Lolita Lobosco, con Luisa Ranieri torna la regina della fiction

La terza stagione della serie italiana più vista

Luisa Ranieri
Luisa Ranieri
di Titta Fiore
Sabato 2 Marzo 2024, 06:00 - Ultimo agg. 16:16
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Lolita Lobosco volta pagina. Alla terza stagione, la poliziotta più amata della tv si lascia alle spalle i brutti ricordi per aprirsi ad altre esperienze professionali e sentimentali. Nuovi casi da risolvere, stessa squadra, nuovi amori. Nei suoi panni Luisa Ranieri è diventata la regina della fiction italiana, con ascolti tra i cinque e i sei milioni, per non dire dello streaming su RaiPlay. Sfrecciando per le strade di Bari vecchia al volante di una Bianchina d’annata, senza rinunciare all’iconico tacco 12, interpreta con ironia e solare sensualità la vicequestore nata dalla penna di Gabriella Genisi (Sonzogno e Marsilio editori). «Questo personaggio è un regalo di mio marito Luca Zingaretti, è stato lui a farmi leggere i libri» dice l’attrice. «L’ho trovato subito un ruolo nelle mie corde, non facile da portare sullo schermo, eppure mi ha conquistata. L’ho incontrata al momento giusto, nel pieno della mia maturità attoriale, e abbiamo trovato una chiave per far passare, attraverso di lei, un messaggio moderno sul femminile. Devo moltissimo alla serie, ogni volta che ho a che fare con Lolita succede qualcosa di straordinario alla mia carriera».

Quattro prime serate su Raiuno da lunedì prossimo, producono Angelo Barbagallo per Bibi Film e Luca Zingaretti per Zocotoco in collaborazione con Rai Fiction. Alla regia Renato De Maria ha preso il posto di Luca Miniero, nel cast tornano i veterani Lunetta Savino, Giovanni Ludeno, Jacopo Cullin, Bianca Nappi, Maurizio Donadoni e Giulia Fiume, mentre Daniele Pecci è Leon, un affascinante gallerista vedovo con tre figli che proverà a far cambiare idea sull’amore alla protagonista dopo gli ultimi fallimenti sentimentali. «Le indagini di Lolita Lobosco» è il progetto più visto della serialità italiana, qual è il suo segreto? Ranieri: «La sfida di questo personaggio sta nella sua dualità: è una donna ruvida ma allo stesso tempo molto accogliente, ancorata alle sue radici ma proiettata nel futuro, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo.

Tiene gli uomini a distanza, guardandoli con una certa diffidenza, ma è solidale con le donne. Marietta, la migliore amica che fa la pm, è il suo punto di riferimento, la persona più aperta e leggera che conosca».

Lolita non si tira mai indietro, affronta con coraggio i rischi del mestiere e quest’anno la vedremo anche lanciarsi con il paracadute. «È una disfunzionale che ha messo il lavoro davanti a sé e gli uomini accanto» continua l’attrice napoletana, «non la vedo sposata e con figli, ama troppo le emozioni forti, le piace cambiare pelle. Aver avuto un padre tanto bugiardo non l’ha aiutata ad avere fiducia negli uomini, eppure ogni volta cerca di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. Mi sembra una persona alla ricerca di una sua verità, ma decisa a restare fedele a se stessa». Che cosa accomuna Luisa Ranieri al vicequestore Lobosco? «Senz’altro la passione per le scarpe e una vena di malinconia, non faccio fatica a entrare su questo terreno. Lolita è una donna autorevole e brillante che non si vergogna delle proprie fragilità, un personaggio molto umano e moderno. Mi fa tenerezza, perché in lei ritrovo cose che appartengono a me e alle mie amiche, cose della vita vera».

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Dopo le grandi prove in «È stata la mano di Dio» di Sorrentino e in «Nuovo Olimpo» di Ozpetek, al cinema la vedremo nel cast di «Modì», il film con Riccardo Scamarcio che riporta Johnny Depp dietro la macchina da presa dopo molti anni. Come deve essere un ruolo per convincerla? «Devo sentire le farfalle nello stomaco, se mentre leggo il copione succede, significa che siamo sulla strada giusta. Nelle scelte seguo sempre l’istinto». La serialità non è stata una scommessa accettata a cuor leggero: «Era un’idea che avevo sempre combattuto, perché mi annoio facilmente. Invece ho scoperto che le serie sono una grande palestra, una fabbrica dell’audiovisivo che ti permette di approfondire l’interpretazione e di arricchirla ogni volta un po’ di più. Recitando nella serialità si può solo imparare, proprio come si faceva nelle lunghe tournée teatrali. Sul set di “Lolita” c’era una specie di magia, un’atmosfera familiare che ci permetteva di improvvisare, sicuri che gli altri sarebbero stati pronti a interagire. Mi piace lavorare così, sono una compagnona e vedo sempre il lato positivo delle cose, in un clima di serenità riesco a dare il massimo». Che momento vive? «Non mi posso certo lamentare, penso che godere di quello che si ha sia la ricetta della felicità».

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