senza esserlo, ora gregario, ora un trinante protagonista. Una grande lezione».

Come nasce la vostra comicità?
«Dalla vita. Qualunque spunto possa far ridere, lo condividiamo e lo esasperiamo. Essendo in due, poi, ognuno è pubblico dell'altro. E, ci creda, dobbiamo togliere più che mettere, perché spesso la realtà supera la fantasia».

E come sono Ale e Franz nella vita privata? Tendenzialmente tristi e riflessivi come Totò?
«Lui aveva la consapevolezza per osservare le sue due personalità, il comico sfacciato e il Principe riservato, uno amante del giorno, l'altro della notte... noi come siamo?... Tristi no, un comico professionista passa ore a pensare frasi e situazioni che muovano al riso; diciamo... normali».

Come definire la vostra comicità? Stralunata, clownesca?
«Molto vicina alla gente. Facciamo satira sociale, che nasce dalla strada».

Infine, la faccenda dell'asteroide, il 15379 Alefranz, scoperto nel '97 dall'astronomo Paolo Chiavenna, che gli ha dato il vostro nome.
«Paolo è un amico d'infanzia. Ce lo comunicò a cose fatte. Ci auguriamo che non mettano la tassa patrimoniale anche sugli asteroidi». 

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