Marisa Laurito ne «La figlia del reggimento» alla Fenice di Venezia: «Il mondo della lirica è meraviglioso»

Marisa Laurito ne «La figlia del reggimento» alla Fenice di Venezia: «Il mondo della lirica è meraviglioso»
di Titta Fiore
Sabato 22 Ottobre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 23 Ottobre, 09:03
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«Il mondo della lirica è meraviglioso: bei teatri, musica incantevole, cantanti straordinari e la sensazione di vivere un tempo sospeso. Entri e dimentichi le brutture della vita. Io non vorrei mai uscire». Marisa Laurito, artista di molti talenti, si è lanciata con entusiasmo in una nuova impresa: nei panni effervescenti della Duchessa di Crakentorp è la voce recitante dell'opéra comique di Donizetti «La figlia del reggimento», in scena in questi giorni alla Fenice di Venezia (oggi l'ultima replica) in un delizioso allestimento firmato da Barbe & Doucet, con Stefano Ranzani sul podio e Maria Grazia Schiavo e John Osborn applauditi protagonisti. Sulla scena che replica un gigantesco cassettone affollato di ninnoli, Laurito recita in francese e canta in italiano «Arrivano i nostri a cavallo di un caval», diverte e si diverte. E il pubblico è subito con lei.

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Allora Marisa, com'è andato questo debutto?
«Nel migliore dei modi.

Ero già abbastanza preparata all'ambiente della lirica, perché per due stagioni ho avuto il ruolo della signorina Negus nella Vedova allegra all'Arena di Verona. Qui mi ha colpito particolarmente la gentilezza nei confronti di chi lavora, la gratitudine. Per ogni cosa fatta bene ti ringraziano».

Non è sempre così?
«Dovrebbe, ma non sempre succede. In Italia non si rispettano a sufficienza gli artisti. Io in teatro faccio combattimenti pazzeschi per tutelarli, a Napoli ho tirato su il Trianon che versava in una situazione faticosa, mi prodigo per dirigerlo e far arrivare la gente. È un lavoro non facile, ma mi rende felice. Con la collaborazione di tutte le persone che lavorano in teatro siamo riusciti a ottenere risultati difficcili da immaginare prima».

Alla Fenice è l'unica attrice in mezzo a tanti cantanti professionisti.
«La Duchessa è un ruolo libero a disposizione del regista, un ruolo comico. A una festa deve intrattenere gli invitati, entra al secondo atto. Il primo lo guardo sempre dalle quinte e mi godo il teatro, che è di una bellezza speciale».

Com'è nata la sua partecipazione?
«È stata una sorpresa bellissima, ho accettato subito. Conoscevo di nome regista e scenografo, sapevo che erano due visionari, infatti hanno realizzato un allestimento da Alice nel paese delle meraviglie. Nell'ouverture si vede un piccolo filmato: una signora anziana con un carillon sul comò racconta ai nipotini una storia. Poi si alza il sipario e quel comò diventa la nostra scena. Tutto si svolge come un ricordo».

Va spesso all'opera?
«Vorrei, ma riesco a vedere pochissimo perché la sera di solito lavoro. Amo molto i grandi melodrammi, Tosca, Bohème, Aida, e da giovane ho fatto anche la comparsa al San Carlo, per sfangare la giornata. I teatri d'opera sono luoghi fantastici dove possiamo dimenticare la guerra, la violenza e la brutalità che ci assale quotidianamente».

Con il personaggio di zia Rosa in «Mina Settembre» è tornata anche in tv.
«Era da un po' che non facevo fiction, in televisione sono sempre stata il personaggio Marisa Laurito, i registi mi vedono meno come attrice. Tant'è che la regista di Mina Settembre, Tiziana Aristarco, ha voluto cambiarmi la pettinatura e il colore dei capelli».

È stata protagonista di programmi importanti come «Quelli della notte» e «Marisa la Nuit». Le piace la televisione di oggi?
«Mi hanno offerto di partecipare a una marea di reality, li ho rifiutato tutti rinunciando a tanti soldi con le lacrime agli occhi. Ho fatto una televisione bellissima con Arbore, Boncompagni, Celentano, Proietti, non posso adeguarmi al tipo di programmi che vanno per la maggiore oggi. È un peccato, perché per esempio uno show come L'isola dei famosi sulla carta è interessante. Sarebbe un bell'esperimento sociale se a confrontarsi per la sopravvivenza ci fossero persone come un Odifreddi o un Arbore, o com'era il caro Luciano De Crescenzo. Intorno al fuoco la sera i discorsi sarebbero di ben altra levatura». 

Cosa progetta ancora per il Trianon?
«Vorrei che diventasse il polo italiano per la musica mediterranea. Ecco il mio sogno. Intanto in questi anni abbiamo chiuso il bilancio in utile. In pandemia, è stato un piccolo miracolo».

Renzo Arbore con l'Orchestra Italiana ha aperto la strada.
«La sua operazione è stata fondamentale. La canzone partenopea classica non attraversava un bel momento, nello stesso periodo in cui noi avemmo un gran successo con Novecento napoletano Renzo l'ha portata a trionfare in giro per il mondo ridandole la luce e la ribalta che merita». 

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