Gomorra, Salvatore Esposito e Genny chiuso nel bunker: «Quest'è la vita dei boss»

Gomorra, Salvatore Esposito e Genny chiuso nel bunker: «Quest'è la vita dei boss»
di Diego Del Pozzo
Domenica 5 Maggio 2019, 13:00 - Ultimo agg. 17:39
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La quarta stagione di “Gomorra – La serie” s’è conclusa col tradimento di Genny Savastano, che ha ucciso a sangue freddo la Patrizia interpretata da Cristiana Dell’Anna e, dopo aver (temporaneamente?) abbandonato la moglie Azzurra (Ivana Lotito) e il figlioletto Pietro, s’è nascosto in un minuscolo e squallido bunker sotterraneo dal quale proverà a riconquistare il suo impero criminale. Le premesse per una quinta stagione piena di emozioni e colpi di scena, dunque, ci sono tutte, col gustoso antipasto del film “L’Immortale”, diretto e interpretato da Marco D’Amore e dedicato al racconto dell’educazione criminale del suo personaggio di Ciro Di Marzio. Sarà nei cinema a Natale e – come anticipato da Nicola Maccanico, l’amministratore delegato di Vision, che lo produce assieme a Cattleya – creerà «il necessario ponte di collegamento tra la quarta e la quinta stagione di “Gomorra” in un percorso di andata e ritorno tra sala e televisione mai visto prima».

Al centro delle trame della serie ci sarà ancora il personaggio interpretato da Salvatore Esposito, che non vede l’ora di ritornare sul set per girare i nuovi episodi.

Esposito, il suo Genny Savastano è giunto a un nuovo punto di svolta. Come affronterà la quinta stagione?
«Sono curioso anch’io di saperlo, innanzitutto come spettatore della serie. Gli autori stanno ancora scrivendo i nuovi episodi e non vedo l’ora di capire che cosa attenderà Genny nella quinta stagione. Per me, lui è come una piccola palla di neve che rotola giù da una montagna e che piano piano che s’avvicina al suolo diventa sempre più grande. Però, davvero, non so ancora che cosa creeranno gli sceneggiatori, ma sono sicuro che la qualità della serie resterà altissima».

Intanto, la quarta stagione s’è conclusa con Genny di nuovo in pista e pronto al confronto (finale?) per recuperare tutto il suo regno. Che bilancio fa degli episodi appena terminati?
«La stagione è stata caratterizzata dall’ennesima evoluzione-involuzione di Genny, che aveva fatto la promessa a Ciro di proteggere la sua famiglia e abbandonare la vita criminale per entrare in un nuovo percorso. Ci ha provato, tra i colletti bianchi in Italia e a Londra. Ma è stato letteralmente rigettato da quella società, poiché quei colletti non erano poi tanto bianchi. Soprattutto i nuovi personaggi del magistrato Ruggieri e dei genitori dei compagni di classe del figlioletto Pietro, che hanno evitato per esempio di mandare i loro figli alla festa di compleanno di quel bimbo dal cognome tanto ingombrante, gli hanno ricordato costantemente come lui non facesse parte di quel mondo e il peso enorme del cognome Savastano. Tutto ciò ha provocato una frattura in Genny, tra il se stesso che voleva cambiare e quello nero che voleva restare come era, finché alla fine ha prevalso il secondo».

Come ha costruito questo dissidio interiore del personaggio?
«L’ho costruito appunto come una grande frattura, tra la voglia di cambiare di Genny e le reazioni del mondo esterno. C’è una scena fondamentale, per esempio, quando la moglie Azzurra ricorda a Genny che lui non può andare alla conferenza stampa di presentazione del cantiere dell’aeroporto, perché si chiama Gennaro Savastano e non può farsi vedere in pubblico. In quel momento, è scattato qualcosa dentro di lui, quando s’è reso conto dell’inutilità di tutti gli sforzi che ha fatto, per poi restare comunque chiuso in una gabbia dorata proprio come suo padre. Quello, secondo me, è stato il momento di svolta di Genny, che comprende come quel mondo non faccia per lui e decide di tornare alla sua vita criminale».

La tristissima scena finale con Genny nello squallido mini-bunker sotterraneo sembra fatta apposta per opporsi alla visione di coloro che parlano di pericoli di emulazione nei confronti dei vostri personaggi. Chi mai vorrebbe vivere in quel modo?
«Dico queste cose ormai da anni e le persone che conoscono e guardano la serie hanno capito molto bene quello che raccontiamo da quattro stagioni. I discorsi sui pericoli di una possibile emulazione da parte dei nostri personaggi sono stupidi e da ignoranti, nel senso etimologico del termine e al di là dello status sociale o del ruolo e delle qualifiche delle singole persone. Perché se ignori ciò di cui stai parlando sei ignorante. E troppo spesso di “Gomorra” hanno parlato male gli ignoranti».

Com’è andata sul set con Cristiana Dell’Anna durante la scena del suo omicidio a sangue freddo?
«Quella scena è stata molto dura girare, perché comunque per Cristiana si chiudeva un percorso, come è successo negli anni passati anche con altri attori. Noi, infatti, siamo davvero come una famiglia, che cerca di far stare bene tutti, i nuovi e i vecchi. E credo che anche questo sia uno tra i segreti della qualità della nostra serie».

Durante questa stagione, Genny interagisce molto di più con la moglie Azzurra e si confronta spesso col nuovo personaggio del magistrato Ruggieri. Come s’è trovato con i due interpreti Ivana Lotito e Gennaro Maresca?
«Ivana la conoscevo già dalle stagioni precedenti e sono stato felicissimo che il suo personaggio abbia assunto una valenza maggiore, sia per Genny e per l’intera serie, poiché Ivana ha grandi qualità umane e doti attoriali. Azzurra quest’anno è stata fondamentale per Genny, per i suoi cambiamenti e le sue riflessioni. E quella scena finale dove lui piange, sapendo di dover lasciare almeno momentaneamente sia lei che il piccolo Pietro, credo sia la chiave di un rapporto d’amore bellissimo, ma allo stesso tempo difficile nel mondo che raccontiamo. Anche il magistrato interpretato da Maresca è stato una piacevole scoperta attoriale, ma soprattutto ha inserito nella serie un personaggio di tipo nuovo, anche se non è la prima volta che viene dato spazio a una controparte dei criminali. Ho trovato molto interessante esplorare il modo nel quale questi uomini e queste donne hanno a che fare col loro vero nemico, cioè il bene. Ed è stato interessante, in particolare, vedere come si rapportavano con Ruggieri sia il mio Genny sia Patrizia. Chissà, nella quinta stagione come si evolverà il rapporto tra criminale e magistrato…».
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